No MUOS? Ma se lo ha “concesso” il governo regionale!

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di Salvo Barbagallo

Come previsto (ed era prevedibile) del “caso MUOS” di Niscemi non si parla da tempo: non si sente nulla, a parte l’isolata e inascoltata voce di chi abita a Niscemi e (anch’essi isolati) dei Comitati contrari all’impianto americano di comunicazione satellitare. Il MUOS “siciliano” non è considerato una emergenza e, in questo momento, di emergenze in Italia, in Europa, nel Mediterraneo se ne contano diverse: “emergenze” ritenute ieri più “immediate” che scompaiono dai mass media, magari, alcuni giorni dopo che sono venute alla ribalta. Un esempio? Il terrorismo: in evidenza soltanto le operazioni che si effettuano in Belgio, poi poco o nulla, come se il “pericolo” fosse stato definitivamente eliminato. Un altro esempio? La Libia: in realtà poche notizie su cosa stia accadendo veramente in quel Paese a due passi da casa nostra. E poi: dei “taglia teste” jihadisti del Califfato nero si sono perdute le tracce. Non c’è da stupirsi, dunque, se il MUOS di Niscemi non è alla ribalta della cronaca quotidiana.

muos1Abbiamo letto (in ritardo) un articolo della scienziata Patrizia Livreri apparso su La Voce di New York il 30 marzo scorso, ed abbiamo appreso interessanti dettagli che non erano a nostra conoscenza sulla vicenda MUOS. L’articolo è scritto in “prima persona” in quanto Patrizia Livreri – esperta di microonde dell’università di Palermo e consigliere d’amministrazione dell’azienda URS di Milano, socia del Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia – racconta la sua esperienza quale incaricata dalla US-Navy statunitense della valutazione del rischio per gli animali e per la popolazione del Comune di Niscemi dall’esposizione ai campi elettromagnetici generati del nuovo sistema di telecomunicazioni.

Sicuramente ben qualificata, la Livreri: già esperta di progettazione di apparati militari a microonde presso un’azienda del gruppo Finmeccanica, dottorato di Ricerca in Ingegneria Elettronica e delle Telecomunicazioni svolo negli Stati Uniti, incarico all’Alenia, eccetera.

Scrive la Livreri:

Il MUOS doveva trovare posto presso la Naval Radio Trasmitter Facility (NRTF), stazione base degli americani in Sicilia dal 1991, nella Riserva naturale orientata Sughereta a Niscemi in provincia di Caltanissetta, diventata “Area naturale protetta” della Regione Siciliana nel 1997, ossia parecchi anni dopo l’installazione nell’area della base militare statunitense. Il progetto MUOS, quando ne entrai in possesso era stato sottoposto al Comitato misto paritetico della Regione Siciliana che lo aveva approvato come risulta dal Verbale della riunione n.87 del 16/05/2006 ed era stato approvato dallo Stato Maggiore della Difesa il 16/10/2006. Nell’ambito delle procedure dell’accordo bilaterale Italia-Stati Uniti il progetto era stato anche approvato dalla sezione italiana della commissione mista costruzioni Italia-Stati Uniti, il 31/10/2006. E in data 09/09/2008 si era svolta la Conferenza dei Servizi presso l’Assessorato Regionale del Territorio e Ambiente che si era conclusa con l’approvazione unanime del progetto.

muos2Patrizia Livreri svolge il suo ruolo professionale e la sua valutazione tecnica è che abitanti e animali del territorio di Niscemi non hanno nulla da temere dalle onde del MUOS.

Non entriamo nel merito della valutazione della scienziata Patrizia Livreri: ovviamente, non abbiamo adeguate competenze, né mettiamo in dubbio la validità della stessa valutazione. Il punto, per noi (e da sempre), è un altro: il MUOS è una installazione militare stabile, e una installazione militare di un Paese straniero (gli Stati Uniti d’America) , che se pur “alleato” dell’Italia non deve dare conto all’Italia dell’uso che può fare di questo impianto. I governanti la Regione Siciliana che hanno dato con tranquillità (e vorremmo aggiungere, con enorme spregiudicatezza) il “nulla osta” alla realizzazione del MUOS, lo hanno fatto senza tenere conto di una “volontà” eventualmente contraria dei Siciliani, che mai sono stati chiamati a esprimere la loro opinione. E il discorso vale per tutte le basi statunitensi “autonome” sparse nel territorio isolano. Che lo si voglia ammettere oppure no, la realtà non muta: la Sicilia è stata trasformata in una piattaforma di guerra, divenendo, volente o nolente, un “target” privilegiato (si dice “sensibile”) per possibili ritorsioni. E tutto ciò non soltanto contravvenendo all’articolo 50 del Trattato di Pace tra l’Italia e le Potenze Alleate ed Associate firmato a Parigi il 10 febbraio del 1947, ma contravvenendo anche all’articolo 11 della stessa muos3Costituzione Italiana che sancisce il “ripudio alla guerra”. Responsabilità dei vari governi nazionali che hanno sottoscritto Trattati bilaterali Italia-Usa, ma, e soprattutto, responsabilità dei governi della Regione Siciliana che hanno consentito e stanno consentendo un “uso bellico” del territorio della Sicilia. E tutto ciò contravvengo all’Autonomia sancita dallo Statuto Speciale.

Il problema MUOS, dunque, non riguarda la questione delle onde elettromagnetiche che sprigiona l’impianto, ma l’uso militare che viene fatto. Dall’uso che viene fatto da una Potenza straniera. I Siciliani e (perché no!) gli italiani dovrebbero riflettere….

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