Si riunisce domani a Calatabiano la Consulta per l’Indipendenza del Popolo Siciliano

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La giornata di domani 31 marzo 2017 potrebbe costituire una “tappa” nuova e fondamentale per un tanto auspicato (ma mai realizzato) cambiamento per la Sicilia: al Castello di San Marco a Calatabiano si riuniscono diversi gruppi indipendentisti per l’insediamento della “Consulta per l’Indipendenza del Popolo Siciliano”. Saranno presenti nella cittadina jonica i responsabili e gli aderenti di TerraeLiberazione, Antudo, La Sicilia ai Siciliani, L’Altra Sicilia, Siciliani Liberi.

Questa la presentazione dell’iniziativa:

Il lunedì dell’Angelo del 1282, al vespro, ebbe inizio la rivoluzione dei siciliani contro la “mala signoria” degli Angioini. Sebbene lontano nel tempo, il nostro Vespro ricorda ancora che la liberazione e l’emancipazione di un popolo sono possibili. Nell’occasione del 735° anniversario del Vespro si costituisce la Consulta per l’Indipendenza del Popolo Siciliano. Sollecitati dagli insegnamenti di quella storia gloriosa, diamo vita a una Consulta che promuova, come orizzonte ideale e traguardo da conquistare, l’indipendenza della Sicilia. Oggi noi insorgiamo contro la “mala signoria” di un potere economico e politico che usa la Sicilia soltanto come terra di conquista e chiamiamo a consulta le energie migliori di una terra mai doma.

“La Sicilia di oggi è saccheggiata e prostrata sotto ogni punto di vista. Le imprese chiudono, le terre sono maltrattate e svendute, i nostri ragazzi fuggono costretti ad emigrare, i luoghi della cultura si spengono. Ciò a cui assistiamo è una lenta agonia, un’asfissia che trova in Italia e in Europa i suoi principali mandanti ed esecutori, non senza la complice collaborazione di una classe dirigente “siciliana” subalterna e funzionale a questo saccheggio.

“Tutti gli aneliti a forme più o meno spinte di autogoverno, sotto il Regno d’Italia, portarono – come è noto – alla conquista infine di una Carta autonomistica, nel 1946. Per la Consulta, quel ciclo storico è oggi da considerarsi del tutto esaurito. Settant’anni fa, la conquista dello Statuto – che non accadde per “grazia concessa” ma tra lotte e conflitti – poteva forse significare pace, benessere e libertà, se solo si fosse spezzato il pane dell’autonomia tra il popolo siciliano. Ma questo è stato sempre tenuto alla larga da quella Carta costituzionale, sacrificata, un articolo alla volta, un pezzo alla volta, in nome degli “interessi nazionali”. Oggi, quello Statuto è carta straccia, avendo perduto ogni spinta propositiva, mutilato nelle sue parti più vitali da norme attuative difformi dallo stesso, da sentenze costituzionali semplicemente abrogative e comunque arbitrarie. I ruderi che ne restano servono solo a riprodurre un ceto politico subalterno alle strategie “nazionali” e internazionali.

“Di fronte a questo scenario, gli indipendentisti, nel rispetto delle diverse ispirazioni culturali e ideali, hanno il dovere morale di fare fronte comune per costituire un soggetto che difenda la Sicilia al di fuori di ogni equivoco. Nessuna risposta potrà più venire da un semplice “rinnovamento” civico, né da qualsiasi orizzonte autonomista o “sicilianista”. Nessun traguardo può essere per noi quello di “riformare” la Regione. Ripetiamo: quel ciclo storico è ormai esaurito, per sempre.

“L’unica vera soluzione istituzionale non può che essere radicalmente indipendentista. Ogni conquista intermedia non può essere altro che un passaggio tattico verso l’unico obiettivo capace di garantire la piena libertà e il benessere della Sicilia: “Bonu statu e Libbirtati” secondo l’eterno motto del Vespro, dunque piena sovranità della Sicilia. Per raggiungere questo obiettivo la Consulta agirà sui campi culturale e identitario, sociale e sindacale, politico e istituzionale.

“Questi campi di intervento non possono e non devono essere praticati in maniera disgiunta o settoriale. Noi non siamo un’accademia, né un sindacato, né un partito. La Consulta porta avanti una battaglia per la sovranità totale della Sicilia, dei suoi territori e del suo arcipelago, che non considera un valore negoziabile; sovranità piena sulla nostra terra, sul nostro mare, sul nostro cielo.

La Sicilia di domani sarà quale noi la vogliamo: pacifica, laboriosa, ricca, felice, senza tiranni e senza sfruttatori (Antonio Canepa, 1943). La Sicilia che vogliamo saprà difendere i propri interessi con fermezza, sviluppando rapporti fraterni con tutti i popoli del mondo. Noi siamo “indipendentisti”, non “separatisti”; è la Sicilia coloniale di oggi ad essere “separata” dal resto del mondo. L’indipendenza la renderà “unita” al novero dei Paesi liberi.

“Soprattutto, la Sicilia che vogliamo sarà esterna a qualunque logica imperialista, nella convinzione che sono proprio queste logiche che stanno seminando nel mondo guerra, fame, miseria, migrazioni bibliche, terrorismo reazionario e, in una parola, caos. Un mondo di pace e solidarietà, rispettoso di un diritto internazionale fondato sui diritti dei popoli e sulla sostenibilità sociale e ambientale, anziché sugli interessi di ristrette consorterie, è ancora possibile; un mondo di pace, contrapposto alla cieca globalizzazione, nel quale noi ci collochiamo senza ambiguità di sorta.

*Non è la prima volta che gruppi “indipendentisti” siciliani cercano di fare fronte comune: le occasioni non sono mancate, è mancato (come è nell’animo del vero “Siciliano”) lo spirito di “coesione” o, come suol dirsi oggi, la volontà di “fare sistema”, di “fare squadra”, ogni gruppo arroccato nell’errato concetto di essere il “depositario” o “l’erede” di quel sentimento che si chiama “Indipendenza”. Un sentimento che, invece, appartiene a tutti coloro che credono nell’autodeterminazione del proprio destino, del proprio futuro.

Sono mancate, ovviamente, tante e tante altre cose per creare una concreta amalgama, una fusione anche delle diversità culturali presenti nel territorio. Soprattutto, non si è presentata sulla scena la figura di un “leader” capace di “unire” tutte le espressioni presenti nei vari raggruppamenti esistenti, che hanno finito per vivere una vita di contrapposizioni. Facendo poi (inconsapevolmente) il gioco degli altri. Il gioco di quanti – a vari livelli – hanno operato sistematicamente per cancellare la memoria di una Terra nata libera e ancora oggi “occupata” da forze militari straniere.

L’insediamento della “Consulta” potrebbe costituire un momento unico in un tempo in cui il Paese Italia presenta un classe politica e dirigenziale in disfacimento, priva di un “ideale” al quale fare riferimento.

Salvo Barbagallo

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