Ritratto di una libreria

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Da bambino, ero un accanito lettore di  fiabe popolari, quelle che parlavano soprattutto di tesori nascosti, di caverne sperdute nei boschi ricolme di tesori meravigliosi che i fuorilegge avevano ammassato in anni di ruberie. Si raccontava che dinanzi a queste caverne c’erano, in genere, dei massi enormi che lasciavano libero il passaggio soltanto a chi pronunciava le parole segrete “apriti sesamo!” Io, irretito da una fervida fantasia, ed estrema ingenuità, ero convinto che si trattasse di qualcosa di reale e, anzi, accarezzavo l’idea che potessi io stesso  varcarne l’entrata misteriosa e fare man bassa di ori e pietre preziose che splendevano tanto da abbagliare i miei occhi. Ciò sarebbe avvenuto in tutta fretta, prima dell’arrivo paventato dei ladri che, in quanto tali, ero convinto di non derubare.  E quanti progetti straordinari avrei potuto realizzare una volta divenuto ricchissimo! Erano allora anni di ristrettezze, di povertà, e si viveva, grandi e piccoli, di sogni a occhi aperti.

Ma perché riandare a tempi remoti della mia vita, che pure hanno lasciato in me una scia indelebile dal sapore di poesia? Semplicissimo: perché, quando parecchi anni fa mi sono trasferito a Siracusa, entrando per caso in una libreria nel cuore di Ortigia, “Biblios”, ho provato stranamente la medesima sensazione di quando ero bambino e immaginavo di introdurmi  nella caverna del tesoro, con la differenza che ora non era più necessario pronunciare le parole magiche per smuovere l’ostacolo dinanzi alla soglia e, poi, perché , al posto delle pietre preziose sparse dappertutto, c’erano libri, tanti libri, di tutti i tipi: negli scaffali, sui tavoli, sulle sedie, per terra: un tesoro enorme , più sorprendente e bello per me di quello delle fiabe, che mi incuriosiva, che mi abbagliava più dello sfavillio di tutti gli ori. Ma che cosa del locale me l’ha fatto pensare al luogo mitico creato dalla mia fantasia? Non lo so. Ho realizzato, in quel momento, istintivamente, che costituiva una sorta di antro, forse perché c’era poca luce, non meno misterioso di quello da me fantasticato tanti decenni prima.

Oggi “Biblios” è una libreria prestigiosa, conosciutissima a Ortigia; i locali sono ariosi, le pareti bianche  danno luminosità a tutto l’ambiente. Vi si possono consultare tutti i libri che si preferisce, comodamente seduti un poltrona, mentre si sorseggia una bibita, o un bicchiere di vino, o si assaggia un dolcetto siciliano. Con cadenza settimanale, poi, vengono presentate le novità editoriali, seguite da un pubblico colto e attento. E’ gestito da una coppia raffinata, Paolo e … Paola. Lui,  gioviale, un po’ pacioccone, sempre sorridente, naturalmente gentile; lei, dolcissima, distinta. Con la sua presenza discreta, diffonde nell’ambiente una specie di serenità che lo rendono molto accogliente, intimo, quasi familiare.

In conclusione, mi chiedo: Le pietre preziose, i tesori, possono avere la stessa valenza dei libri? Direi proprio di no, nel modo più assoluto. La ricchezza è spesso la meta degli avidi, dei cinici, dei poveri di umanità, il cui unico scopo è accumulare. I libri, invece, aprono l’uomo al mondo;  dal loro stimolo nasce l’arte, la cultura., la civiltà, la Bellezza, che è la meta suprema che dà un significato alla nostra vita.

                                                                                          Aurelio Caliri

P.S. Subito dopo aver scritto questo articolo, ho scoperto per caso, grazie al mio amico Giuseppe, erede degli antichi proprietari, che dove oggi c’è la libreria, anticamente, fino agli ultimi anni dell’ Ottocento, c’era un nevaio, “ a nivera”, che forniva di ghiaccio e di neve tutta la città  per granite, sorbetti, e altro. Allora era, in sostanza, una vera e propria caverna, un antro buio e misterioso, come quello in cui venivano ammassati i mirabolanti tesori delle fiabe. Che strana la mia intuizione …!

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