Lo squallore referendario del fronte del “Sì”

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di Salvo Barbagallo

 

L’articolo di Valter Vecellio (pubblicato da La Voce dell’Isola il 9 ottobre scorso) sulle “ragioni” del votare “NO” all’imminente Referendum del 4 dicembre sono state chiare, per chi vuol capire cosa stia accadendo in Italia e per coloro che non intendono nascondersi dietro paraventi pretestuosi e inutili. Non è possibile – in un modo o in un altro – rimanere passivi e inerti, essendo costretti ad annotare le continue e banali forzature messe in atto non solo dal premier Matteo Renzi ma anche da quanti lo seguono in questa forsennata pseudo campagna elettorale. Lo stesso spot con cui la Rai ricorda l’appuntamento del referendum sulle sue reti è più che ambiguo: è di “parte”, può creare confusione. Infantili appaiono le “difese” di Maria Elena Boschi quando strumentalmente sostiene che lo spot Rai non dà nessuna indicazione sul voto a favore o contro e che è  meramente informativo.

massimo-dalemaIl presidente della Repubblica, intervenendo all’assemblea dell’Anci, sul Referendum si limita ad affermare che ognuno “dirà la sua sul merito della riforma e si batterà per ciò che riterrà opportuno, in un confronto tanto più efficace quanto più composto”. C’è da dire che la conflittualità c’è già, ed è ai cosiddetti alti livelli, non nella collettività nazionale (fortunatamente, almeno sino ad ora). Negli “alti livelli” si registra un “botta e risposta” che dovrebbe preoccupare. Così se Massimo D’Alema afferma esiste un blocco politico governativo del Sì, sostenuto dai poteri forti. Uno schieramento minaccioso, da cui capita di subire insulti, dall’altra parte Matteo Renzi nell’aula di Montecitorio tuona: (…) Ho sentito parlare di dittatura 2.0, ma le parole sono importanti e siccome in quest’aula 90 anni fa qualcuno mise fine alla democrazia e altri hanno pagato con la vita, dico che potete pensarla come vi pare sul referendum, potete votare sì o no, ma questa è una democrazia e metterla in discussione significa insultare l’Italia e non ve lo permettiamo. Abbiate rispetto delle parole, della libertà e democrazia del Paese che si chiama Italia, nonostante voi (…). Parole che possono apparire paradossali se pronunciate da chi ha aperto uno scontro con l’ANPI (che sostiene il “NO”) proprio sulla questione referendaria.

Il quotidiano Corriere della Sera evidenzia l’avvertimento che lancia Massimo D’Alema: Per il Sì c’è uno schieramento abbastanza vasto e capita di avvertire un clima di paura e intimidazione per il quale chi non è d’accordo si deve sentire colpevole di spingere il Paese verso il baratro (…).

Dunque, per il “Sì” uno schieramento abbastanza vasto (…), un blocco politico sostenuto dai poteri forti (…).

maria-elena-boschiA nostro avviso uno dei dati più allarmanti, che dovrebbe fare riflettere il cittadino comune, è che la collettività è chiamata ad esprimersi su qualcosa che non conosce, chiamata a dare il voto sulla base di spot che non spiegano nulla e che le diatribe, alla fine, poca chiarezza hanno fatto e fanno.

A questo punto il rischio è che la gente comune non vada alle urne, come si è già verificato nelle ultime consultazioni. E non sarà soltanto per sfiducia, ma per il disinteresse provocato dalla stessa politica (in testa quella governativa), che ama giocare con le parole, contraddicendosi quotidianamente e non rispettando regole.

In questo bailamme i Poteri forti, che D’Alema evoca, hanno un ruolo pesante. Poteri forti sconosciuti ai quali molti danno il volto di chi governa il Paese. Se così è (e noi, di certo, non lo sappiamo) è probabile che l’Italia possa precipitare nel baratro. E (di certo) non perché lo ha detto D’Alema…

Resta, come constatazione finale, Poteri forti o meno, che il fronte del “Sì” naviga in un mare di squallore.

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