La Sicilia, l’Italia e il “pasticcio Libia”

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di Vittorio Spada

Per quel che è dato vedere e sentire, in Sicilia non appare alcun interesse per gli eventi che hanno sconvolto la Libia e per gli accadimenti che stanno maturando in questi giorni: il Paese vicino di casa è come se fosse lontano anni luce e quel che accadrà nel suo immediato futuro non sembra preoccupare chi governa l’Isola e (forse) gli stessi abitanti dell’Isola. Che le milizie jihadiste avanzino nella Sirte, che ci siano raid di velivoli sconosciuti che cerchino di ostacolarne il cammino, è un problema che (almeno in apparenza) non tocca nessuno. D’altra parte l’indifferenza è così diffusa e generalizzata che copre anche le questioni che più toccano la Sicilia, come, per esempio, il flusso mai interrotto di migranti/profughi del quale non parla più nessuno, come se fosse esaurito da tempo, mentre così non è. Nessuno è a conoscenza se nelle basi militari dell’Isola (come Sigonella o Trapani) ci siano preparativi in vista di una eventuale ma possibile operazione “bellica” di supporto al precario nuovo governo libico, pur essendo a conoscenza che qualora dovesse esserci simile operazione sarebbe a “guida” italiana. Di questa situazione delicata (a quel che risulta) il premier italiano Matteo Renzi non ha discusso con chi ha in mano il destino dell’Isola/Sicilia, cioè con il governatore Rosario Crocetta. Eppure presenze interessanti in Sicilia ci sono, e si muovono nella massima riservatezza, come quella di Edward Luttwak a Sigonella pochi giorni addietro. Presenza, ovviamente, che nessuno ha confermato, e pertanto se ne sconoscono anche le motivazioni.

libIl terrorismo jihadista? Non ha mai allarmato la Sicilia: se minacce vengono fatte sono indirizzate all’Italia, non alla Sicilia, come se la Sicilia fosse un mondo a sé stante.

E l’ultima minaccia, che i principali quotidiani online hanno subito riportato ieri (i quotidiani cartacei la propongono oggi) è stata lanciata dal numero due dell’organizzazione di al-Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), l’algerino Abu Ubaydah Yusuf al-Anabi, in un video di 23 minuti e 24 secondi il cui contenuto è stato rivelato dall’agenzia mauritana al-Akhbar: “L’Italia romana ha occupato Tripoli e se ne pentirà”. Riportano Huffington Post e La Stampa: il leader di al-Qaeda nel Maghreb sostiene che “un generale italiano“, di cui non fornisce altri dettagli, sia “a capo di un governo fantoccio di cui fa parte gente della nostra razza che ha venduto la sua religione”, alla stregua di quanto accadde in Iraq con “la nomina di Paul Bremer dopo la campagna criminale di George Bush (…) Vi morderete le mani pentendovi di essere entrati nella terra di Omar al-Mukhtar (il combattente libico che guidò la resistenza all’occupazione italiana, ndr) e ne uscirete umiliati e sottomessi, con il permesso di Dio”.

lib2Solo farneticazioni? Non crediamo, se è vero come ha scritto martedì scorso (12 gennaio) Andrea Indini su Il Giornale che La Libia è in fiamme. Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia sono pronti a intervenire militarmente. I tre Paesi occidentali, secondo Sky Arabia, stanno progettando raid contro gli obiettivi dello Stato islamico. L’obiettivo è fermare l’offensiva del gruppo jihadista sulla zona della mezza luna petrolifera. Da giorni i media libici danno notizia di caccia “non identificati” che sorvolano la città di Sirte in previsione di attacchi aerei. Nei dieci campi petroliferi, da poco conquistati dal Califfato nell’est della Libia, sono dispiegati circa 5mila tagliagole dello Stato islamico. Tanto che la compagnia petrolifera libica National oil corporation (Noc) ha svuotato i serbatoi di stoccaggio del petrolio a Ras Lanuf, nella Cirenaica, come precauzione dopo gli attacchi condotti dalle milizie islamiste.

Una situazione al limite di rottura ormai da tempo, una situazione che può precipitare da un momento all’altro. Ma in Sicilia, e forse anche in Italia, questa situazione si sviluppa nell’indifferenza. Forse, come abbiamo avuto modo di scrivere, ci stiamo abituando a tutto, anche alle cose più orribili, e tutto apparirà virtuale fin quando la realtà non ci cadrà addosso direttamente.

 

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