I terroristi colpiranno anche l’Italia: è solo questione di tempo…

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di Salvo Barbagallo

 

Chi ha ritenuto e ritiene ancora che l’Italia possa rimanere fuori dai giochi dei terroristi jihadisti dovrà cambiare opinione dopo le recenti affermazioni del capo della Polizia, Franco Gabrielli. Gabrielli ha dichiarato apertamente e senza giri di parole ai mass media: Lo dico in maniera molto cruda: prima o poi anche noi un prezzo lo dovremo pagare. Ci auguriamo sia quanto più contenuto possibile, ma noi dentro a quella minaccia ci siamo. Le indagini, spesso successive ai rimpatri, hanno dimostrato che buona parte delle persone fermate nel nostro Paese perché considerate vicine all’Isis stava realmente per compiere attentati e fare morti. Questo, però, non deve toglierci la nostra libertà. Saremmo sconfitti solo se ci lasciassimo condizionare nella nostra quotidianità”.

Oltre una settimana addietro (il 5 gennaio) Marco Valerio Verni sul quotidiano Difesa Online aveva scritto: Nelle ultime ore, sia da fonti vicine ai servizi segreti (Mossad in particolare), che da quelle giornalistiche (tra tante sarebbe trapelata la notizia di possibili attacchi terroristici, anche nel nostro territorio, per mezzo di APR (Aeromobili a Pilotaggio Remoto) o UAV (Unmanned aerial vehicle), più comunemente noti come droni. In realtà, di questa possibilità, già se ne era discusso alla vigilia dell’apertura dell’anno giubilare appena trascorso, con la conseguente interdizione dello spazio aereo capitolino e di altre misure poste in atto dall’Aeronautica Militare, di concerto con gli enti civili deputati al trasporto ed alla sicurezza aerea (ossia, Enac ed Enav). Ma ancora in precedenza (il 24 dicembre 2016). Franco Paci aveva scritto sul quotidiano La Stampa: Gilles Kepel lo ripete da tempo. Il noto islamista francese ha sempre messo in guardia il nostro Paese, a suo dire troppo “sicuro” di essere al riparo dal terrorismo jihadista che ha insanguinato la Francia e il Belgio. Dopo la Germania toccherà all’Italia? Secondo Kepel l’ideologia sottesa allo Stato Islamico non fa distinzioni nazionali: l’intera Europa è il campo di battaglia dove sconfiggere l’apostasia (…). Non dovrebbero stupire, dunque, le dichiarazioni del capo della Polizia italiana, anche se diversi sono i “motivi” per i quali il nostro Paese (almeno sino ad oggi) è rimasto fuori dalle scie che hanno insanguinato già la Francia, il Belgio, la Germania, e in tempi più lontani Gran Bretagna e Spagna.

Vanno ricordate le principali tappe del terrore in Europa. L’11 marzo 2004 è la data in cui l’Europa ha conosciuto da vicino la minaccia jihadista: una serie di attacchi terroristici di matrice islamica, colpì il sistema dei treni locali di Madrid, uccidendo 191 persone (177 delle quali morte immediatamente negli attentati) e ferendone 2.057. Da quel giorno altri 17 attacchi hanno colpito l’Unione Europea. Il Paese più esposto è stato la Francia: nel 2015: il 7-9 gennaio I fratelli Chérif e Saïd Kouachi uccidono 12 persone nell’attacco contro la redazione del settimanale Charlie Hebdo, a Parigi; il 19 aprile Sid Ahmed Ghlam, studente algerino di informatica, è arrestato a Parigi per aver ucciso una donna mentre preparava un attentato contro una chiesa di Villejuif, nella banlieue di Parigi; il 13 novembre sono 130 i morti, soprattutto giovani, in sei attentati compiuti a Parigi contro bar, ristoranti,il teatro Bataclan e lo stadio di Saint-Denis. Nel 2016: il 13 giugno a Magnanville, vicino a Parigi, un uomo uccide un poliziotto e sua moglie, anche lei agente di polizia, nella loro abitazione; il 15 luglio 84 morti a Nizza, dove un camion piomba sulla folla che passeggia sul lungomare in occasione dei festeggiamenti per l’anniversario della presa della Bastiglia sulla promenade des Anglais. L’ultimo attentato jiadista, in ordine cronologico. è al mercato natalizio allestito a Breitscheidplatz a Berlino, dove hanno perso la vita 13 persone.

Il Capo della Polizia, Franco Gabrielli

All’inizio di quest’anno il ministro della Sicurezza britannico, Ben Wallace, ha lanciato un ultimo allarme: cellule dello Stato islamico progettano attacchi chimici di massa nel Regno Unito e ovunque in Europa. Il timore delle autorità inglesi, ha spiegato Wallace in una intervista al Sunday Times, è che la caduta delle ultime roccaforti in Medio Oriente, ad esempio la città di Mosul, nel nord dell’Iraq, spinga i combattenti con passaporto britannico a rientrare, costituendo così una minaccia diretta in patria. “L’ambizione del lo Stato islamico o Daesh è certamente portare a termine attacchi contro la popolazione – ha dichiarato Wallace -. Non hanno alcuna remora riguardo all’utilizzo di armi chimiche e se potessero le userebbero nel nostro Paese. Inutile dire che possiamo immaginare un numero di vittime che rappresenta la peggiore delle paure per chiunque…”.

E quindi occorre valutare bene le parole del capo della Polizia Franco Gabrielli, quando afferma “LIsis? Prima o poi colpirà anche noi (…) prima o poi anche noi un prezzo lo dovremo pagare. Ci auguriamo sia quanto più contenuto possibile (…)”. Comprensibile la massima allerta nei Paesi europei, Italia compresa, dove cresce sempre di più la possibilità che vengano compiuti attentati.

 

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