Chi ha raccolto l’eredità di Licio Gelli?

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di Vittorio Spada

Licio Gelli, l’ex maestro venerabile della loggia massonica P2, tiene le prime pagine dei giornali e delle Tv anche da morto: dimenticato e considerato “superato” da tanti e tanti avvenimenti (spesso tragici) degli ultimi anni, è tornato alla ribalta con la conclusione della sua vita, avvenuta nella sua casa di Arezzo (la ben nota Villa Wanda) l’altro ieri (martedì 14).

GelliUna cronologia indubbiamente ricca di episodi inquietanti, quella che ha caratterizzato la vita di Gelli, chiusa alla veneranda età di 96 anni. Come ha scritto Il Corriere della Sera con la fine della sua vicenda umana, Gelli si porta appresso molti dei segreti che hanno segnato alcuni dei fatti più tremendi e oscuri della storia repubblicana. Non c’è stato grande mistero degli ultimi 50 anni che non lo abbia visto protagonista, diretto o indiretto. Segreti che, probabilmente, non saranno mai svelati ma che hanno condizionato (e forse ancora oggi condizionano), in un modo o in un altro, la vita del Paese Italia. Segreti che hanno segnato in maniera pesante il percorso della Massoneria in Italia, rendendola all’opinione pubblica come una organizzazione dalla quale stare alla larga per evitare etichettature nefaste. Comprensibile il risultato, e la definizione di “massoneria deviata” riferita alle vicende della P2 non ha salvato un contesto generale. La diffidenza e rimasta, e la Massoneria continua a essere classificata come “consorteria” o “lobby affaristica” perché in tal modo viene percepita dal cittadino comune.

La storia di Licio Gelli è nota in tutte le sue sfaccettature giudiziarie, nei coinvolgimenti veri o presunti (in quanto non provati radicalmente) in fatti tragici delle strategia della tensione, negli anni di piombo, ma soprattutto per il famoso elenco di un migliaio di nomi appartenenti alla loggia P2 trovati il 17 marzo del 1981 a seguito dell’inchiesta dei giudici milanesi Giuliano Turone e Gherardo Colombo, che indagavano sul crac Sindona. Proprio a Villa Wanda gli investigatori trovarono una valigetta contenente il “Piano di rinascita democratica” e la lista di iscritti alla P2: il ritrovamento provocò un terremoto nel mondo politico italiano. Negli elenchi figuravano, infatti, ministri, parlamentari, finanzieri come Michele Sindona e Roberto Calvi, editori, giornalisti, vertici militari, capi dei servizi segreti, prefetti, questori, magistrati, tutti facenti parte delle istituzioni, nelle armi, nei giornali e nel mondo dell’economia. Per i magistrati il compito degli iscritti alla P2 doveva essere funzionale alla realizzazione del “Piano di rinascita democratica”, un progetto di trasformazione della Repubblica da parlamentare a presidenzialista, da realizzare attraverso l’infiltrazione nei ruoli-chiave delle istituzioni degli affiliati alla loggia.

A tanti anni di distanza, e a poche ore dalla fine del maestro venerabile della loggia P2 del Grande Oriente d’Italia, ci sarebbe da chiedersi se il vero “burattinaio” (come venne definito) sia stato veramente Ligio Gelli o qualche personalità politica d’alto bordo di quei tempi rimasta sconosciuta e fuori dallo scandalo che squassò l’Italia.

Di Licio Gelli i mass media hanno ricordato i processi e le condanne, gli arresti e le fughe, ma (a quel che risulta) nessuno ha parlato di possibili “eredi” di quel meccanismo definito chiaramente “deviato” che aveva come (presunta) finalità l’occupazione delle istituzioni e l’occupazione dell’economia del Paese; nessuno ha mai accertato se qualcuno abbia raccolto l’eredità dei rapporti che Licio Gelli intratteneva con imprenditori (da nord a sud); nessuno si è mai chiesto il perché alcuni dei mali peggiori che hanno pesato sul Paese siano nati proprio ad Arezzo dove ha vissuto Gelli (o nel circondario).

Con la sua dipartita Licio Gelli non lascia soltanto segreti e misteri, ma anche molti interrogativi. Basti guardare bene a quanto accade oggi in Italia.

Dunque, chi ha raccolto l’eredità di Licio Gelli?

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