Migranti/profughi: Sicilia senza frontiere

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migdi Salvo Barbagallo

Mettiamo il filo spinato nel Mediterraneo per “bloccare” il flusso dei fuggitivi/profughi diretti verso le coste della Sicilia? Ma siamo seri! Eppure di ciò che avviene nelle acque dell’ex Mare Nostrum si parla poco, almeno poco appare sui mass media: certo, occorrono bambini che affondano inesorabilmente fra le onde per mettere qualche notizia immersa nel mare delle notizie per ricordare la grande tragedia che si sta consumando da tempo, senza che soluzioni adeguate vengano poste su un tavolo qualsiasi di discussione “europea”. Certo la situazione si aggrava, si aggrava come la lenta agonia di un’Europa che mostra contrasti virulenti in ogni circostanza nella quale occorre avere non soltanto “apertura”, ma “umanità razionale”. All’apertura si risponde con la chiusura: si vogliono alzare barriere, chiudere frontiere, si vuole annullare la grande conquista che è stata “Schengen”. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha dichiarato: A tutti quelli che credono che per l’Italia la soluzione sia chiudere Schengen, dico: ma si rendono conto o no che non possiamo mettere il filo spinato nel Mar Mediterraneo e nemmeno nell’Adriatico, e che il danno economico sarebbe enorme?

mig1Si parla di “danni”, ma il fattore “umano” pare che non abbia peso sulle diatribe politiche, dimenticando tutti come si è provocata l’attuale situazione e quali elementi l’hanno determinata e aggravata negli ultimi anni. Nei “colloqui” dei giorni scorsi ad Amsterdam tutti i rappresentanti dei 28 Paesi UE hanno mostrato massima disponibilità per non far fallire il Trattato di Schengen, ma subito dopo hanno sottolineato la necessità di sospenderlo e continuare i controlli fino a quando i numeri dei migranti non si ridurranno in maniera concreta. Come ha sottolineato Fiorenza Sarzanini su Il Corriere della Sera le previsioni dicono che almeno per tutto il 2016 non ci sarà alcun calo, anzi. Quanto avvenuto nelle ultime ore con migliaia di persone che premono per entrare negli Stati europei, dimostra che la tendenza è quella di un’intensificazione degli arrivi. E dunque appare chiaro quale sia il rischio per l’Italia: gestire gli sbarchi che inevitabilmente saranno più massicci. Anche perché è fin troppo facile prevedere, di fronte alla chiusura della rotta terrestre cosa accadrà nei prossimi mesi. A parole sono tutti d’accordo sulla necessità di non far fallire Schengen, ma nei fatti ogni Stato ha una giustificazione per sostenere la necessità di sospenderlo “temporaneamente”.

mig2All’attenzione, ovviamente, il “problema terrorismo”, dopo l’allarme lanciato da Europol sugli “attacchi su vasta scala” in Europa in preparazione da parte dell’Isis: il riferimento è per la prevista ondata di migranti/profughi in arrivo in Europa dalla Siria e dalla Libia con tutte le minacce per l’ordine e la sicurezza, dopo che i piani che la Commissione ha presentato negli ultimi otto mesi per rallentare i flussi non sono stati messi in pratica dagli stati membri, dalla redistribuzione ad una migliore gestione delle frontiere esterne. Come ha evidenziato Francesco Grignetti sul quotidiano La Stampa Con sei Paesi che sospendono il Trattato per due anni (Francia, Germania, Austria, Svezia, Danimarca e Croazia), e altri che sembrano pronti a seguirli, Schengen di fatto non esiste più. Altro che libera circolazione per l’Europa. Ormai la circolazione è libera per modo di dire.

Chiudere Schengen non basta per fermare eventuali azioni terroristiche sul suolo europeo: la questione è a monte e riguarda principalmente la Libia e l’avanzata del Califfato jihadista in quel territorio. In una situazione simile la Sicilia è in primo piano: nessuna frontiera, mezzi inadeguati per il controllo dei migranti/profughi, centri d’accoglienza che non si sa se continuano a funzionare e come, mentre il ministro Angelino Alfano sostiene che di centri di accoglienza bisogna aprirne un numero sufficiente. L’Italia (la Sicilia soprattutto) è uno dei Paesi di primo arrivo: nel 2015 sono stati oltre 150 mila i richiedenti asilo che sono sbarcati da noi. Moltissimi hanno poi proseguito il loro viaggio verso la Francia o verso il Nord Europa.

Maggiori incognite, dunque, per l’immediato futuro: una pietanza amara per quanti hanno cercato inutilmente di risolvere la questione.

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