Dove sono i tesori che furono nostri?

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di Guido Di Stefano

Dove sono i giusti giudici di Berlino, di Londra, di Sicilia, incorruttibili e incorrotti,  che fronteggiarono, alta la fronte e ritta la schiena, i loro sovrani e i loro antagonisti (palesi e occulti)? Dove sono i grandi imperatori che si compiacevano della giustizia dei loro giudici e dal loro operato traevano serenità, conforto e la consapevolezza che quegli uomini giusti e alteri erano garanzia e  salvaguardia del loro popolo, della loro nazione, della sovranità del loro stato, persino del loro  trono? Dove sono i capi che avrebbero dovuto intuire e “intelligere” i loro pensieri e comportamenti ed esaltare gli intelletti liberi e retti e non le striscianti piccole menti dei servi adulatori e idolatri?   Sono tutti morti o qualcuno è ancora presente?

Sono domande angosciose le nostre, che aprono le porte a tante altre domande, ineludibili nel caotico e buio contesto attuale.  Sicchè  le risposte a volte suonano come invocazioni d’aiuto  e sollecitano altre domande che precipitano (inascoltate) in un universo rumoroso svuotato di ogni valore proprio dell’umanità e dello Spirito Creatore.

In Occidente, dove la scienza ha perso di vista la coscienza da molti decenni, siamo frastornati da disinformazione, sovra-informazione, distorta informazione, falsa informazione; e anche dai silenzi dei regimi, autoreferenti e solidali nella difesa degli interessi e dell’impunito arbitrio di pochi. E quando parlano molti,  leaders per oscura investitura o per “fideismo” degli elettori o per “distrazione” degli stessi, sono capaci di affermare il tutto e l’opposto di tutto in rapida situazione; tuonano, minacciano, demonizzano, deridono, incoraggiamo, sorridono, prendono in giro con scioltezza; l’ultima parola spetta a loro, quindi guai a chi osa fiatare dopo il pronunciamento dei loro proclami; insomma sono veramente tenaci e non si arrendono mai nemmeno davanti all’evidenza , davanti alla miseria, davanti alla schiavitù, davanti alla barbarie, davanti alla morte (degli innocenti di solito).

E quando si uniscono a loro i loro “fedeli” sembra di ascoltare ogni volta e per ognuno di loro un’ assordante e improvvisata (senza spartito ovvero a ritmo libero) cacofonia per tromba (o trombone) solista e orchestra di piatti e grancasse.

Corre obbligo segnalare che qualche “vertice” della vecchia Europa politica e istituzionale garbatamente (e instancabilmente) indica e pratica la retta via del rispetto, della sovranità, della democrazia, della cultura, dell’identità, della luce.

E persone valide operano anche in altre parti del mondo, anche se troppe “talpe” non vedono o non vogliono riconoscerne il valore e l’importanza.

Ma il caos avviluppa il pianeta e i pochi di buona volontà e di retto governo sono  esposti alle forze del maligno,  ideatore e istigatore della guerra ibrida e della guerra asimmetrica.  Forse di umano troppe persone hanno solo l’aspetto esteriore; non brilla in loro la “scintilla” del Creatore: altrimenti perché asservirsi e massacrare  tutto il mondo per un piedistallo, per qualche lingotto e per qualche barile in più?

Così è in Sicilia, in Italia, nell’Europa che non è (UE), nella NATO, oltre Atlantico e  perfino nel palazzo di vetro dove sono ormai tanti gli imitatori di tante pessime abitudini.

Tanto per “deprimerci” di più insistiamo su qualche punto.

Si parla tanto di habitat e bio-diversità come valori indiscutibili e imprescindibili alla vita dell’intero pianeta. Perché fermarsi allora alle “forme” vegetali e animali? Perché non abbracciare le problematiche nella loro globalità? Umanamente abbiamo continenti, regioni, nazioni, stati,  razze, popolazioni , culture, identità diversi eppure complementari, sussidiarie, indispensabili   e  concorrenti al bene comune: ci sentiamo di affermare sinteticamente che il genere umano  vive nei più diversi habitat e che è ricco di bio-diversità e quindi è tutto da salvaguardare e valorizzare, dal granello di sabbia alla montagna, dalla goccia d’acqua all’oceano, dal micro-organismo al pachiderma, dal batterio all’homo sapiens-sapiens, dalla piccola tribù al grande popolo, dal graffio sulla pietra al grande poema, dal ricordo di una capanna alle epopee di un impero…

Chi e perché allora spinge alle spoliazioni, alle distruzioni, alle cancellazioni, all’appiattimento globale?

Solo le macchine o i demoni  possono  tendere all’annichilimento dell’essere umano e  solo le macchine o i demoni possono anche “ipotizzare” che l’essere umano rinuncerà alle sue ultramillenarie aspirazioni a  giustizia, libertà, umanità, fratellanza, democrazia e uguaglianza nella diversa identità.

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