Dal Bataclan a Istanbul: vogliono sangue e guerra

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di Salvo Barbagallo

 

Charlie Hebdo, Bataclan, Museo del Bardo, Bruxelles, Nizza, Berlino: solo alcuni dei punti  cardine dove spietati terroristi jihadisti hanno seminato morte e dolore. Una lunga scia di sangue. E ora un terrorista-“Babbo Natale” ha riportato la morte a Istanbul, capitale già altre volte colpita dalla rabbia fanatica che non vuole pace ma solo contribuire a creare il caos ovunque ci sia un segno di cosiddetta civiltà occidentale. Il Califfato nero di Al Bagdhadi non si ferma, travolge innocenti per seminare panico, per seminare paura fra quanti ancora credono o sperano che la situazione possa cambiare e che si possa ristabilire un equilibrio di convivenza.

In Europa, come altrove, città blindate per consentire di trascorrere in sicurezza la chiusura di un anno difficile, ma la prevenzione non è sufficiente a sventare gli atti criminali: il terrorismo usa l’imprevedibilità potendo agire in modo subdolo utilizzando gli strumenti più ambigui e avendo un terreno immenso sul quale agire. È sufficiente, come si è potuto constatare a Istanbul, travestirsi da Babbo Natale per eludere i servizi di controllo e sparare all’impazzata contro la folla inerme. Quale difesa adeguata può essere contrapposta all’estremismo jihadista, là dove l’Isis mette in campo anche adolescenti e bambini “educati” alla violenza in nome di una religione che trasforma in crociata gli attacchi terroristici? Abbattere i simboli dell’Occidente: ecco la “logica” del terrore che si muove nei luoghi dove spesso le comunità sono in festa e domina l’allegria. Ieri una discoteca a Parigi, dopo un Museo, poi una promenade, quindi un mercatino natalizio, e ancora una discoteca animata da giovani per celebrare la fine dell’anno. Non c’è da sorprendersi, e il gioco di una roulette russa, il colpo è in canna, non si può conoscere in anticipo l’obbiettivo.

I bersagli possono essere migliaia e migliaia.

È stato un 2016 di sangue per la Turchia. Quello alla discoteca Reina di Istanbul compiuto da un uomo vestito da Babbo Natale che ha aperto il fuoco sulla gente che festeggiava l’arrivo del nuovo anno, è solo l’ultimo degli attacchi che hanno funestato il paese nel corso dell’anno appena conclusosi. L’attacco alla discoteca Reina di Istanbul, infatti, è stato solo l’ultimo dei tanti fatti di sangue che hanno colpito il Paese: autobombe contro i convogli militari, ordigni e uomini armati all’aeroporto fino allo stadio del Besiktas e l’uccisione dell’ambasciatore russo, senza dimenticare il terribile 20 agosto quando un kamikaze minorenne si è fatto esplodere a un matrimonio a Gaziantep, uccidendo 51 persone, fra cui una trentina fra bambini e ragazzini. Con l’attacco alla discoteca Reina (30 morti e 65 feriti, fra i quali diversi in gravi condizioni) l’Isis ha portato distruzione a un club esclusivo e molto presidiato. perché simbolo della Turchia laica, della Turchia Paese “chiave” nella lotta al Califfato Jihadista, Paese maggiormente esposto per la recente l’iniziativa di pace russo-turca in Siria, ora approvata anche dall’Onu.

Come combattere e contrastare in maniera efficiente il terrorismo? Non certo e solo con le armi, né solo con le “parole” che indicano le buone intenzioni di tutti: occorrono (è facile dirlo?) iniziative condivise di prevenzione a livello di intelligence, occorrono iniziative (è facile dirlo?) di “cultura della pace”, occorrono iniziative (è facile dirlo?) che producano “stabilità” nei Paesi dove maggiormente alligna il Califfato jihadista, e non iniziative che, alla fine, frammentano e contrappongono le comunità interne delle aree interessate. Basti pensare a quanto accade di non divulgato dai mass media nella Libia “dimenticata” da tutti del “dopo Gheddafi”.

Il 2017 si apre, dunque, all’insegna del terrore: riflettere su quanto accade attorno a noi, riteniamo che non sia soltanto un dovere ma una necessità “comune”. Nel nostro Paese primaria dovrebbe essere l’esigenza di mettere da parte gli opportunismi etichettati “politici”, i buonismi etichettati “solidarietà” e pensare concretamente alla soluzione dei mille e mille problemi (dal lavoro allo sviluppo) che affliggono intere aree del territorio nazionale, e quindi contribuire a determinare le condizioni per un vera stabilità e sicurezza interna ed esterna. Facile dirlo?…

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