Le “cose” che non saranno dette alla Festa dell’Unità nazional/etnea

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di Vittorio Spada

 

Se sarà soltanto la Catania che dice “Sì” a popolare la Festa dell’Unità allestita alla Villa Bellini, allora il “NO” passerà a rullo compressore su quanti hanno voluto affiancare il sindaco Enzo Bianco su questa kermesse con copyright “PD” alla quale si è dato il carattere di “nazionale”. Aperta due giorni addietro (28 agosto) la “Festa” si protrarrà sino al prossimo 11 settembre: può darsi che crescerà nel corso di queste due settimane la partecipazione “spontanea” della collettività etnea, poiché dal centro/nord si potranno registrare principalmente solo le trasferte dei leader Dem e dei rappresentanti del Governo Renzi. I militanti settentrionali del PD che dovrebbero venire a fare a Catania? Forse per una residua vacanza.

Le cronache riferiscono che la serata d’apertura di questa “Festa” è stata salvata da Patti Pravo in termini di affluenza; poi si sono registrate delle “incomprensioni” a livello dell’unico ingresso alla Villa che, a quanto pare, per come è stata presidiata dalle forze dell’ordine, era predisposto per i “graditi” Dem: Matteo Iannitti, leader di “Catania Bene Comune” è stato, infatti, bloccato e l’equivoco si è chiarito (?) con l’intervento di un “commissario” del popolo Dem.

Certo per quest’occasione festaiola nazionale sono giunti nel capoluogo etneo personaggi illustri: il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, il presidente nazionale del Pd Matteo Orfini, la vice segretaria nazionale del partito Debora Serracchiani… tutti personaggi fortemente legati da vincoli d’affetto e di politica con il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, con il sindaco di Catania Enzo Bianco, con il segretario regionale del Pd Fausto Raciti. Presente anche l’eurodeputato Michela Giuffrida che preferisce risiedere a Bruxelles e non a Catania, dal momento che a Catania si vede raramente.

Le cronache non hanno resocontato sull’annunciato dibattito sul tema “L’Italia riparte dal Sud” che doveva essere tenuto dall’on. Michela Giuffrida, dal presidente dell’Enac Vito Riggio e dall’ad di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci. Peccato: gli Italiani e, soprattutto, i Siciliani hanno perduto una “lezione” importante e non sapranno mai come può ripartire l’Italia proprio dal Sud!

Proprio l’on. Michela Giuffrida è il personaggio più interessante di questa “Festa” nazional-etnea per come si è prodigata a Bruxelles a favore della Sicilia. Basti ricordare il suo intervento del giugno scorso (ancora in vetrina nelle pagine ANSA) sul tema “La Sicilia deve decollare, e il rilancio degli scali aeroportuali siciliani può partire proprio da Bruxelles”: ho fatto in modo che il Parlamento Ue riconoscesse finalmente che la Sicilia in quanto isola subisce gap di vario tipo, prima di tutto infrastrutturali; è urgente intervenire sulla proposta della Commissione europea sugli aiuti di Stato che così come formulata non consentirebbe a nessuno dei quattro aeroporti di beneficiare del regime di aiuti di Stato (…). Parole sagge, quelle dell’europarlamentare Michela Giuffrida che, giustamente, si preoccupa che la Sicilia possa perdere aiuti di Stato, ma dimentica che il vero gap per gli aeroporti siciliani è costituito dalla presenza dei mezzi aerei militari stranieri che ne condizionano lo sviluppo.

L’europarlamentare Michela Giuffrida dovrebbe ben conoscere (essendo catanese) che, per esempio, l’aeroporto di Catania e Comiso sono sprovvisti di radar in quanto “dipendono” dal radar “militare” della base aerea di Sigonella; dovrebbe sapere che Sigonella è “occupata” dalla Naval Air Station statunitense al cui interno (da anni) si trovano i micidiali droni Global Hawks e Predator operativi anche in Libia. Droni che con la loro attività condizionano i voli degli scali di Fontanarossa e Comiso.

Sono “dettagli”, questi fatti presente all’europarlamentare Michela Giuffrida; dettagli che non interessano (a quanto pare) né al sindaco di Catania Enzo Bianco, né al ministro Delrio, né ai dirigenti del Pd, tutti, ovviamente, impegnati nella campagna del “SI”…

 

 

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One Thought to “Le “cose” che non saranno dette alla Festa dell’Unità nazional/etnea”

  1. beppe45

    La questione del radar per l’aeroporto di Comiso è inesistente.

    1) Già diversi aeroporti in Europa (come per esempio Innsbruck circondato da monti alti più di 1000 metri) hanno sostituito il radar (sistema d’intercettazione attivo e – giustamente – malvisto dalle popolazioni in quanto emette radiazioni elettromagnetiche) con sistemi d’intercettazione passivi, omologati dall’Agenzia Europea per la Sicurezza del Volo, che ricevono i segnali emessi dal transponder obbligatorio a bordo di qualsiasi aereo, anche ultraleggero, permettono ai controllori del traffico aereo di collocare un aeromobile nello spazio tridimensionale con un errore di soli 15 metri anche a 120 km di distanza.
    Questi sistemi sono molto semplici da installare, costano molto meno di un radar, hanno spese di gestione irrisorie e non interferiscono minimamente con lo spazio aereo gestito dai militari

    2) I droni volano esclusivamente su uno spazio aereo loro riservato, vietato al traffico civile, controllato dai radar militari.

    Non manca la tecnologia, mancano gli occhi capaci di (volerla) vedere.

    bp

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