Non trenta denari ma molto meno di un asse

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di Guido Di Stefano

     Vi sembrerà inverosimile ma questo sembra essere il valore attribuito a ogni “essere umano” (loro concittadino e “non”) da tanti politici occidentali (diventati molti in un crescendo esponenziale negli ultimi venti lustri o poco più). Crediamo sia il caso di sorvolare sul “battage” propagandistico-elettorale relativo a riscatti milionari veri o presunti pagati in favore di “unicissime” fortunate persone perché altrimenti bisognerebbe chiarire gli aspetti delle oscure negligenze nei confronti di qualche “silente” e innocente (come da indiscrezioni) servitore della patria lasciato in balia del destino: vittime di segrete ragioni di stato (il nostro e/o l’altrui?) o, secondo i maldicenti, di banali intrecci politico-economici?

     E’ utile precisare che l’unità “asse” equivaleva  a  un sedicesimo del “denaro” (la  biblica  moneta). Come ci raccontano le vicende del mondo e soprattutto le più recenti, pertanto, ogni cittadino occidentale ha un valore nominale intrinseco (secondo la visione di molti politici) pari a poco più di due millesimi della somma che “avrebbe” riscosso Giuda. Pensate un poco quale valore possono attribuire “lor signori” a quelli che concittadini non sono!

     Una  deriva  verso lo zero che alla fine non ci coglie di sorpresa. Si è sempre detto che in democrazia contano “i numeri” (via via più dei programmi, restava sempre sottinteso). Quale meraviglia quindi se tanti politici (d’occidente “in primis”) hanno velocemente confinato gli esseri umani (vivi o morti) nell’universo dei numeri? E si sa: i numeri presi singolarmente e astrattamente non hanno valore alcuno. Quindi vanno prima collegati a qualche “valore tangibile” e poi incolonnati, sommati, moltiplicati, incamerati, sottratti, movimentati, sfruttati, insomma “coniugati” alla bisogna assicurano benessere (non necessariamente ai più) e potere a pochi, reale o apparente e giusto o ingiusto poco importa . A volte servono anche a mettere “gli uni contro gli altri armati” specie se trattasi di poveri tartassati  e di popoli “indifesi”, tutti indistintamente ingannati e spogliati.  Sembrerebbero finite le vecchie lotte di classe: ora i poveri combattono con i poveri e i ricchi, anche se in competizione tra loro, concordano e fanno fronte unico per spingere tutti gli altri (numeri sottomessi) alla miseria.

    In questo caos  si è consolidata la corte degli opportunisti sempre pronti a correre in soccorso dei vincitori: come i cortigiani di ogni epoca e regime sono sempre lì a pescare in quelle acque oscure, alla cui turbolenza danno un contributo spesso determinante.

    Temiamo però che in questi nostri tempi il valore, da alcuni  “potenti” attribuito alle genti, sia di molto inferiore. Ci sembra il caso di richiamare il biblico piatto di lenticchie. Esaù, sta scritto, cedette la sua primogenitura  con i connessi  diritti-doveri spettanti a lui e alla sua discendenza  per il noto piatto (o scodella) di lenticchie. E’ nostra ferma impressione che i valori identità-cultura-libertà-dignità-benessere-speranza-amore-fratellanza- carità-giustizia-verità, insomma l’intero patrimonio di millenni e la  vita  di interi popoli e delle loro discendenze,  siano stati “banditi all’asta” non per un piatto ma per un “cucchiaino” di lenticchie (forse un poco di effimera gloria e tonante visibilità).

     E questo porta alla deriva totale: la distruzione!

     “Dov’è carità e amore, lì c’è Dio” comunica un delicato canto ecclesiale: chi o cosa  ospitano allora i cosiddetti potenti nelle stanze dei palazzi  loro (o affidati a loro)?

      Mentre ci chiediamo “chi ci salverà” nutriamo ancora  una speranza: “portae inferi non praevalebunt

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