Si gioca attorno a casa nostra la partita mondiale della pace

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di Salvo Barbagallo

Si gioca attorno a casa nostra la partita mondiale sulla pace: nell’area del Mediterraneo, il mare che circonda e bagna la Sicilia. Una partita fra le grandi, medie e piccole Potenze: una partita che potrebbe essere considerata un’interessante “competizione” sportiva, se non fosse che si gioca sulla pelle di tutti e, soprattutto, sulla pelle di chi sta vicino al punto focale. La collettività, nel suo complesso, non ha la percezione di quanto stia accadendo, anche perché le informazioni “reali” non ci stanno, e di quanto si verifichi veramente si notano solo le ripercussioni negative (danni “collaterali”), come il continuo flusso di profughi che cercano di fuggire dai luoghi dove imperversa la guerra, dove il terrore domina ogni cosa.

Vladimir PutinCosì se il leader Vladimir Putin annuncia il ritiro dei contingenti russi dalla Siria, i mass media non danno la “notizia” scatolata a tutta pagina, ma la pongono in secondo piano, senza eccessivi approfondimenti, con il risultato che non si comprende bene se questa “decisione” debba essere considerata un evento positivo o negativo. Sfuggono, insomma, le motivazioni di base in quanto sono carenti i tasselli del quadro nel suo insieme. Così come giunge marginale l’annuncio della “disponibilità” dello stesso Assad a rimettere le determinazioni sul futuro della Siria nelle mani della popolazione. Cosa significano queste “azioni” mentre altro tipo di informazioni viene filtrato su un altro vicino scenario, quello della Libia che (come scrive Angela Mauro su Huffington Post di ieri, 16 marzo) l’Onu non aspetta più il voto del parlamento di Tobruk per dare il via al governo di Fayez al-Serraj in Libia, premier designato dalla comunità internazionale. Come ha ricordato solo qualche giorno fa l’ambasciatore dell’Onu per la Libia Martin Kobler, l’Isis “si sta espandendo” in Libia. Dunque, pur soffocando i proclami di guerra nelle pieghe della massima prudenza adottata dal governo italiano che è a capo delle operazioni, oggi i rappresentanti della Difesa di trenta paesi delle Nazioni Unite si sono riuniti a Roma, all’aeroporto militare di Centocelle, sede del comando operativo interforze. Obiettivo: pianificare le attività militari in Libia a sostegno del nuovo governo al-Serraj che, segnala una nota ufficiale del consiglio di sicurezza dell’Onu, può cominciare a insediarsi a Tripoli al più presto per operare in quanto sostenuto dalla maggioranza dei deputati di Tobruk, anche senza voto.

Quel che potrebbe apparire chiaro è che la situazione è in movimento, si potrebbe dire in “evoluzione”, ma su quale obbiettivo concreto c’è nebulosità. Dall’altra parte, sempre in tema d’informazione, si sconoscono le intenzioni e le operazioni che stanno conducendo Gran Bretagna e Francia, per non dire degli stessi USA, in quell’area dilaniata dalla guerra. Come mette in evidenza sempre Angela Mauro a Roma c’è stato uno scambio di idee su tutta l’area mediterranea. Di riunioni di questo genere ce ne saranno altre, ma di certo è in corso un’accelerazione: sulla Libia anche solo rispetto a una settimana fa lo scenario è cambiato. Riunioni tenute a Centocelle dalla “Liam”, la “Libya international assistance mission”, cioè dalla la coalizione internazionale che interverrà per rispondere alle richieste di assistenza del nuovo governo al-Serraj.

Navi russe nel Mediterraneo
Navi russe nel Mediterraneo

Siria, Libia, terrorismo jihadista/Isis, migranti, ricerca di nuovi assetti (di pace o di dominio territoriale?), difesa o consolidamento di interessi esistenti: nel calderone c’è tutto e più di tutto. La collettività Siciliana non sta a guardare: troppo presa dai problemi del quotidiano, la collettività Siciliana non tiene conto (purtroppo) che la Sicilia è principalmente l’avamposto armato degli USA e dei soggetti che con gli USA sono più o meno alleati. Ecco, in quest’ottica, c’è da chiedersi cosa stia significando il ritiro dei contingenti militari russi dalla Siria, mentre (questo è noto) Putin ha rafforzato in maniera considerevole la presenza della sua flotta nel Mediterraneo. Accordi comprensibilmente “segreti” tra USA e Russia? E chi lo può dire, se sono “segreti”? Nuove ripartizioni dei territori nell’area del Mediterraneo? E chi lo sa?…

Di certo, c’è da considerare, che una possibile “pacificazione interessata” passa da questa linea a sud dell’Europa, da questa “linea” che tocca integralmente la Sicilia, in un modo o in un altro. E il tutto nella più grande indifferenza (e silenzio) di chi governa questa regione strategica.

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