Tre donne in cerca di guai. Intervista a Iva Zanicchi

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La donna è la rovina dell’uomo. Ma resta il fatto che l’uomo senza la donna è rovinato

(Marilyn Monroe)

di Giuseppe Stefano Proiti

 

Siamo all’8 marzo, e il mondo dello spettacolo celebra le attrici e il pubblico femminile. “Donne du du du/ in cerca di guai”, cantava il mitico Zucchero Fornaciari, nel lontano 1985, ma attualizzato ai nostri tempi, il titolo di questa famosa canzone si trasforma in quello di una frizzante commedia teatrale del regista Nicasio Anzelmo, portata in giro per l’Italia con enorme successo dalle tre dive Iva Zanicchi, Barbara Bouchet, Corinne Cléry.
Ne è divenuto un compito arduo, per l’inviato de “La Voce dell’Isola” Giuseppe Stefano Proiti, cercare di acciuffare notizie da queste tre donne “scapestrate” che sfuggivano ai giornalisti, nella stessa maniera con cui rifuggivano dal loro destino “di scena”.
Annie (Corinne Cléry) è una pazza e simpatica scalmanata, appena licenziata dal suo lavoro di animatrice. È convinta che tutti gli uomini siano pazzi di lei. Salta addosso a chi respira, anche ai gay, credendo di redimerli tutti. Micky (Barbara Bouchet) è la classica donna d’affari che sta al centro, e tutto il mondo le gira attorno. Ha dedicato tutta la sua vita al lavoro, non si è mai sposata, non ha mai avuto figli. C’è allora spazio per questa donna forte che deve tenere a bada le altre due, placandone gli animi che s’infuocano non appena arriva in casa un bellissimo ospite inatteso: Guillaume (Nicola Paduano). La pièce si chiude, o si apre, con Martine (Iva Zanicchi), quella che ha “vissuto” di più, quella che più di tutte vuole essere ascoltata, la più fragile e disperata dai soprusi e dalle fatalità di una vita.
Martine è la metafora più emblematica della forza delle donne e del loro spirito di rinascita. Anche se dopo una vita cade nella debolezza e testardamente sceglie di rimanerci, non rialzandosi, ma cercando con ostinazione di recuperare a tutti i costi il rapporto perduto col marito, alla fine, quando sta per riuscirci, sorprende tutti con quella gagliardia dello spirito di rivincita: non lo vuole più.
Per le donne, dunque, è tutta una questione di intimo sentire e di volere, tutto il resto lo si ottiene. Tendono alla carezza della dolcezza, ma sanno essere ciniche e spietate, senza alcun eguale “colpo di frusta”, se lo vogliono.

INTERVISTA

“Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera “. 

(Salvatore Quasimodo)

Per queste tre donne ho scelto questi tre versi incisivi, originariamente costitutivi della strofa finale di un testo più ampio dal titolo “Solitudini”, perché rappresentano l’esito finale di una riflessione fulminea sulla condizione esistenziale dell’uomo: la solitudine, la pena del vivere, la brevità dell’esistenza. È questo il bello del teatro: raggiunge la sua massima espressione non quando entra nel vivo dell’ambiguità semantica dell’azione, ma nel momento icastico in cui si ferma all’essenzialità della parola, in questo caso della ricerca ermetica.

“Questa è una commedia molto allegra e comica, ma ha sullo sfondo il tema della solitudine dell’uomo, in particolare delle donne che trovandosi a una certa età ne avvertono molto il peso.
Tre storie diverse di donne che hanno un comune denominatore: la prima perché è stata abbandonata dal marito dopo 35 anni di matrimonio, la seconda perché è arrivata alla fine della sua carriera, la terza è in crisi perché si accorge di non avere più la bellezza e il fascino di una volta. E allora uniscono queste solitudini perché bisogna reagire. Abbiamo voluto trasmettere anche questo forte messaggio di speranza per le donne che entrano nell’anzianità, quello di non lasciarsi mai andare, di non appassire, bensì di essere come una pianta che si rinnova conservando la radice della sua essenza, un fiore dal profumo migliore che si apre alla maturità degli aspetti della vita: il suo frutto.”

L’attualità di questa commedia emerge proprio nel colpo di scena finale: il beniamino Guillaume oggetto di contesa delle tre donne passa “all’altra sponda”; dal momento che lei è un ex deputato, cosa ne pensa riguardo alle unioni civili?

“Credo che anche le coppie gay abbiano dei diritti così come dei doveri. Io sono d’accordo perché è giusto che anche in Italia, come in tutto il resto d’Europa, ci sia una legge che salvaguardi i diritti di queste persone. Non sono d’accordo quando si parla di adozioni, sono contro l’affitto dell’utero, non solo per le coppie omosessuali ma anche per quelle etero. Trovo che sia una cosa veramente disgustosa, perché la mamma che affitta l’utero, porta nel grembo una vita e non una merce che dopo 9 mesi le viene strappata e sottratta, forse per sempre.”

Tra l’uomo e la donna, secondo lei, chi è l’essere più “corruttibile”?

“Non credo che si possa fare una distinzione netta, la corruzione purtroppo non ha sesso, e soprattutto nell’ambiente politico italiano costituisce un fenomeno molto serio e dilagante. L’uomo forse è più incline, perché spesso ha più potere rispetto alla donna; la corruzione è sempre qualcosa di molto vicino al potere. Dunque mi sentirei di dire che la corruzione è più “uomo” che “donna”.”

Signora Zanicchi, dopo tanti anni, le piacerebbe tornare a fare televisione di qualità? Da Pippo Franco a Rosario Fiorello, è molto criticata la Tv odierna, fatta più di cronaca nera anche nelle cdd. “fasce protette” e nei giorni festivi, piuttosto che di vero intrattenimento…

“Trovo diseducativo che in Tv si parli tutti i giorni di cronaca nera e delle più disparate disgrazie. Loro dicono che è la gente che lo vuole, ma io non ci credo, perché la gente prende quello che gli dai. Comunque tornando a me la televisione la faccio ancora, sono spesso ospite in varie trasmissioni dove dico sempre quel che penso e faccio valere le mie posizioni. Certo, mi piacerebbe un programma fatto in un certo modo, però ne ho fatta talmente tanta che adesso mi sento di lasciare un po’ spazio ai giovani.”

Da diva del mondo della musica e dello spettacolo, che consiglio si sente di dare a tutti i giovani “rampanti” che vogliono intraprendere questa carriera?

“Consiglio a tutti i giovani di accrescere il loro sapere, di avere forza e determinazione nel coltivare le loro qualità innate. Ognuno di noi in fondo lo sa se dentro di sé c’è del talento. Allora solo in quel caso bisogna perseverare!”

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