Ritorna (?) l’emergenza migranti/profughi

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di Carlo Barbagallo

 

Appare come un avvertimento surreale, quello che ripropone all’attenzione l’emergenza migranti/profughi, come se nelle ultime settimane l’emergenza fosse stata superata e il delicato problema risolto. La circostanza che la questione dei migranti/profughi non è quotidianamente in primo piano sui mass media è dovuta al “normale” fatto che altri argomenti (forse) più urgenti si sovrappongono e suscitano più interesse.

Profughi al Brennero
Profughi al Brennero

Ora il ministro dell’Interno austriaco Johanna Mikl-Leitner lancia l’allarme: il numero di migranti che, attraverso il Mediterraneo, raggiunge l’Italia potrebbe raddoppiare dai 150 mila dell’anno scorso a 300 mila: non solo siriani ma anche persone provenienti da Paesi del Nord Africa che non hanno diritto all’asilo. E il ministro degli Esteri austriaco, Sebastian Kurz avverte: l’’Italia deve comprendere che il lasciapassare dei migranti non risolve i problemi ma li aumenta. L’Austria non può permettersi un altro 2015, quando ha accolto 90.000 persone, come se in rapporto alla popolazione l’Italia accogliesse in un anno 600.000 persone. Deve essere posta una fine, e l’Italia deve capire che il problema diventerà sempre maggiore.

Il risultato di questi avvertimenti? Se le previsioni si trasformeranno (come previsto) in realtà, inevitabile la chiusura della frontiera. E lo ha ribadito il ministro dell’Interno austriaco: Come fatto coi Paesi della rotta Balcanica, Slovenia, Croazia e Macedonia, vogliamo informare anche l’Italia delle misure che intraprenderemo, se vi sarà un flusso incontrollato verso l’Austria.

mig3Il governatore del Trentino Ugo Rossi commenta apertamente: l’Austria può chiudere i confini, perché a sud c’è l’Italia, che non ha invece la stessa possibilità, perché significherebbe morti nel Mediterraneo. E il “Mediterraneo”, inevitabilmente, significa “Sicilia”. Ma questo problema sembra non toccare il governatore della Regione Siciliana, né chi ha la responsabilità di ciò che accade, o può accadere, nel territorio isolano. Il mese scorso, in merito alla fluidità della situazione in Libia, sottolineavamo il problema dei profughi che già si trovano in quel Paese (calcolati in 450 mila) in “attesa” di trovare la via di fuga (cioè imbarcarsi) attraversando il Mediterraneo per raggiungere l’Europa. Un flusso che in questa primavera/estate potrà considerarsi un vero tsunami che si riverserà sulle coste siciliane. Ci ponevamo la domanda: la Sicilia avrà la capacità di accoglienza indispensabile per le necessità che si porranno? Necessità, d’altra parte, facilmente prevedibili. Basterebbe chiedere come sono stati accolti gli oltre quattromila profughi sbarcati in Sicilia negli ultimi giorni per avere consapevolezza di come potranno essere accolti in trecentomila. E già dimenticato l’allarme lanciato da Federica Mogherini, Alto rappresentante per la politica estera europea, che in una lettera indirizzata ai ministri europei dell’EU avvertiva che ben 450 mila migranti sono pronti a partire dalla Libia in direzione Europa.

In realtà non sappiamo cosa sta accadendo veramente in Libia, a due passi da casa nostra, dalla Sicilia appena 400 chilometri, una distanza che gli stessi barconi fatiscenti di esseri umani in fuga dalla guerra riescono a superare, pagando spesso un caro prezzo, quello della vita. E in realtà, anche se le cronache non ne parlano, il flusso dei migranti/profughi verso le coste della Sicilia è ripreso in maniera consistente, anche se quando se ne parla viene indicato come flusso verso le coste “italiane”, e il termine “coste Siciliane” viene bypassato, probabilmente perché non si vuole tornare a discutere sui centri di accoglienza, e forse anche perché si vuole minimizzare il problema, perché non si vogliono mettere in evidenza i metodi di smistamento dei rifugiati.

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