Terrorismo: arrestati e subito scarcerati. Qualcosa non quadra

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di Salvo Barbagallo

 

Noi, comuni cittadini di questa Italia che non si capisce bene dove sta andando o dove vuole andare, assorbiamo come spugna l’enorme massa di informazione che ci precipita addosso quotidianamente. Materialmente non c’è il tempo di riflettere su quanto ci viene trasmesso ogni giorno attraverso i canali più disparati, dalla televisione alla carta stampata, dai giornali online ai telefonini cellulari ormai in mano anche ai bambini, ai radiogiornali che ci seguono ovunque. Non c’è il tempo di comprendere cosa veramente stia accadendo perché, spesso, una notizia data per certa viene, magari, smentita qualche ora dopo oppure a distanza di qualche giorno.

antiNoi, comuni giornalisti di periferia, siamo fuori dalle reali fonti d’informazione nazionali e internazionali, quindi ci affidiamo a ciò che apprendiamo attraverso la stampa qualificata oppure a quanto viene diramato dalle agenzie (altrettanto qualificate) che offrono i loro servizi free, cioè non a pagamento. Il nostro lavoro, di conseguenza, nella maggior parte dei casi è quello di fornire un commento, un’opinione su quanto si verifica nel nostro Paese dopo averlo appreso d’altri. Questa non è di certo una posizione giornalistica ideale per chi ha fatto il giornalista di strada per anni e anni, ma qualche vantaggio, a conti fatti, c’è. Il vantaggio principale consiste nella possibilità che si ha di guardare, osservare e analizzare qualsiasi tipo di evento senza la spinta (a volte nociva) dell’immediatezza, avvalendoci della memoria che ai più sfugge.

Ebbene, a nostro avviso (ma ovviamente, come ci compiaciamo nel dire, potremmo essere in errore) fra le tantissime cose che non quadrano, alcune ci appaiono macroscopicamente appariscenti. Non vogliamo stare a disquisire sulle svariate conflittualità che sussistono fra i vari Corpi Istituzionali, ma su quelle cose che anche i cittadini comuni avvertono su argomenti delicati e alle quali non sanno dare risposte.

anti1Intendiamo parlare della “minaccia” terrorismo nel nostro Paese; intendiamo parlare dell’ultima operazione antiterrorismo portata avanti dalle Forze dell’ordine e mostrata come fiore all’occhiello in materia di “sicurezza” dal ministro dell’Interno Angelino Alfano qualche giorno addietro. Quell’operazione sbandierata su tutti i mass media nazionali (e internazionali) aveva portato all’arresto di tre presunti filo jihadisti: Hakim Nasiri, 23enne afghano, Zulfiqar Amjad, 24enne pakistano, Gulistan Ahmadzai, 29 anni afghano. Ebbene, a poco più di 48 ore dalla tanto elogiata operazione antiterrorismo, Hakim Naziri (il giovane ritratto e mostrato ovunque mentre imbraccia un fucile mitragliatore) e Zulfiqar Amjad sono tornati in libertà: il primo su decisione del gip Manuela Accurso Tegano che non ha convalidato il fermo e ha rigettato la richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata dalla Procura milanese, il secondo su decisione del gip barese Francesco Agnino. La motivazione? Esclusa in maniera decisa la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza per il reato di associazione finalizzata al terrorismo internazionale. Convalidato soltanto il fermo nei confronti dell’altro afghano, il 29enne Gulistan Ahmadzai, accusato non di terrorismo ma di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

anti2Come ha riportato Angela Balanzano su Il Corriere della Sera, Secondo le indagini della Dda di Bari, gli indagati farebbero parte di una associazione per delinquere con «finalità di terrorismo internazionale, in Italia e all’estero, realizzando anche in Italia (oltre che in Francia, in Belgio) un’associazione criminale, costituente articolazione o comunque una rete di sostegno logistico di una organizzazione eversiva sovranazionale di matrice confessionale, funzionalmente collegata all’organizzazione terroristica internazionale denominata Isis, all’emirato Islamico dell’Afghanistan e di Al Qaeda». Gli indagati avrebbero dato infatti – secondo l’accusa – «sostegno a soggetti disponibili a compiere azioni suicide o azioni combattenti nell’ambito di paesi stranieri, ed in particolare in Irak e Afghanistan con modalità di combattimento» nonostante «le peculiari e concrete situazioni fattuali facciano apparire certe ed inevitabili le gravi conseguenze in danno della vita e dell’incolumità fisica della popolazione civile, contribuendo a diffondere nella collettività paura e panico». Le indagini sono partite il 16 dicembre scorso quando i carabinieri sono intervenuti presso l’Ipercoop di Santa Caterina a Bari per la segnalazione di 4 stranieri sospetti. Uno di loro stava facendo un video del centro commerciale con il cellulare. Dall’analisi dei dati contenuti nel suo telefono, poi sequestrato, gli investigatori hanno trovato anche un video dell’area interna dell’aeroporto di Bari-Palese (…).

C’è qualcosa che non quadra in tutta questa situazione? Il lettore rifletta e quindi (se può) giunga ad una conclusione. La nostra impressione è che ci prendano in giro… a turno un po’ tutti. Forse è l’aria che respiriamo (infetta, non solo inquinata?) che porta (inevitabilmente) alla schizofrenia…

 

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