Pericolosi per la Sicilia i colpi di coda di Barack Obama?

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di Salvo Barbagallo

 

È possibile che in una democrazia il presidente che la rappresenta negli ultimi giorni del suo ultimo mandato giochi pericolosamente a squassare i precari equilibri mondiali? Sì, nella democrazia “made in USA” è possibile. Anzi viene fatto sotto gli occhi di tutti, anche sotto gli occhi del presidente subentrante. Così accade che non avendo potuto bloccare l’avanzata e l’elezione di Donald Trump, l’uscente dalla Casa Bianca, Obama, prende decisioni che potrebbero compromettere non solo le azioni del neo/nuovo/presidente appena si insedierà ufficialmente, ma rendere ancora più difficili i rapporti che gli USA hanno con Paesi amici/o/nemici.

L’inaspettata e mancata elezione a Presidente di Hillary Clinton certamente ha scombussolato i programmi di Barack Obama, tanto da reagire in maniera convulsa accusando apertamente la Russia di interferenze nella campagna elettorale statunitense e, di conseguenza, minacciando sanzioni economiche e censura diplomatica al Paese di Putin in brevissimo tempo, cioè addirittura prima di domenica prossima Capodanno. Una decisione che segue solo di pochi giorni l’approvazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiede ad Israele di porre fine alla sua politica di insediamenti nei territori palestinesi, inclusa Gerusalemme est e insiste sul fatto che la soluzione del conflitto in Medioriente passi per la creazione di uno Stato palestinese che conviva insieme a Israele. La risoluzione è passata con 14 voti e grazie all’astensione a sorpresa degli Usa che non hanno fatto ricorso al loro potere di veto per bloccare il provvedimento. Questa decisione ha scatenato l’ira di Israele che da tempo accusa l’amministrazione Obama di aver tradito il Paese e ritiene l’iniziativa un colpo di coda del presidente Usa uscente. Per quanto attiene le annunciate sanzioni contro la Russia il Cremlino ha fatto subito sapere di essere pronto a tutte le azioni possibili per rispondere a queste ulteriori manovre. Il portavoce del presidente, Dimitri Peskov, ha detto che le nuove sanzioni non hanno alcuna giustificazione, né politica né economica. Per questo ha tenuto a precisare che “in generale quello della reciprocità rappresenta un principio base quando c’è uno scambio di sanzioni e al tempo stesso non si possono escludere azioni asimmetriche“. Peskov ha sottolineato che “le sanzioni occidentali sono illegali, contrarie al diritto internazionale e molto dannose per le relazioni bilaterali“.

È chiaro che ad ogni azione si finisce con l’avere una reazione. Insomma, l’obiettivo di Obama è rendere difficile per il presidente eletto Donald Trump smantellare anticipatamente le iniziative che vengono assunte in questi ultimi giorni di mandato.

Scrivevamo mesi addietro (esattamente il 15 ottobre): alla Sicilia interessa lo scontro Obama/Putin? Probabilmente molti Siciliani (e anche Italiani) non si pongono il problema, trattandosi di questioni che sono al di fuori della sfera “nazionale”. E pur tuttavia siamo convinti che l’attuale, pesante tensione tra USA e URSS che si è venuta a determinare negli ultimi giorni ai Siciliani (soprattutto) dovrebbe interessare. Lo scenario attuale e quello futuro presenta molte incognite, e ancora non è prevedibile cosa possa accadere prima che Donald Trump si insedi ufficialmente e operativamente alla Casa Bianca. Abbiamo sostenuto in più circostanze che il futuro della pace si giocherà nell’area del Mediterraneo, e in questa area ci sta la Sicilia che non ha di certo battaglioni di militari italiani di stanza sul suo territorio, ma solo basi stabili (quasi tutte) “made in USA”, da Sigonella a Niscemi, da Augusta a Trapani. In realtà è una Sicilia, un’Isola fortemente armata, ma con assoluta predominanza “straniera”, anche se la “presenza straniera” strumentalmente viene spacciata spesso per “partecipazione Nato”. Con quali finalità si svolge la quotidiana attività operativa negli insediamenti “bellici” statunitensi in terra Siciliana? Cosa sta accadendo nell’area del Mediterraneo in questi giorni in cui la tensione USA/Russia si è accresciuta in maniera esponenziale? Quali rischi di “coinvolgimento” corre la Sicilia e quali “possibili” pericoli incombono sui Siciliani? Questi interrogativi lasciamo alla riflessione dei nostri lettori.

 

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