Intervista all’editore Arnaldo Lombardi

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VIAGGIO NELL’EDITORIA SICILIANA

di Salvo Zappulla

Arnaldo Lombardi nasce a Napoli nel 1938, dopo una breve esperienza nello studio legale Paterno, intraprende l’attività manageriale nella Olivetti spa. Per conto di questa azienda ha tenuto corsi di formazione nei centri Olivetti di Napoli e Firenze.

Dopo un’attività quinquennale maturata nella casa editrice Einaudi di Torino, nel 1971 rientra a Napoli e dirige la  “Edizioni Scientifiche Italiane”,  realizzando la «Storia di Napoli», opera in 14 volumi diretta dallo storico Ernesto Pontieri.

Nel 1976, terminata questa monumentale opera, si trasferisce in Sicilia per la realizzazione della altrettanto monumentale «Storia della Sicilia» diretta dallo storico  Rosario Romeo.

Durante questa esperienza ha avuto modo di sviluppare rapporti di amicizia e collaborazione con i maggiori esponenti della cultura siciliana, tra i quali Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, Vincenzo Consolo e artisti quali Renato Guttuso, Bruno Caruso, Salvatore Fiume, nonché col mondo accademico delle tre Università siciliane.

Terminata la “Storia della Sicilia” crea a Palermo, una propria casa editrice instaurando rapporti, anche societari, con  grandi aziende editoriali del nord, tra queste  la Marsilio editori di Venezia dove il suo ruolo era la progettazione e la realizzazione di una editoria  mirata a grandi eventi e rassegne d’arte).

Negli anni ottanta si trasferisce con la casa editrice a Siracusa e, oltre ad una editoria mirata a promuovere i Beni culturali del territorio con pubblicazioni e cataloghi d’arte, organizza mostre d’artisti contemporanei  tra cui l’importante mostra “Fiume a Siracusa” nell’ex Museo Archeologico di piazza Duomo, da febbraio a dicembre 1986.

Arnaldo Lombardi è stato l’ideatore e fondatore del Premio Vittorini, che sin dalla prima edizione, nel 1996, si inserisce tra i Premi nazionali più importanti.

Ha ricoperto la carica di Presidente della Associazione Siciliana Editori sino ad aprile 2015.

 

A proposito del Premio Vittorini, come hai fatto ad inserirti tra i premi  più importanti del panorama nazionale?

Il nome magico “Vittorini” a cui è intestato il Premio ed il sostegno di intellettuali  che in passato hanno vissuto in una maniera o nell’altra accanto allo scrittore, da Giulio Einaudi a Roberto Cerati, Inge Feltrinelli, Dario Fo e Raffaele Crovi. Poi le case editrici, specie quelle diciamo vittoriniane, che hanno inviato libri di autori significativi ed infine, con un pizzico di napoletanità, la convinzione generale che  il Premio “porta fortuna”! Cosa che viene confermata sia dalla vittoria, nella prima edizione, dell’allora “non famoso” Andrea Camilleri e successivamente dal giovane Ammaniti, che subito dopo la vittoria del Superpremio Vittorini, ha asceso le classifiche diventando uno degli scrittori più letti in Italia e all’estero.

 

Tutti noi ricordiamo l’ultima manifestazione nel 2012, al Teatro greco di Siracusa, con Frizzi che faceva da mattatore. Perché nell’anno successivo l’edizione non  è andata in scena?

Ufficialmente rinviata a data da destinarsi, come spiegò l’allora commissario della Provincia Regionale, Alessandro Giacchetti. “Una scelta dolorosa”, commentò, dovuta alle difficili condizioni finanziare dell’ Ente.  Ma purtroppo nei primi mesi del 2013 ci avevano dato il via e noi  abbiamo completato l’iter proclamando i vincitori al Salone del libro di Torino.  Poi… i soldi stanziati dalla Provincia hanno preso altre vie. Il problema però è che  Siracusa si è giocata la faccia sul rinvio-cancellazione della premiazione.  Ci siamo trovati in serio imbarazzo per l’interruzione da parte della Provincia dell’iter del Vittorini e principalmente per il mancato pagamento ai vincitori 2013 del premio loro conferito e annunciato sui principali media dai vari uffici stampa delle case editrici.

