Esercitazioni militari in Sicilia per provare il MUOS?

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di Salvo Barbagallo

Da tre giorni è in atto nelle acque del Mediterraneo a poche miglia dalla Sicilia, l’operazione “Trident Juncture 2015” la più grande esercitazione Nato nel Mediterraneo dalla fine della guerra fredda, che si snoderà sino a metà novembre, e che vede impiegati circa 6 mila militari (3 mila dei quali giunti in Europa direttamente dagli Stati Uniti), 200 tra cacciabombardieri, aerei-spia e grandi velivoli e una sessantina di unità navali di superficie e sottomarini. Poche le informazioni fornite dagli organi competenti, soprattutto da parte del ministero della Difesa italiano e ciò nonostante che il punto focale di questo concentramento di forze militari sia l’aeroporto di Trapani-Birgi, cioè in territorio “italiano” o, per meglio dire, in “territorio siciliano”. Le notizie sui mass media nazionali vanno ricercate ed è difficile trovarle (qualora ci fossero). Per saperne di più su questa operazione, definita – come detto – la più grande esercitazione Nato nel Mediterraneo dalla fine della guerra fredda, bisogna andare indietro di alcuni mesi e andare a scovare (o scavare) in una conferenza stampa tenutasi il 15 luglio scorso a Bruxelles nel quartiere generale della NATO e pubblicata (ovviamente in inglese) sul sito ufficiale dell’Alleanza Atlantica. E così si apprende del consistente numero di uomini che vengono impiegati e sui quali numeri (in realtà) alla fine non c’è chiarezza: si era detto, da quanto appreso in Italia che nell’esercitazione venivano impiegati seimila militari di varie armi (aviazione, marina, truppe di terra, eccetera) mentre invece, da quanto enunciato nel corso della presentazione ufficiale della “Trident Juncture”, in mare, in cielo, in terra operanto complessivamente 36.000 unità provenienti da oltre 30 Paesi alleati e partner delle Nazioni, che l’esercitazione si svolge non solo in tutta Italia ma contemporaneamente anche in Portogallo, in Spagna, nell’Oceano Atlantico, nel Mar Mediterraneo e pure in Canada, Norvegia, Germania, Belgio e Paesi Bassi, ma non è specificato il numero di mezzi in azione (velivoli, navi di superfice, sottomarni, mezzi da sbarco e truppe). Vista la complessità e l’estensione dell’esercitazione nei diversi Paesi interessati, dovrebbe pertanto essere esatto (o in difetto?), il numero dei militari e dei mezzi che viene impiegato nell’area Mediterraneo-Sicilia che è (come detto, anche questo) il punto focale. E c’è, comunque, da aggiungere che è il sud Italia ad essere particolarmente interessato alle “manovre”  aero-navali-terrestri dal momento che anche il Comando delle forze congiunte NATO di Napoli – Lago Patria avrà un ruolo chiave La conferma ufficiale è giunta il 28 settembre scorso a conclusione del vertice alleato tenutosi proprio nel quartier generale del JFC – Joint Force Command di Napoli, a cui hanno partecipato l’ammiraglio della Marina militare USA Mark Ferguson (Comandante in capo di JFC Naples), il generale dell’esercito britannico Adrian Bradshaw (vicecomandante supremo delle forze alleate in Europa – DSACEUR) e il generale tedesco Lothar Domroese, comandante del Joint Force Command di Brunssum (Olanda). Una conferma che ha smentito quanto riferito in Parlamento dal governo italiano lo scorso 17 settembre. “Si sottolinea che la città di Napoli non è coinvolta ad alcun titolo nella esercitazione”, riportava il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano, nella risposta scritta all’interrogazione presentata da alcuni deputati del Movimento 5 Stelle sul ruolo delle installazioni militari italiane interessate da Trident Juncture 2015. “A livello nazionale, il coinvolgimento prevede l’invio di elementi dell’Esercito in Spagna, Portogallo e a Capo Teulada, di assetti aerei dell’Aeronautica presso le basi di Trapani, Decimomannu, Pratica di Mare, Pisa, Amendola e Sigonella, mentre per la Marina Militare saranno presenti assetti navali.

caccia-militareSi apprende anche che con la Trident Juncture 2015, la NATO potrà sperimentare per la prima volta in scala continentale quella che è destinata a fare da corpo d’élite della propria forza di pronto intervento NRF, la Very High Readiness Joint Task Force (VJTF), opportunamente denominata Spearhead punta di lancia). La VJTF sarà pienamente operativa a partire dal prossimo anno e verterà su una brigata di terra di 5.000 militari, supportata da forze aeree e navali speciali e, in caso di crisi maggiori, da due altre brigate fornite a rotazione e su base annuale da alcuni Paesi dell’Alleanza. “La Spearhead force sarà in grado di essere schierata in meno di 48 ore”, ha affermato il Comando NATO.

… Si apprende anche (a conferma di quest’ultima informazione) che …all’ultimo vertice dell’Alleanza tenutosi in Galles nel settembre dello scorso anno, è stato approvato il cosiddetto Readiness Action Plan (RAP) che prevede l’implementazione di una serie di strumenti militari per consentire alla NATO di “rispondere velocemente e con fermezza” alle minacce che intende affrontare nell’immediato futuro nell’area compresa tra il Medio Oriente e il Nord Africa e nell’Europa centrale ed orientale, specie alla luce della recente crisi in Ucraina. “Il nuovo Piano di pronto intervento prevede anche un cambiamento della postura delle forze armate alleate di fronte alla minaccia rappresentata dalla guerra ibrida  (sovversione, uso dei social network per diffondere foto false, intimidazione con la presenza massiccia di truppe ai confini, disinformazione, propaganda, ecc.), in aggiunta alla guerra convenzionale”, spiegano gli strateghi NATO.

muosQuesto articolato stato di cose – per quel che sono le nostre considerazioni e opinioni – pone un pressante interrogativo: la “Trident Juncter” è stata pianificata per “testare” il MUOS, cioè per mettere in prova l’efficienza dell’impianto di comunicazione satellitare USA di Niscemi?

Ricordiamo cos’è il MUOS: con tre grandi antenne circolari con un diametro di 18,4 metri e due torri radio alte 149 metri, elementi chiave della stazione terrestre del sistema Mobile User Objective System (MUOS)  di telecomunicazione satellitare che la Marina Militare degli Stati Uniti ha realizzato a Niscemi, nonostante il blocco imposto dalla magistratura di Caltagirone. Il terminale terrestre di Niscemi è del tutto simile a quello installato nell’agosto 2008 a Wahiawa, Hawaii, una delle quattro infrastrutture militari che assicurano il funzionamento dell’ultima generazione della rete satellitare che collega tra loro i Centri di comando e controllo delle forze armate Usa, i centri logistici e gli oltre 18.000 terminali militari radio esistenti, i gruppi operativi in combattimento, i missili Cruise e i Global Hawk (UAV-velivoli senza pilota), eccetera. Il sistema di telecomunicazione MUOS fornisce in tempo reale le comunicazioni via satellite a tutti i settori delle forze armate operanti a livello mondiale e permette ai mezzi di guerra di comunicare con i comandi e i centri di controllo ovunque essi si trovino.

Ritorneremo sull’argomento con ulteriori approfondimenti….

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