Italia: contro la guerra ma produce (e vende) armi

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di Salvo Barbagallo

L’ipocrisia è una delle gemme più belle che mette in mostra l’Italia, principalmente ne fanno brillante sfoggio  chi governa il Paese, così come ha dimostrato il nostro premier Matteo Renzi nell’incontro che ha avuto con Hollande per discutere sulla questione “Isis” (che ora gli americani e soprattutto il mondo arabo preferiscono chiamare “Daesh”, acronimo dell’equivalente di Isis, vale a dire “Al dawla al islamiya fi al Iraq wal Sham“, ricordando che Sham è l’antico titolo della Siria in arabo). Matteo Renzi ha promesso “collaborazione” italiana alla lotta al “Daesh=Isis”: “C’è la necessità di una coalizione sempre più ampia che porti alla distruzione” dell’Isis e del disegno atroce che esso rappresenta (…) ma occorre una risposta culturale, non solo militare (…)”, e più di tanto, concretamente non è andato. Al contrario, Angela Merkel, secondo indiscrezioni, manderà, sei caccia Tornado, alcuni Airbus da rifornimento, satelliti particolarmente adatti alle ricognizioni notturne e una fregata dotata di missili antiaerei, che affiancherà la portaerei francese Charles De Gaulle operativa già nell’area calda. E la Gran Bretagna non resta a guardare: Cameron ha già chiesto al Parlamento britannico il via libera per i raid della Royal Air Force in Siria, mentre Putin promette tutto l’appoggio necessario e mostra disponibilità a una coalizione anti Daesh=Isis a guida statunitense.

Armamenti Oto Melara
Armamenti Oto Melara

Di fatto una coalizione contro Daesh=Isis c’è in formazione, se pur con tutte le possibili divergenze esistenti fra alleati che si guardano in cagnesco, ma hanno necessità di trovare un punto d’incontro per una svolta ormai ritenuta indispensabile. Noi aspettiamo di vedere su quale piano si muoverà l’offensiva culturale (e non militare, badiamo bene) anti Daesh=Isis promessa dal premier italiano a Hollande. Quel che è difficile da digerire è, come dicevamo, l’ipocrisia con la quale si affrontano eventi drammatici, alla quale (ciliegina sulla torta) si aggiunge la retorica che, fra l’altro, non convince nessuno. E allora al “pacifismo” retorico (guai a pronunciare la parola “guerra”) come si giustificano premier e rappresentanti del governo italiano quando il Ministero per lo Sviluppo Economico destina, per il 2016, dal suo budget totale di 4,3 miliardi, 2,75 miliardi che vanno a Finmeccanica, Fincantieri, Iveco-OtoMelara e altre aziende dell’industria bellica italiana? Come ha scritto Enrico Piovesana giovedì scorso (26 novembre) sul Il Fatto Quotidiano “Cosa direbbero i cittadini italiani, gli imprenditori in difficoltà, i disoccupati, se scoprissero che ogni anno i tre quarti dei fondi pubblici destinati al rilancio economico del Paese sono spesi per costruire carri armati, aerei e navi da guerra destinati alle nostre forze armate? E che per i prossimi anni, sempre a favore della produzione di armamenti, sono stati decisi rifinanziamenti per 3,2 miliardi di euro, a fronte di meno di 2 miliardi destinati al dissesto idrogeologico e 1,7 miliardi all’edilizia sanitaria? Per quanto incredibile, così stanno le cose…”.

Armamenti italiani
Armamenti italiani

Cosa direbbero gli italiani? Gli italiani, purtroppo, hanno troppe gatte da pelare quotidianamente per riuscire a seguire sistematicamente le “cose” di governo: quasi sempre ignorano quanto accade e si decide nei Palazzi alti della Capitale. Enrico Piovesana aggiunge: L’enorme stanziamento per il comparto difesa rappresenta da solo i 2/3 dell’intero bilancio del Mise (4,3 miliardi) e, dato ancor più eclatante, il 99,7% degli stanziamenti per la politica industriale e le piccole e medie imprese: per il sostegno alle Pmi, al Made in Italy, alle aziende in crisi e allo sviluppo sostenibile resta infatti lo 0,3%, pari a 7 milioni. Il restante budget del ministero, poco più di mezzo miliardo, è destinato alla promozione dell’export italiano (169 milioni), allo sviluppo delle telecomunicazioni (117 milioni, di cui solo mezzo milione per la banda larga), alla sicurezza degli approvvigionamenti energetici e lo sviluppo delle fonti alternative (241 milioni) e alla tutela dei consumatori (8 milioni)….”.

Ma, ovviamente, parliamo di stanziamenti per la “difesa”, anche se non si comprende bene da chi e da cosa l’Italia dovrebbe difendersi, e poi (giustamente) nel caso che qualcuno attaccasse il nostro Paese si dovrebbe andare al fronte con la “cultura” e non con le armi.

Sottomarino made in Italy
Sottomarino made in Italy

Ipocrisia e retorica la fanno da padroni perché è ampiamente noto che l’industria bellica italiana (Finmeccanica, Fincantieri, Iveco-OtoMelara, Avio, Elt, ecc. ecc.) produce armamentari bellici non solo per uso “interno”, ma per la vendita a Paesi estranei, diversi dei quali (anche questo è più che noto) sono fiancheggiatori o addirittura finanziatori del Daesh=Isis. Quindi?

Quindi, niente: le cose stanno così, nei termini descritti, e quando si sostiene il contrario (dal falso pacifismo, allo strumentale buonismo) è alzare un polverone che copre ogni cosa e dove gli ingenui non riescono a vedere e capire.

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