Ma la Regione, che mi sembra essere tra gli Enti patrocinatori, non poteva intervenire?

Certo, ma… le carenze in materia di promozione culturale da parte della nostra Regione sono ben altre e molto più gravi!

I lettori di Notabilis dovrebbero sapere che dal 2014 l’Assessorato regionale dei Beni Culturali non partecipa più al Salone del Libro di Torino, partecipazione che c’è sempre stata sin dalle prime edizioni.

A Torino sono presenti con propri stand istituzionali tutte le regioni italiane e in particolar modo le regioni del  sud quali Calabria, Puglia, Lucania, Campania e Sardegna  ovvero quelle Regioni che ben sanno che la promozione del turismo, quello colto e non quello mordi e fugge, si fa con l’editoria, ovvero con le pubblicazioni sui Beni culturali.  E quale miglior luogo  dei Salone del libro? Per nostra memoria ricordiamo che nel 2000, per la prima volta nell’editoria italiana, tre regioni (Campania, Sardegna e Sicilia) e le rispettive associazioni editori si presentarono al Salone Internazionale del Libro di Parigi con una iniziativa comune: Il Grand Tour dei viaggiatori francesi nel Mezzogiorno d’Italia.

Fu allestita, d’intesa con l’Ambasciata italiana, una grande area al centro del Salone, con una mostra di collages del barone Gianni Pennisi di Floristella dedicata ai Viaggiatori e fu tenuto un convegno, all’Istituto Italiano di Cultura, appunto sul Grand Tour.

Questa iniziativa contribuì a far sì che nell’anno successivo l’Italia diventasse il Paese ospite.

Come si fa a non capire che, specie oggi che non si va più nei paesi arabi,  occorre convogliare il turismo  nei luoghi d’Italia che sono ricchi di Beni Culturali?  E quale migliore occasione di una vetrina nei Saloni del libro di Europa? Non ci sono i fondi? Ma almeno si vada a Torino dove quest’anno ci sarà una presenza internazionale numerosa per il tema del Salone dedicato alla cultura Araba!  E proprio la Sicilia  è assente!

Sempre a Torino, nel 2014, la Regione decise all’ultimo momento di non partecipare, dovemmo chiedere alla Nuova Guinea, paese ospite,  di poter svolgere nel loro stand le manifestazioni programmate, tra cui una tavola rotonda sul ruolo delle scorte, presieduta dall’allora procuratore di Torino Caselli. Lo scorso anno, assente ancora la Regione siciliana,  gli editori hanno potuto esporre i propri libri in un piccolo stand realizzato grazie al contributo dei Comuni di Catania, Noto e Siracusa. Fu in questa occasione che un noto giornalista di origine siciliana, abituato a visitare a Torino lo stand istituzionale della Sicilia e vedendo le condizioni precarie degli editori, non poté fare a meno di notare in quanta eleganza gli stand delle altre Regioni esponevano i libri. Con tristezza mi confessò: “Nel passato ero felice quando visitavo, qui al Salone, lo stand della mia Sicilia, oggi mi vergogno per l’assenza e quindi per l’abisso in cui sta precipitando la cultura in Sicilia nell’indifferenza delle Istituzioni. Vorrei quindi nascondere la mia origine ma tutti sanno che sono un intellettuale siciliano”. Purtroppo anch’io dovetti confessargli che mi ero appena dimesso dalla presidenza degli editori siciliani per la precarietà in cui gli editori e i librai siciliani versavano e purtroppo cominciavano a chiudere  bottega. Oggi poi sono scomparsi dal mercato editori  e librerie storiche ed io lavoro per lo più in Umbria, ma la casa editrice resta a Siracusa in attesa che la Sicilia si svegli da un sonno che ci auguriamo tutti breve!

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