Sequestro operatrice centro accoglienza, quale futuro?

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di Luigi Asero

Quella che vi riportiamo è una “piccola notizia”, di quelle che trovano spazio soltanto nelle cronache locali, di quelle che tanto fastidio danno però a quanti -politicamente e non- sostengono che non sussistono problemi nell’accogliere chiunque, senza nemmeno un po’ di regole certe per vivere in un Paese disposto ad ospitare.

Partiamo dai fatti. Caltanissetta, 3 maggio 2016. Come riporta il quotidiano locale “il Fatto Nisseno” un’operatrice di un centro accoglienza per minori non accompagnati, la “Casa Nostra” di viale Stefano Candura è stata costretta a chiamare la Polizia di Stato perché da oltre un’ora tenuta ostaggio da un gruppo di una decina di ragazzi immigrati. All’arrivo delle volanti gli agenti hanno incontrato difficoltà ad accedere alla struttura perché gli stessi ragazzi avevano sequestrato anche il telecomando che permette l’apertura del cancello elettronico. I ragazzi, dieci di questi poi arrestati, esigevano l’immediata consegna dei “pocket money”, di quanto cioè lo Stato si impegna a dar loro per le piccole spese quotidiane. I pocket money sono distribuiti a cadenza settimanale e hanno un importo pari a 14 euro, l’operatrice era in procinto di consegnare quelli relativi alla settimana scorsa ma non era in grado di fornire quelli della settimana corrente che, peraltro non è terminata e quindi non potevano essere consegnati dalle competenti autorità. Si tratta quindi di un importo risibile. I dieci arrestati sono ragazzi fra i 15 e i 17 anni provenienti da Egitto e Guinea più tre neo-maggiorenni. Tutti permanevano nella struttura avendo richiesto “protezione internazionale”.

Il presidente della cooperativa Etnos che gestisce (anche) questo centro, Fabio Ruvolo, si è detto “molto scosso”.

Fin qui i fatti, anzi il fatto. Marginale sicuramente, agli occhi di tanti probabilmente una fesseria, un argomento che non merita né approfondimento, né “onore delle cronache”. E no, non è così cari lettori.

Si può essere o non essere d’accordo, ma alcune considerazioni vanno fatte. E a tutti tocca riflettere attentamente, con una “mano sulla coscienza” e con un po’ di lucidità distante dagli interessi personali (di partito o di bottega che siano).

Questi ragazzi sono accolti dal nostro sistema in nome di una politica miope che non riesce a comprendere quale enorme “bomba sociale” possa innescarsi. Certo, non c’è discussione che non si possono abbandonare al loro destino milioni di esseri umani e che il principio cardine deve essere quello della tolleranza, della comprensione. Ma ogni principio (come ogni cosa) ha il suo rovescio: la tolleranza è reciproca, in assenza della reciprocità diventa demenza.

Argomentare che gli stranieri siano “il futuro dell’Italia” perché gli italiani non fanno più figli e con il lavoro straniero in italica terra si pagheranno le pensioni del futuro è una panzana grande quanto quella della Terra che è piatta. Per una serie di motivi. Il primo che molti di questi non hanno proprio l’intenzione di lavorare e crearsi una vita regolare nel nostro Paese (e ovviamente il discorso non vale per quanti invece si integrano e lavorano onestamente e dignitosamente); il secondo perché molti di questi mirano a usare il nostro Paese solo come transito verso ben altri lidi; il terzo perché ovunque si sia ospiti ci si comporta in maniera decorosa, esigendo certo i propri diritti ma non seminando il terrore e cercando di inculcare la mentalità di provenienza dalla quale peraltro si dichiara di voler fuggire; il quarto perché questi ragazzi hanno agito in maniera scellerata (e non è il primo caso come non sarà l’ultimo) per esigere non un diritto ma addirittura le “spettanze” di una settimana che non si è ancora conclusa, come precisato dal presidente della cooperativa Ruvolo. Questo mentre migliaia di cittadini italiani magari attendono da oltre sette mesi stipendi per lavori (spesso pesanti e usuranti) regolarmente svolti.
Inoltre, una considerazione forse egoistica. A queste persone vengono erogati due euro al giorno (300 in un mese) insieme a sigarette e pasti (che poi piacciano o meno è un discorso a parte, di certo non potranno morire di fame). A centinaia di coppie italiane si tolgono i bambini perché il reddito non supera i 500 euro mensili. Creando un dolore immenso nei genitori e una nuova “bomba sociale a orologeria” nei bimbi che percepiranno solo il messaggio psicologico dell’abbandono.

Qualcosa non quadra e se non bastano questi argomenti, forse populisti, per riflettere, allora seriamente nel nostro modo di ragionare, qualcosa non funziona più.

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