Sicilia. Tutto a gonfie vele, come in Italia

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di Luigi Asero

Avete capito bene, non siamo impazziti. In Sicilia tutto va a gonfie vele. Basta disfattismi, basta allarmismi, basta questo piangersi addosso di “trinacriota memoria”. È ora di prendere atto, una volta per tutte, che la Sicilia non ha alcun problema né politico, né economico, né tanto meno strutturale. La verità è che ci piace spesso lamentarci per ottenere qualche briciola in più…

Sarete completamente spiazzati da queste parole che sembrano rivoltare come un calzino tutto il senso delle nostre pubblicazioni e di quelle dei tanti altri organi di stampa più o meno indipendenti e non asserviti ai “poteri forti”. Che poi… ‘sti “poteri forti” cosa sarebbero? Nulla, semplicemente l’ennesima invenzione di una stampa che ha bisogno di creare notizie per “tirare a campare”. Anche nel nostro caso che siamo in realtà semplicemente un gruppo di persone che volontariamente scrivono opinioni e le propagano (o provano a farlo) tramite le pagine online di questo giornale. E che campiamo di mera visibilità.

Sì, vabbè… ora inizierete a pensare che ci siamo improvvisamente assopiti e che stiamo rinnegando pagine e pagine di elucubrazioni mentali in merito a una presunta “occupazione militare” da parte di Forze straniere (per giunta alleate e liberatrici), o che stiamo rinnegando della mala-politica che avrebbe affossato la nostra bella regione. No, la verità è che è l’unica politica possibile in una regione dove il compromesso inizia al primo vagito di un neonato… Nasce già con un debito altissimo sulla propria pelle, sa che non troverà sbocchi professionali quando (e se) arriverà in età adulta. E allora nasce già col compromesso: cresca come gli altri e probabilmente sopravviverà. A patto di non esigere troppo i propri diritti e a patto di non dover/voler per forza “pestare i piedi” a qualcuno.

Né stiamo rinnegando che l’economia sia al collasso. Ma la verità è che chi è sempre al collasso poi si abitua. E qui ci nasce proprio già collassato. Per cui perché lamentarsi sempre? Perché non accettare supinamente (e rispettosamente) la situazione, prenderne atto e smettere di piangersi addosso?

Perché poi, diciamolo… non è che a piangersi addosso ci si guadagna più qualcosa. Ci sono problemi ben più grandi. Sulle coste siciliane arrivano centinaia di profughi, migliaia e centinaia di migliaia ne arriveranno. Tanti sopravviveranno, altri no. Ma è il “gioco della vita”, inutile farne sempre una lagna. Anche a Gela o ad Augusta-Priolo tanti nascono e magari non sopravviveranno. Ma che si vuole di più? Piaceva quando gli stabilimenti petrolchimici erano prolifici di stipendi e appalti? Beh… il diavolo non liscia mai l’anima senza un prezzo da pagargli. Ecco. È il gioco della vita (e della morte).

Quante volte, da queste pagine, lì a scrivere del bilancio regionale in dissesto? Ma suvvìa… lo hanno approvato alla fine. Che poi una serie di spese fondamentali siano coperte finanziariamente soltanto sulla carta, che importa? A chi dovrebbe importare? A noi? Ma manco per idea, non prendiamo finanziamenti pubblici e non accetteremmo soldi sporchi. Voi direte: ma “sporchi” di cosa? Sporchi, rispondiamo noi, del sangue di tanti siciliani che avevano lottato per costruirlo questo Paese-Italia, del sangue di tanti siciliani che hanno lottato perché la nostra bella regione fosse valorizzata e non svilita sistematicamente, sporchi del sangue dei tanti siciliani che alla fine non ce l’hanno fatta e sono morti di suicidio o peggio “ammazzati”.

Allora basta lagnarsi: abbiamo il mare, abbiamo le isole, abbiamo i vulcani. Cos’altro serve? Se non è proprio il posto migliore per vivere, di certo è il più bello per morirci… più che nel resto d’Italia.

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