Il doppio gioco nel tutti contro tutti: missili italiani alla Turchia

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di Luigi Asero

Come al solito le notizie più “scottanti” che riguardano il Paese Italia le apprendiamo dalla stampa estera. In questo caso dalla stampa turca che con diversi articoli, corredati da fotografie, ha dato comunicazione dell’arrivo di un convoglio militare italiano nella zona di Kahramanras nel sud della Turchia. Il convoglio, scortato dalla Polizia turca, arrivato via mare ha trasportato un sistema anti-aereo accompagnato da parecchi militari. Probabilmente si tratta di una fornitura nell’ambito del programma NATO di difesa in favore delle autorità di Ankara (come riporta il Corriere della Sera che ha rilanciato in Italia la notizia).

La nave che ha trasportato il convoglio ha fatto il suo attracco al porto di Iskenderun ma non è dato sapere da quale porto italiano sarebbe partita. Secondo la stampa turca comunque l’apparato servirebbe a contrastare eventuali attacchi aerei o portati con missili da crociera o tattici. Ankara (e la NATO in primis) temono un attacco da Siria o Russia? O piuttosto mostrano i muscoli per prevenire eventuali future “cattive intenzioni”?

Certo è che in Turchia sono già presenti i missili Patriot lasciati fino allo scorso 2015 da tedeschi e olandesi. Altrettanto certo è che dalla Turchia le forze USA partono con i loro velivoli a caccia di terroristi dell’Isis in Siria (o almeno così si dice…), con una sorta di accordo con le forze russe già presenti sul campo e che però non lasciano passare l’aviazione turca. A questo si aggiunge la turbolenta situazione con(tro) i curdi, contro i ribelli, contro il PKK e altre formazioni che agli occhi del fu “impero ottomano” appaiono terroristiche.

Riporta il Corriere della Sera: “Da pochi giorni gli americani hanno inserito la portaerei Truman nel dispositivo che combatte l’Isis ed è stata notata la presenza di almeno due sottomarini nucleari, ben visibili in due porti della Grecia. Altrettanto importante il ruolo dei cacciatorpedinieri classe Aegis. Accresciuta anche la sorveglianza da parte degli aerei per l’intelligence e la guerra elettronica“.

L’Italia quindi continua a “giocare” sul filo del rasoio, un po’ tirata per la giacca dall’alleato NATO, un po’ per esigenze di politica estera che mai saranno sinceramente e seriamente esplicitate ai cittadini. Certo è che in Italia il doppio gioco non è solo politico. Se è vero che la stampa turca si è accorta dell’arrivo del convoglio militare (di certo non “invisibile”) è altrettanto vero che in Italia nessuno lo avrebbe visto partire. E questo la dice lunga sulla qualità (e indipendenza) della stampa nazionale che si occupa di eventi rilevanti solo a “cose fatte”.
Figuriamoci cosa noterà mai, detta stampa, di quanto accade intorno alle importanti basi NATO siciliane…

 

 

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