La notte delle stragi a Parigi. Sull’orlo di una guerra totale

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Di Salvo Barbagallo

Si è delineato con crudezza il mosaico dei feroci avvenimenti che dalle ore 21 e 20 di ieri sera (13 novembre, da non dimenticare) hanno insanguinato Parigi e sconvolto il mondo intero, mentre terrificante appare il bilancio degli attacchi jihadisti dell’Isis. Sono 168 i morti accertati, ma il numero è, purtroppo, destinato a salire perché molti feriti versano in gravi condizioni.

Ore d’incubo a Parigi, attacchi coordinati e simultanei. Primo attacco a colpi di kalashnikov al ristorante “la piccola Cambogia”, del decimo arrondissement, nella zona del Canale Saint Martin, affollatissima di venerdì sera perché è una delle zone nevralgiche del turismo; quaranta i morti allo Stade de France dove si stava giocando l’amichevole Francia-Germania; 118 le vittime al Bataclan, sala di concerti nell’XI arrondissement (non lontano dalla sede del settimanale Charlie Hebdo, luogo dell’attentato del 7 gennaio dello scorso anno) dove si stava tenendo un concerto rock del gruppo americano “Eagles of death metal”, uccisi a uno a uno gli ostaggi, quattro terroristi si sarebbero fatti esplodere durante l’assalto finale, mentre uno di loro urlava “Allah Akbar”, “Allah è grande”.

La Francia tutta è in stato di allerta massimo, misure eccezionali, stato d’emergenza, dimensione bellica: mobilitazione generale, seimila agenti impegnati, l’esercito richiamato, duemila teste di cuoio operative nella capitale. Il governo ha decretato il piano Alpha Rouge, un livello di allarme mai toccato prima e che corrisponde al livello “attentati multipli”, l’ultima volta adottato nel 1944. Hollande ha chiamato all’unità il Paese: “Capiamo che c’è paura, ma dobbiamo reagire. Noi non ci faremo impressionare, è un vero atto di barbarie al quale non ci rassegneremo (…) Abbiamo mobilitato tutte le forze possibili per mettere in sicurezza tutto il territorio parigino (…).

Il senso di pericolo ormai è per chiunque, e vengono tenute nel debito conto le minacce che vengono lanciate dall’Isis diramate dal canale Dabiq France (la rivista francese dello Stato islamico): “La Francia manda i suoi aerei in Siria, bombarda uccidendo i bambini, oggi beve dalla stessa coppa: dopo Parigi, ora “tocca a Roma, Londra e Washington”.

E’ apparso chiaro all’intelligence francese (e mondiale) che gli attacchi islamici sono stati opera di “professionisti” del terrore e non di “lupi solitari”, ma non tranquillizza la circostanza che il commando terroristico sia stato sgominato, con otto jihadisti uccisi. Si teme l’alleanza operativa tra Isis e Al Qaeda: unità jihadista contro l’Occidente. Una “unità” jihadista contro l’Occidente chiesta a fine settembre scorso dall’egiziano Ayman al-Zawahiri, leader dell’organizzazione terroristica internazionale “Al Qaeda”, che ha invitato i musulmani ad unirsi per contrastare la “minaccia” della Russia e dell’Occidente in Siria e in Iraq. Al Zawahiri aveva dichiarato che se i nemici hanno cominciato a coordinare le loro azioni in Siria e in Iraq, anche i gruppi terroristici hanno bisogno di fermare le faide ed intraprendere azioni congiunte. Nel suo messaggio diffuso su internet, al-Zawahiri aveva affermato: “Gli americani, i russi, gli iraniani e gli hezbollah e gli alawiti coordinano le loro guerra contro di noi: quindi dobbiamo smettere di combatterci l’un l’altro e coordinare le nostre azioni contro di loro?”.

Fa riflettere il commento di Lucia Annunziata sul quotidiano Huffington Post: “… Noi tutti possiamo chiudere le nostre porte, nasconderci nelle nostre case, cercare di rimettere sotto controllo il nostro territorio per individuare e colpire chi ci attacca; ma chi ci attacca è dentro di noi, sono uomini e donne che hanno regolari passaporti dei nostri paesi perché vi sono cresciuti, o perché vi sono entrati mescolandosi con le migliaia di vittime, migranti che fuggono la violenza terrorista nei paesi d’origine. Questi uomini e donne sanno tutto di Schengen, sanno tutto dell’Europa, dei nostri costumi e delle nostre abitudini, dei luoghi dove amiamo andare in vacanza, e dei bar, ristoranti e sale da cinema o da ballo dove passiamo le sere dei fine settimana. E loro stessi somigliano perfettamente a noi: vestono e agiscono come noi…”.

Ecco perché il senso di pericolo ormai è per chiunque e si comprende dove punta la strategia del terrore, mentre più alta si alza la voce di chi dice “Sono fra di noi, ora basta con il buonismo”. Necessario, però, controllare le legittime reazioni emotive di fronte a eventi simili. A qualcuno potrebbe scivolare il piede e innescare e mettere in moto un meccanismo ancora più devastante: scatenare una guerra totale, forse irreversibile.

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