Profughi/migranti: solo accoglienza, solidarietà o altro?

L'incendio al Centro di accoglienza di Lampedusa
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di Salvo Barbagallo

 

Il rapporto di Interpol ed Europol di martedì scorso (17 maggio) dovrebbe far riflettere a 360 gradi: ai trafficanti d’esseri umani la gestione del flusso di migranti/profughi frutta fino a 6 miliardi di dollari. Per raggiungere l’Europa, ogni fuggitivo ha pagato lo scorso anno (e sicuramente continua a pagare anche ora) fra i 3.200 e i 6.500 dollari alle organizzazioni criminali. Organizzazioni criminali che, a tutti gli effetti, possono considerarsi una vera “multinazionale” dell’illecito, che coinvolge più di 100 Paesi, con una struttura formata da una serie di capi che coordinano le attività lungo le rotte migratorie, principalmente la rotta che porta alla Sicilia attraverso il Mediterraneo. Dal rapporto congiunto sul fenomeno dell’immigrazione diffuso da Europol e Interpol, si evidenzia che il 90 per cento degli immigrati raggiunge l’Europa sfruttando l’intervento di reti criminali che usano oltre 250 punti di raccolta all’interno e all’esterno dell’Ue.

sbarchiEuropol e Interpol hanno lanciato un allarme: l’ondata migratoria dalla Libia rischia di essere ben peggiore di quanto preventivato: ottocentomila profughi sono in attesa di partire, ma il Viminale minimizza e indica soltanto in 1200 profughi la stima di quanti attendono un “passaggio” verso la Sicilia. Si gioca sui “numeri”? Ma a che scopo? Il mese scorso (13 aprile) sulla “questione” migranti, in audizione al Comitato Schengen della Camera, il generale Paolo Serra, consigliere militare dell’inviato speciale Onu in Libia, Martin Kobler – metteva in luce l’aumento delle partenze nel 2016, sostenendo che dalla Libia “ci sono un milione di potenziali migranti”. Il presidente del Comitato Schengen della Camera, Laura Ravetto si dice “sorpresa” dal gioco delle cifre e si chiede: “Chi mente?“, affermando che “Il problema non è solo il numero delle persone in arrivo. Ma come dovranno essere trattate una volta approdate in Italia. Essendo la maggior parte migrati in Libia per lavoro già negli anni di Gheddafi, sarà impossibile la loro espulsione. Non si potrà rispedirli in territorio libico in quanto zona di guerra. Né nei loro Paesi di origine dai quali mancano ormai da svariati anni. Che ne sarà di loro?”.

In Italia suscitano perplessità le pressanti sollecitazioni alla “solidarietà” verso i fuggitivi, mentre si discute (e si apprende poco) sui “costi” e sui “metodi” dell’accoglienza e, soprattutto, chi alla fine ne beneficia veramente. E ciò a prescindere dal rischio di infiltrazioni (come competenti autorità hanno fatto notare) di foreign fighter che possono unirsi al flusso migratorio per rientrare nell’Unione Europea.

Protesta profughi a Lampedusa
Protesta profughi a Lampedusa

Martedì scorso (17 maggio) nel Centro di primo soccorso e accoglienza profughi di contrada Imbriacola a Lampedusa è divampato un incendio doloso. Non è stata la prima volta e i responsabili sono stati individuati fra gli stessi migranti. All’interno del Centro di accoglienza, che ha la funzione anche di Hot spot, nelle ultime settimane si sono registrate forti tensioni legate al rifiuto da parte di un gruppo di profughi di sottoporsi alle procedure di identificazione e al rilascio delle impronte digitali. Molti di loro avevano anche manifestato in piazza, davanti alla Chiesa madre. Ci si chiede perché questi fuggitivi non vogliono essere sottoposti a identificazione? Solo per il timore di essere rimpatriati? E ci si chiede pure, viste le difficoltà nell’applicare le procedure di identificazione: dove e come vengono “collocati” sul territorio nazionale o europeo questi profughi?

 

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