Migranti: in Sicilia l’onda di settembre collassa i centri d’accoglienza

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di Carlo Barbagallo

Sbarchi di migranti/profughi: siamo in emergenza? Lo abbiamo scritto pochi giorni addietro, il 2 settembre scorso: di “emergenza” non si dovrebbe parlare in quanto è continuo, è “non stop” il flusso dei profughi che tentano di attraversare il Mediterraneo per raggiungere le coste della Sicilia. Ma ora la situazione incomincia a presentare aspetti allarmanti: l’accoglienza in Sicilia sta collassando, troppo alto il numero dei fuggitivi che puntualmente vengono sbarcati nei porti siciliani dalle navi che li hanno soccorsi, i Centri predisposti non sono più in grado di far fronte a una situazione incontenibile.

migNel capoluogo regionale, come ha scritto ieri (6 settembre) Giorgio Ruta sul quotidiano La Repubblica, Nel giorno in cui sono attesi più di mille migranti al porto di Palermo, i gestori dei centri di accoglienza Sprar lanciano l’allarme: “Siamo al collasso”.  Gli enti del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, finanziato dal ministero dell’Interno, chiedono l’erogazione delle cifre dovute e già a disposizione del comune di Palermo. Una richiesta che suona come un ultimatum perché, dicono, “se non ci saranno provvedimenti concreti e ufficiali gli enti gestori non saranno in condizione di aderire alla prosecuzione del progetto entro il mese di ottobre” (…) Sulla vicenda interviene anche il presidente della Consulta delle culture Adham Darawsha, che punta il dito contro “l’incapacità gestionale del Comune”. Le strutture accreditate in città sono sette e occupano decine di operatori, inclusi psicologi e mediatori culturali. I posti disponibili per l’accoglienza in totale sono 126 e il finanziamento annuale stanziato dal Ministero ammonta a poco più di un milione di euro (…).

mig1Già in questa contestazione che si origina dalla mancanza di fondi, si avverte una discrepanza operativa: a Palermo sette Centri e i posti disponibili per l’accoglienza in totale sono 126. Ma come si fa ad accogliere i mille migranti in arrivo? Come sistemarli e come sono state collocate le centinaia e centinaia di persone sbarcate nelle ultime settimane? Questo è il mistero della solidarietà.

È un dejà vu, un ”già visto” e un “già scritto”: I “numeri”, ora come ora, hanno perduto la loro effettiva valenza: oltre quindicimila solo nell’ultima settimana fanno superare il numero dei profughi dello scorso anno. Partono dalla Libia e dall’Egitto: ad attraversare il Mediterraneo sono per lo più nigeriani (25 per cento), eritrei (16 per cento), sudanesi (9 per cento). Record di minori stranieri non accompagnati: ben 11.797 al 15 luglio scorso.

mig2Frank Laczko dell’Oim afferma: Nel Mediterraneo, il numero di decessi è aumentato di oltre un terzo rispetto allo scorso anno. Nel 2016, un migrante ogni 85 è morto nella traversata, rispetto a uno ogni 276 nel 2015. Adesso si torna a parlare d’emergenza, che i centri di accoglienza, soprattutto quelli in Sicilia, possano collassarsi: era prevedibile e, forse, anche previsto, messo in conto. Maurizio Caserta (economista, presidente dell’Associazione Mediterraneo, Sicilia, Europa) e Aldo Premoli (giornalista e scrittore) nel loro blog su Huffington Post hanno sottolineato: (…) La Sicilia è a un passo dal collasso di un’attività, come quella dell’accoglienza, in cui si è impegnata dimostrando una straordinaria generosità. Il numero di migranti in arrivo per il 2016 si è sempre stimato dovesse attestarsi intorno ai 150.000, mentre se a quel che sta accadendo in questi giorni non si pone rimedio subito pensare a una cifra doppia non è affatto irreale. Ma i piani per l’accoglienza esistenti non sono calibrati per reggere a questa intensità di arrivi (…) Il dispositivo di salvataggio in mare messo in atto nel Canale di Sicilia oggi è divenuto davvero efficiente. E questo è un bene. Ma è una volta giunti a terra che le cose diventano infinitamente complicate. Negare l’evidenza come stanno facendo molte delle autorità preposte in questo momento, giustamente caute nelle loro dichiarazioni è però una strategia di brevissimo respiro. In Sicilia la situazione precipita (…).

Dejà vu, ”già visto”, “già scritto”…

 

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