Mitica Europa

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di Guido Di Stefano

    C’era una volta una principessa dalla bellezza solare: EUROPA era il suo nome. Viveva felice e serena finchè non la “scoprì” quel tale Zeus (alias Giove, più orco che divinità) che se ne invaghì oltremodo. E siccome non sono mai mancati i “compari” gli fece da spalla quel tale Ermes (alias Mercurio messaggero degli dei), che improvvisatosi pastore spinse i buoi del re (padre della fanciulla) verso la riva.

   Il sommo Zeus trasse in inganno  la candida principessa tramutandosi in un docile toro bianco al pascolo tra i buoi  e inducendola così a cavalcarlo: la rapì, la portò lontano dai suoi affetti e quindi la violentò. Ebbe tre figli da lei e ricambiò l’amore rubato con tre doni: il guardiano Talo (l’uomo di bronzo), il cane (insuperabile nella caccia) Laelaps e un “infallibile” giavellotto (arma di offesa).

    Non fu l’unica vittima della perfidia e delle bramosie di Giove: non bastandogli la moglie Era (alias Giunone) e l’amica Circe,  oltre a Europa circuì  e “violò” (“mutato” in un satiro)  Antiope (figlia di Nitteo che partorì due gemelli), Callisto (per l’occasione lui si “mutò” in Artemide e da lei ebbe un figlio); e si premurò anche rapire “tramite un’aquila” l’adolescente Ganimede, onde ravvivare e allietare i banchetti sull’Olimpo.

    Proprio un grande gaudente Zeus: al giorno d’oggi avrebbe guadagnato le incriminazioni di sequestro, ratto, corruzione di minorenne, violenza carnale da solo o  in concorso e magari di abuso di potere! Eppure come re dell’Olimpo, degli dei e del mondo intero avrebbe dovuto assicurare giustizia, libertà, benessere e rispetto a tutti i suoi sudditi divini o umani che fossero. A sua attenuante si potrbbe semplicemente dire che l’Olimpo era popolato da entità rissose, attaccabrighe, iraconde, vendicative, gelose più protese al soddisfacimento delle proprie brame di dominio fisico e mentale  che al bene dell’umanità. Effettivamente erano “incapaci” di generare pensieri  e azioni costruttivi e universali. Al massimo, per i propri scopi, ognuno di loro curava i fedeli servi, preoccupandosi di proteggerli dalle ire degli altri.

    A questo punto riteniamo opportuno citare le parole di chi ci ha preceduto, per collegare il passato “mitologico” ai nostri tempi.

    Attribuito a Salomone ma (dicono tanti) risalente alla civiltà sumerica  leggiamo il saggio detto: “Quello che è stato è quello che sarà; quello che è stato fatto è quello che sarà fatto: non c’è niente sotto il sole”.

    E in tempi molto recenti troviamo l’aforisma del russo Isaac Asimov: “ La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci” .

     Se visualizziamo non come singole entità ma come regioni (del globo), nazioni o popoli i nomi mitologici scopriamo le attuali tragiche realtà: i  popoli vivono il dramma di una guerra mondiale ibrida, gli dei (oligarchi della politica e del denaro dagli interessi svariati ma convergenti su caos e distruzione) ) pontificano sulla “non guerra”.

    Troviamo così Zeus, Era, Circe e le loro corti di divinità, messaggeri, bovini al pascolo, bestie varie da una parte ed Europa, Antiope, Callisto e Ganimede dall’altra: i primi dediti alle loro orge di potere e denaro e gli altri ad aspettare un domani che non arriva; i primi a governare con la violenza, gli altri a sognare giustizia, libertà, fratellanza.

    E il novello Zeus (ben collaborato) si presenta ancora sotto mentite spoglie per violare e possedere tutto quello che in qualche modo è bello-buono-ricco e non gli appartiene: sempre con la violenza.

    Il mondo è oppresso: il novello Zeus (assistito, confortato, indirizzato o chissà forse comandato da suoi simili) si atteggia a giudice supremo, benefattore, pacificatore dell’umanità; e l’umanità boccheggia e muore mentre (oggi più numerosi e peggiori che nei miti) proliferano i nuovi Ermes  “compari-messaggeri” (oggi uomini e donne) e dilagano i “figli illegittimi” (più violenti del “padre” che li ha generati).

     Chi li fermerà? Un umano Eracle e un umano Iolao? O dovremo aspettarci la salvezza dalle profondità dell’universo?

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