Si parla di Marino e si nasconde il resto

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di Carlo Barbagallo

La vicenda delle dimissioni (con riserva) del sindaco di Roma Ignazio Marino ha coperto letteralmente le prime pagine dei quotidiani nazionali (e no) e le varie tribune televisive, più o meno politiche o politicizzate. Una grande caciara di commenti, oggi quasi tutti in negativo nei confronti di Marino, tanti commenti da far dubitare della buona fede di chi li ha espressi, comunque e in ogni modo strumentali, per un verso o per l’altro. Così è come se si fossero messi da parte, o in secondo piano, problemi che, in teoria, dovrebbero essere più scottanti. Quali? Le (pseudo) riforme che l’attuale governo porta avanti in maniera sfrontata noncurante delle leggitime proteste; la questione della partecipazione armata dell’Italia alla lotta (presunta perché forse si tratta d’altro) al Califfato jiadhista in Siria e in Iraq; i migranti-profughi (non se ne discute da tempo, le polemiche sulla loro presenza si sono spente); gli scandali per i tanti casi di corruzione in tutto il Paese (ma quali scandali?), eccetera, eccetera.

Ignazio MarinoIl sindaco (ex) di Roma ha perso la faccia per le sue “bugie” sulle cene: un “affare” di portata internazionale! Ma insomma, perché nessuno denuncia gli sperperi continui e acclarati che molti componenti questo governo nazionale compiono ogni giorno: dai viaggi (non sempre giustificabili) del premier Matteo Renzi, alle eccessive “scorte” del ministro Angelino Alfano (in un recente visita a Catania seguito da ben 48 auto!): sono “dettagli” che non possono (o non devono) riempire le prime pagine dei giornali. Ignazio Marino potrà avere le sue colpe, ma il fatto principale resta che al “suo” partito (il PD) e al leader del “suo” partito (Matteo Renzi), Marino stava sullo stomaco in maniera non più sopportabile. La questione è interessante perché può avere sviluppi anche in Sicilia, la Terra del presidente Sergio Mattarella e del ministro Angelino Alfano: il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, non è da tempo gradito al PD e presto potrebbe ricevere un pressante invito (si fa per dire) a prepararsi le valigie e lasciare Palazzo d’Orleans. C’è, dunque, una concreta possibilità che anche in Sicilia si ritorni alle urne nella prossima primavera.

Rosario CrocettaA nostro avviso queste storie parallele mostrano senza equivoci un fattore costante, che si riscontra anche in tutte (o quasi) le vicende che riguardano la vita del Paese-Italia: il potere assoluto che ha acquistato Matteo Renzi in pochissimo tempo, esercitato con un’arroganza che non ha precedenti. E poi c’è pure un altro elemento che è una quasi costante: l’incapacità di chi è stato “delegato” a governare le realtà regionali o locali. Il sindaco (ex) di Roma Ignazio Marino doveva essere uno spartiacque fra il passato e il presente ma, secondo la logica del PD, ha fallito. Stesso discorso vale per Rosario Crocetta: un altro fallimento. Sono solo due esempi, la lista è però lunga, basterebbe guardare le amministrazioni dei principali centri della Sicilia, Catania e Palermo. A onor di logica non poteva essere diversamente, visto che abbiamo un premier non eletto dai cittadini che governa il Paese: un esempio per dimostrare a tanti che chi siede su una poltrona di comando è “abilitato” a fare quello che gli pare.

MigrantiNel contempo che l’attenzione è indirizzata sul “Caso Marino”, gli altri eventi che possono verificarsi, o che si stanno verificando, non trovano audience: i migranti-profughi continuano ad annegare nelle acque del Mediterraneo, nelle stesse acque dove si sta svolgendo la “Trident Juncture”, la più grande esercitazione Nato dagli anni della guerra fredda. Il tutto nell’indifferenza generale e passa sotto silenzio la mobilitazione pacifista che padre Alex Zanotelli sta cercando di mettere in piedi a Napoli per il prossimo 24 ottobre. E dovrebbero far riflettere le parole pronunciate su “Il Fatto Quotidiano” da questo “simbolo” umano che ha lottato sempre per la pace: “…C’è stato un calo d’interesse pauroso. Una caduta di valori. Nel 2003 ricordo che si riuscì a creare una vera e propria resistenza contro le guerre (…) E adesso: niente, tutta quella forza è andata perduta… Non illudiamoci di tenere lontano da noi le sofferenze…”

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