Popoli, Nazioni, Stati, Governi

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di Guido Di Stefano

 

Sorvoliamo sui nuclei base (famiglia, gruppo, tribù) e passiamo a presentare direttamente e sinteticamente  la successione “anagrafica”, in ordine di comparizione o nascita, degli organismi “umani” viventi (bene o male) e cioè popoli, nazioni, stati, governi.

L’armonia e la “forza” imporrebbero la coesistenza naturale”, libera e matura  dei quattro valori enunciati, in una ideale comunione di intenti.

Così non è e quindi si può ribadire e dimostrare che non risponde affatto al vero   l’assioma che “ogni popolo ha il governo che si merita”, detto che sembra coniato per l’assoluzione di chi gode immeritata fama ed esercita ingiusto potere in danno di tutti gli umani, vicini e lontani. Anche ipotizzando che un qualche governo sia stato votato da tutte le “genti” dello Stato  (e non da una sola componente) al massimo si potrebbe sostenere che ogni popolo  ha un diverso grado di sopportazione al (mal)governo di chi “sta sopra”. C’è chi sopporta meglio la presenza dei quaranta ladroni, chi si assopisce al vento dei tromboni, chi  non vede il sangue versato lontano, ecc: insomma ogni popolo ha una scala di valori nella vita e adegua le sue azioni-reazioni al livello di sopportazione ereditato e/o acquisito.

Per capirci meglio precisiamo qualche dettaglio non proprio insignificante.  Il  mondo ospita centinaia di popoli senza nazione propria e quindi senza uno stato proprio e senza un governo proprio. Molte nazioni, sottratte ai popoli legittimi possessori, sono state invase e occupate da altri popoli che hanno inventato i loro stati e i loro governi. Alcuni stati, non necessariamente limitati a una singola nazione e a un singolo popolo, grandi cultori  di ogni forma di colonialismo e predazione impongono “ab antiquo” i “loro governi” in un crescendo di pensiero unico e ordine nuovo (come se la schiavitù fosse una novità).

Come possono avere meritato i loro “capi” (o governanti) i modestissimi eredi delle tribù (dei popoli) che furono gli originari possessori della Grande “nazione indiana”  del nord-america? Che colpe hanno per il loro forzato coinvolgimento nelle guerre neo-coloniali del ventesimo e ventunesimo secolo? Loro che vivevano in armonica simbiosi con la natura possono aver meritato dei capi (politici, militari, economici, culturali) solleciti a cancellare ogni dissenso vero o presunto, interno e soprattutto esterno?

Quali demeriti possono avere gli ultimi eredi di Aztechi, Incas, ecc. per le scellerate scelte poste in essere dai conquistatori e loro discendenti?

E ancora: meritavano i capi “invasori” che hanno avuto tutti i popoli aborigeni dell’Oceania?

Popoli non più padroni della propria nazione, fagocitati e/o emarginati in stati nei quali il “diritto” diventa sempre più una opzione per dare più spazio al peso dell’oro.

Dalle nostre parti non è certamente andata meglio. I potentati occidentali, sempre inclini al colonialismo predatorio, nelle stesse sedute “spartitorie” hanno mischiato violentemente popoli diversi e hanno frazionato interi popoli fra vari stati e hanno innestato nuove piante per futuri danni: insomma hanno selvaggiamente applicato il “divide et impera” romano  però con cinica arroganza e crudeltà. Non c’è da stupirsi se l’Africa e il Medio Oriente bruciano nelle guerre e nei massacri, con incendi eventualmente  appiccati e/o  alimentati dai venti di occidente.

A  essere  polemici anche a diversi popoli italici può applicarsi il principio della “presunzione di innocenza”:

popoli diversi e nazioni diverse “annessi” in un unico organismo, che finora  non ha saputo (o voluto) valorizzare i popoli agli estremi confini: il popolo di Sicilia e il popolo del Triveneto. E sembra proprio che quello che doveva essere nazione sovrana e stato dominante nel Mediterraneo si avvii a diventare lo sgabello per i piedi degli aspiranti signori assoluti del Nuovo Ordine Mondiale.

Ma siete veramente convinti che siamo stati noi negli ultimi decenni a scegliere  in totale libertà senza condizionamento alcuno i nostri capi “decisivi”? Non vi è salito il dubbio che in ogni caso abbiamo  dovuto “ratificare” con il nostro libero voto le scelte operate in (ig)noti centri di potere a opera di (in)nominati potenti e reclamizzate dai loro aedi?

Meritiamo veramente di errare sperduti “nel deserto” mentre le “presunte” guide ci invitano a inseguire oggi orizzonti diversi da ieri?  Meritiamo di trovarci instradati in una perfida spirale che ci precipiterà nel baratro?

Chi ci salverà? Forse i pochi popoli uniti solidalmente in nazioni e organizzati in stati liberi e rispettosi della dignità e della identità di tutti; forse quei pochi popoli dove esistono istituzioni  votate al rispetto dell’uomo, della natura e del Creatore e non all’accattonaggio del potere e del denaro.

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