“Trident J.”: plenipotenziari bellici a Trapani

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di Salvo Barbagallo

Diversi lettori ci hanno chiesto perché “La Voce dell’Isola” si occupa spesso di “questioni militari” come se fosse una rivista specializzata. La risposta è semplice, vale per oggi, varrà per domani: il nostro quotidiano (purtroppo solo online) osserva e informa i nostri lettori su ciò che accade in Sicilia, nell’area del Mediterraneo e altrove su argomenti (quali, appunto, quelli “militari”) che normalmente i mass media ignorano o sottovalutano. L’esempio più evidente è quello della “militarizzazione” dell’Isola da parte di forze “straniere”, quelle statunitensi, che riteniamo un palliativo definirle “alleate” dell’Italia. In Sicilia gli USA hanno investito decine e decine di miliardi di dollari in strutture fisse, cioè “stabili” (come la Naval Air Station di Sigonella, il MUOS di Niscemi, i tunnel di Augusta, eccetera) e in strutture mobili (i droni Global Hawks con le strumentazioni per la loro guida). Non si tratta di una semplice “collaborazione” fra “alleati” e, nonostante quanto possano dire i Trattati bilaterali USA-Italia (molti dei quali tenuti secretati), noi riteniamo che ci troviamo di fronte a una “vera” occupazione “militare” di spezzoni del territorio nazionale (ma questa, come più volte abbiamo detto, è solo una nostra opinione). Riteniamo in Sicilia la situazione allarmante, considerata anche la circostanza (non nota, ma possibile) di una “eventuale” presenza di ordigni nucleari nelle strutture USA che (questo è noto) sono completamente autonome nella loro attività.

tri5La Sicilia è al centro del Mediterraneo, un’area (oggi più di ieri) estremamente vitale per gli interessi internazionali che vi si accentrano, e gli USA che fanno tanto clamore per “una” base della Russia in Siria (due Paesi alleati) dovrebbero tenere conto di ciò che di macroscopico hanno in Italia e, soprattutto, in Sicilia. Ai nostri lettori che si chiedono, dunque, i motivi del nostro “soffermarci” su questi argomenti, rispondiamo invitandoli alla riflessione: se sono Siciliani (e…magari Italiani) dovrebbero preoccuparsi  e dovrebbero (semmai) fare in modo di sapere cosa accade nella loro Terra, quali “giochi” micidiali si portano avanti nella Terra in cui vivono.

Dicevamo: i mass media, forse troppo indaffarati a seguire le acrobazie del premier Matteo Renzi, “trascurano” o (nel migliore dei casi) pongono in secondo, terzo o quarto piano le vicende “militari” che ruotano attorno all’Isola. E’ il caso dell’esercitazione aero-navale-terrestre “Trident Juncture”, definita dagli stessi organizzatori la più grande esercitazione Nato nel Mediterraneo dalla fine della guerra fredda, che si svilupperà sino a metà novembre, e che vede impiegati circa 6 mila militari soltanto in Sicilia e 36 mila in Europa (3 mila dei quali giunti in Europa direttamente dagli Stati Uniti), 200 tra cacciabombardieri, aerei-spia e grandi velivoli e una sessantina di unità navali di superficie e sottomarini, un numero imprecisato di mezzi terrestri di 33 nazioni (i 28 membri NATO più 5 partner internazionali). L’esercitazione ha diversi scenari, dal Portogallo alla Spagna, dall’Oceano Atlantico al Mediterraneo, cioè da nord a sud, ma trova il suo punto cardine a Trapani, dove sarà presentata “ufficialmente” dopodomani (lunedì 19 ottobre) alla presenza di un alto rappresentante del Ministero della Difesa, del vice Segretario Generale della NATO, dell’ambasciatore Alexander Vershbow, del Comandante Supremo Alleato della Trasformazione (ACT), generale Denis Mercier, del Capo di stato maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, del Capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare, del generale Pasquale Preziosa e del comandante del Comando Alleato Interforze di Brunssum (JFC B), generale Hans-Lothar Domrose. La Trident Juncture, dunque, interesserà lo spazio aereo, marittimo e terrestre compreso tra lo Stretto di Gibilterra e il Mediterraneo centrale e i grandi poligoni di guerra di Spagna, Portogallo e Italia. Sotto la supervisione del JFC Joint Force Command Neaples, il comando alleato con quartier generale a Lago Patria (Napoli).

tridA Napoli è in corso di preparazione una manifestazione pacifista organizzata da padre Alex Zanotelli, che si terrà sabato della settimana prossima, in Sardegna già sale la protesta. Scrive Piera Serusi sul quotidiano “Unione Sarda”: “Il carico di missili e bombe della più grande esercitazione militare Nato dalla fine della guerra fredda verrà esploso fino al 6 novembre negli spazi dei poligoni di Teulada, Capo Frasca e (per quanto possibile, viste le prescrizioni della Procura di Lanusei) del Salto di Quirra. Per cinque settimane (si è cominciato il primo ottobre) dentro gli spazi militari dell’Isola verranno esplosi missili anticarro Milan, Tow, Spike che possono essere lanciati non solo dai caccia e dagli elicotteri ma anche dai mezzi blindati e dai cingolati a terra…”.

In Sicilia dove si svolgeranno le operazioni terrestri della “Trident J.”? Probabilmente (ma non è detto) il “programma” (?) sarà illustrato nel corso della conferenza stampa che si terrà nella tarda mattinata nella sede del 37° Stormo dell’Aeronautica Militare Italiana a Trapani-Birgi. “In relazione allo svolgimento dell’esercitazione  Trident Juncture – ha spiegato lo Stato maggiore dell’Aeronautica – la scelta della base di Trapani, unitamente ad altre aree operative nazionali utilizzate dalle altre componenti, è stata presa in considerazione per motivi eminentemente logistici, operativi e di distanze percorribili per ottimizzare le risorse a disposizione e per la pregressa esperienza maturata nel corso di altre operazioni condotte sulla base”. Trapani, pertanto, e come detto resta (e resterà) il punto focale per tutto ciò che si dovrà “sperimentare”. Trapani, cioè, un “laboratorio militare”.

Il silenzio dei governanti la Sicilia, il silenzio dello stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in merito alle vicende che coinvolgono militarmente  e sempre maggiormente l’Isola, come deve essere interpretato?

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