Per il degrado del patrimonio archeologico siciliano tutti colpevoli?

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di Carlo Barbagallo

Anche se la notizia non ha suscitato lo scalpore che meritava, è da ritenersi importante quantomeno (e non soltanto) per il suo contenuto (non soltanto simbolico). Sono indagati per omissione di atti d’ufficio, danneggiamento del patrimonio archeologico storico e artistico e di omissione di lavori in edifici che minacciano rovina, il presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta, i dirigenti regionali Gesualdo Campo, Rino Gigliola, Sergio Gelardi, Gaetano Pennino e anche l’ex presidente della regione Raffaele Lombardo.

Castello Svevo di Augusta
Castello Svevo di Augusta

L’indagine è stata messa in moto a seguito di una denuncia presentata dall’associazione Italia Nostra con la quale venivano segnalati pericolosi danneggiamenti strutturali del Castello Svevo di Augusta “dovuti esclusivamente alla mancata manutenzione e all’abbandono del monumento da parte della Regione Siciliana”. Questi danneggiamenti, secondo la Procura della Repubblica di Siracusa, sono stati riscontrati dagli accertamenti effettuati dai carabinieri del Nucleo Tutela del patrimonio culturale di Siracusa. Il monumento storico è stato posto sotto sequestro, anche per la sicurezza dei turisti, considerato che “potrebbe crollare da un momento all’altro”. Il Castello Svevo di Augusta è stato affidato dal Gip Michele Consiglio alla custodia giudiziaria del soprintendente ai Beni culturali di Siracusa, Rosalba Panvini, mentre l’inchiesta viene coordinata dal procuratore Francesco Paolo Giordano e dal sostituto Marco Di Mauro.

Per quanto risulta, è la prima volta che illustri personaggi finiscano nelle maglie della giustizia per il reato di danneggiamento al patrimonio archeologico: dovrebbe essere considerato un punto di riferimento d’avvio per una approfondita analisi del complessivo patrimonio archeologico siciliano, del quale (in moltissimi e moltissimi casi) non si conoscono le effettive condizioni di conservazione, la tutela e la fruizione pubblica. Il territorio della Sicilia è costellato di importanti siti archeologici che non solo ne raccontano la sua storia nei millenni, ma costituiscono la testimonianza inalienabile della sua cultura. Un patrimonio che tutto il mondo ci invidia, ma che, purtroppo, non è mai stato tutelato a sufficienza e valorizzato nel modo più opportuno, anche da un punto di vista turistico. E ciò nonostante che a livello regionale, provinciale o comunale esistanto gli organismi competenti con lo specifico scopo di tutela e fruizione di questi beni che, alla fine, appartengono alla collettività locale e mondiale.

Torre del Vescovo a Catania
Torre del Vescovo a Catania

Il degrado in cui versa il Castello Svevo di Augusta è solo uno dei tanti esempi dell’abbandono di tanti e tanti siti archeologici sparsi nel territorio dell’Isola. Ora l’Autorità giudiziaria ha evidenziato il principio secondo cui “la funzione di vigilanza e tutela di un bene immobile di notevole importanza monumentale non afferisce al profilo di discrezionalità del proprietario, ma piuttosto a ben specifici obblighi giuridici di agire, che si traggono agevolmente dalla disciplina penale, da quella civile e, infine, da quella amministrativa che affida compiti e poteri alla pubblica amministrazione in virtù del fondamentale principio di rango costituzionale di tutela del patrimonio storico e artistico del paesaggio della Nazione”. C’è da chiedersi se è necessario che intervenga l’Autorità giudiziaria per salvaguardare un “bene comune” quale è, appunto, il patrimonio archeologico della propria terra, quando salvaguardare questi beni è un dovere specifico delle pubbliche amministrazioni?

La Regione, gli enti pubblici locali dovrebbero farsi carico dei sopralluoghi necessari per controllare lo stato in cui versano i siti archeologici e provvedere alle indispensabili opere di manutenzione, là dove necessario. Una mappatura completa, per evitare ciò che sta accadendo per il Castello Svevo di Augusta.

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