USA fra poche ore un nuovo Presidente, Russia massicciamente schierata nel Mediterraneo

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di Salvo Barbagallo

Una manciata di ore e poi si conoscerà il nome del nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America. Si saprà chi raccoglierà l’eredità di Obama, si potrà incominciare a intravedere tra la nebbia delle preoccupazioni quale “possibile” futuro toccherà al mondo. Di certo, chi per un verso, chi per un altro, i due pretendenti alla poltrona nella Stanza Ovale della Casa Bianca, non sono personaggi che rassicurano la collettività internazionale. Di certo, anche, le ultime “battute” di Obama in appoggio alla Clinton dovrebbero provocare delle profonde riflessioni, in caso di “vittoria” di questa posizione “politica”.

L'ammiraglia russa Kuznetsov
L’ammiraglia russa Kuznetsov

In atto c’è già una “guerra” tra USA e Russia, che lo si voglia ammettere oppure no, poco cambia. Come riporta il quotidiano La Repubblica nell’edizione di ieri (6 novembre) Gli hacker al servizio del Pentagono sono riusciti a penetrare i sistemi di comando del Cremlino, rendendoli vulnerabili ed esposti a possibili attacchi se ciò dovesse essere ritenuto necessario dagli Usa, in particolare se si realizzasse la minaccia contro le elezioni presidenziali americane di martedì prossimo. È quanto emerge da alcuni documenti top secret dell’intelligence americana di cui la Nbc è venuta in possesso. Violate anche la rete elettrica e quella delle telecomunicazioni della Russia (…) Gli esperti spiegano come si stiano preparando i campi di battaglia per un possibile cyberscontro che potrebbe avere tra le conseguenze principali anche l’interruzione della rete internet (…). Se queste “manovre” non sono un preludio a qualcosa di peggio, sicuramente non sono “iniziative” che potranno rimanere senza ripercussioni.

rus3Si è registrato pure l’intervento di Julian Paul Assange (il giornalista, programmatore e attivista australiano, noto principalmente per la sua collaborazione al sito WikiLeaks, del quale è cofondatore e caporedattore) che ha voluto ricordare alcuni drammatici eventi: la guerra in Libia è stata “la guerra di Hillary Clinton” dice nell’intervista rilasciata a John Pilger e trasmessa da RT, network vicino al Cremlino. “Barack Obama all’inizio si è opposto. E chi è stato a sponsorizzarla? Hillary Clinton. Lo si può vedere chiaramente nelle sue email”. Assange sostiene che Clinton fosse interessata alla guerra in Libia non tanto per il petrolio “a buon mercato” ma perché avrebbe potuto sfruttare il conflitto “nella sua corsa alla presidenza”.

rus2L’attenzione rivolta al duello finale Trump/Clinton, sfugge (naturalmente ai “più”) quanto accade nel Mediterraneo: la fregata lanciamissili capofila della classe Admiral Grigorovich è già in posizione di lancio nel Mediterraneo. E’ questa l’ultima unità di superficie russa che si unisce al gruppo da battaglia della portaerei Admiral Kuznetsov, schierata al largo della Siria. La Kuznetsov è scortata dall’incrociatore lanciamissili pesante a propulsione nucleare Pyotr Veliky, ammiraglia della Flotta del Nord e dalle cacciatorpediniere classe Udaloy I, Severomorsk e Vice-Admiral Kulakov. Come evidenzia l’analista Franco Iacchi, Il Pyotr Veliky è la più grande nave da guerra a propulsione nucleare del mondo, equipaggiata con missili antinave Granit e di difesa Fort, versione navale dell’S-300. Gli incrociatori missilistici da battaglia a propulsione nucleare classe Kirov, costruite in quattro esemplari, rappresentano la massima espressione sovietica delle navi da battaglia di prima linea. Il loro armamento è cosi pesante che non esiste un loro equivalente occidentale. Come dotazione principale, le Kirov sono armate con venti missili SS-N-19 Shipwreck. Al gruppo da battaglia della Kuznetsov si sono unite anche due unità classe Buyan-M, la Serpukhov e la Zelyony Dol, corvette lanciamissili in posizione di lancio dal Mediterraneo orientale dove i russi hanno in attività come unità combattenti anche la fregata missilistica classe Krivak II, Pytlivyj e la dragamine Ivan Golubets. Fanno parte della flottiglia anche un rimorchiatore, una nave di sorveglianza e tre navi cisterna Inoltre: tre sottomarini russi, due dei quali a propulsione nucleare, sono già nel Mar Mediterraneo. I primi due sottomarini d’attacco a propulsione nucleare classe Akula, sono equipaggiati con missili da crociera Kalibr. Proprio i sottomarini Akula potrebbero rappresentare la vera forza d’attacco, mentre la flotta di superficie potrebbe essere solo una potenziale distrazione. Un dispiegamento simile non si registrava da decenni. Si dovrebbe dire che il calendario si è spostato indietro, agli Anni Ottanta/Novanta, quando nel Mediterraneo si fronteggiavano la Flotta dell’Unione Sovietica (con 49 navi) e la VIa Flotta USA (con 62 navi, portaerei comprese). A parte i movimenti accertati di “pezzi” della Flotta, il numero “complessivo” delle navi russe nel Mediterraneo non è noto, così come non è conosciuta la forza navale totale USA in questo scacchiere.

Come si può notare, è botta e risposta giocato sul filo di lana: un situazione fluida che sta oltrepassando la soglia della Guerra Fredda. Come detto e ripetuto in tante altre circostanze, lo scenario più pericoloso è questo dell’area del Mediterraneo, e gli ultimi colpi di coda di Obama, per quel che appare, non sembrano proprio favorire il “ritorno” a un equilibrio necessario. Ancora, fortunatamente (ma per quanto?), non si declina il “troppo tardi”.

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