Bomba a New York: chiamatela come volete è sempre “terrorismo”

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di Salvo Barbagallo

 

Un ordigno è esploso alla 20.30 di sabato sera (ore 2.30 italiana di ieri domenica 18 settembre) nel quartiere di Chelsea, nella parte West di Manhattan, nel cuore di New York: 29 le persone ferite, qualcuna gravemente. La Farnesina ha fatto sapere che non risultano italiani fra loro. La bomba  era nascosta in un cestino metallico dei rifiuti all’angolo della 23ma strada e della Sesta avenue, una zona elegante, ricca di negozi e locali. Ad un paio di isolati a nord c’è Eataly, il Flatiron Building, mentre proprio nel punto delle esplosioni ci sono due tra i più grandi supermercati di New York: Trader Joès e Fairway. Due linee della metropolitana sono state fermate, gli uomini della Joint terrorism task force, il gruppo di coordinamento tra Fbi e autorità locali, hanno dato il via alle indagini, focalizzandosi sulle telecamere di sorveglianza, mentre televisioni e fotografi hanno rimbalzato le immagini di Chelsea in giro per il mondo. Una seconda bomba rudimentale (una pentola a pressione con un cellulare e dei fili elettrici collegati) è stata rinvenuta poco dopo, ancora inesplosa, a quattro isolati di distanza. L’ordigno inesploso è uguale a quello che provocò la morte di numerose persone durante la maratona di Boston nel 2013.

Due “eventi” drammatici alla vigilia dell’arrivo a New York di Barack Obama, Matteo Renzi e altri 191 capi di stato e di governo, che parteciperanno oggi lunedì al summit sui rifugiati e poi all’assemblea generale dell’Onu.

Il giorno prima, venerdì 16 una bomba era esplosa nella città di Seaside Park, in New Jersey, lungo il percorso sul quale era in programma una gara di corsa che è stata cancellata. Fortunatamente in questo caso non ci sono stati feriti. L’ordigno si trovava in un contenitore della spazzatura e anche in quel caso un secondo ordigno è stato ritrovato poco distante. Alla gara dovevano partecipare circa 5mila persone.

bom1Bill De Blasio, sindaco di New York, ha tenuto a sottolineare che si tratta di “atto intenzionale”, un “atto volontario” ma che non ci sono elementi per collegarlo al “terrorismo”. Secondo il governatore Andrew Cuomo non esiste una prova di una connessione al terrorismo internazionale. Tuttavia la fase investigativa è nelle sue prime fasi.. Affermazioni che, in un modo o in un altro, lasciano perplessi: di “attentato”, infatti, si tratta.

Come prevedibile, con le indagini sono “partite” ed espresse le analisi e le reazioni più disparate, ma la prima constatazione è quella che la parola “terrorismo” viene evitata, come se fosse un tabù. Indubbiamente una metropoli come New York che non ha dimenticato la tragedia dell’11 settembre, si riscopre comunque “vulnerabile”, e se non di terrore si può parlare, sicuramente di paura nella collettività per ciò che appare incontrollabile.

Mentre scriviamo non ci sono state rivendicazioni su questo attentato e sul secondo sventato, con il risultato che le ipotesi sono a 360 gradi: dall’azione sconsiderata di un folle, all’azione di un “lupo solitario” o di un “cane sciolto” che possono avere agito isolatamente e senza sollecitazione. E ciò nonostante che è risaputo che l’Isis, e ancor prima Al Qaeda, abbia “spiegato” via internet come si costruisce un ordigno esplosivo anche con gli “strumenti” casalinghi, le “pentole” innanzitutto. Insomma, il “fai da te” generalizzato. Come scrive Guido Olimpio sul Corriere della Sera la bomba ritrovata – una pentola a pressione modificata – è molto usata da varie formazioni terroristiche ma anche da singoli individui. In passato è comparsa in attacchi gravi. Nel lontano 1995 fu impiegata da una cellula jihadista a Parigi. Più di recente ha fatto vittime alla maratona di Boston. Non è semplice da costruire come altre trappole, però può essere messa a punto usando materiale reperibile sul mercato civile e costruita tra le pareti di casa. Da qui la sua comparsa nell’arsenale degli eversori. Resta il fatto che quanto accaduto a Manhattan coincide con l’apertura dell’Assemblea Onu a New York e la campagna elettorale presidenziale: l’occasione migliore per chi cerca attenzione, dal seguace del Califfo al neonazista.

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