Siria, Libia e le cose che non ci interessano

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di Salvo Barbagallo

Sono tante, tantissime le cose che non interessano agli italiani e non interessano neanche ai Siciliani. Pur tuttavia tante, tantissime “cose” verso le quali non si presta attenzione hanno ricadute nella vita quotidiana dei connazionali. L’indifferenza è una gran brutta cosa, il (giustificato) disincanto dalla politica (notare il numero calante, in continua crescita, di chi non si sente da tempo di votare, di esprimere il proprio diritto-dovere) purtroppo fa il gioco di tutti quei politici (e governanti) ai quali non giova che la collettività faccia sentire la propria voce. Il cittadino si trova nei guai senza saper cosa è accaduto (leggi, tasse, eccetera), ma la responsabilità è anche sua perché la disattenzione non ha mai portato nulla di buono. Di conseguenza non si va a monte dei problemi, ma si prendono (e non si affrontano) così come vengono prospettati. Allora, per esempio, la Siria, la Libia cosa rappresentano in questo momento per gli italiani e i Siciliani?

lib6La Siria, questo Paese distante dall’Italia ben 3.209,5 km, non lo conosciamo se non per le migliaia e migliaia di profughi che cercano di raggiungere l’Europa, e quindi anche l’Italia. In quanti si chiedono come questi fuggitivi dalla loro terra abbiano avuto forza, capacità, disperazione, speranza e comunque mezzi di sussistenza per compiere un viaggio (è stato definito “esodo”) di oltre tremila chilometri, riuscendo a sopravvivere e superare gli ostacoli che hanno incontrato nel loro percorso? In quanti si sono chiesti e si chiedono – cosa probabilmente più importante – il perché questi disperati fuggono, abbandonando le loro case, spesso i loro affetti, tagliando le loro radici per avviarsi magari in Paesi ostili, che non gradiscono la loro presenza? In quanti si sono chiesti e si chiedono quali sono i reali motivi che hanno provocato la guerra civile in Siria – una guerra che si protrae da anni e anni – e il perché della presenza bellica – che si protrae da anni e anni – di potenze straniere (dagli USA, alla Gran Bretagna, dalla Francia alla Russia) che hanno aggiunto ulteriore distruzione senza apportare benefici o soluzioni di sorta? Quali sono gli interessi innominabili che non consentono di mettere un punto fermo a una situazione che precipita sempre maggiormente? Indubbiamente i potenti discutono, discutono spesso in contrasto e spesso (come sta accadendo) l’Italia è fuori da questi “tavoli” di confonto, non ha alcuna voce in capitolo nonostante il millantato credito del premier Matteo Renzi e dei suoi ministri. La Siria è un Paese lontano, cosa importa agli italiani e ai Siciliani? Forse (perdonate la cattiveria) a pochi, invece, importa: a quanti sull’accoglienza dei profughi riescono a lucrare, e possono guadagnare. Se poi in Siria si continua a morire, se poi in Siria le grandi potenze consumano miliardi su miliardi (costo bellico) con bombe sganciate quotidianamente su quel territorio, siamo consapevoli che c’è qualcuno che ringrazia: sicuramente l’industria (anche quella italiana) che produce bombe, aerei, carri armati, missili, elicotteri, eccetera eccetera. Pensate un po’: se quei miliardi che continuano a distruggere città e vite umane fossero spesi in azioni di pace, per portare benessere a quelle popolazioni in nome delle quali i potenti dicono di operare, noi tutti dovremmo affermare “finalmente l’uomo ha capito!”. Così, purtroppo non è!

lib1E la Libia? La Libia che è distante dalla Sicilia meno di mezz’ora d’aereo? Quella Libia che dopo l’eliminazione di Gheddafi non ha visto una “Primavera araba”, ma solo le conseguenze che “primaverili” di certo non possono definirsi? Agli italiani la Libia forse non interessa, ai Siciliani forse sì. E non solo per il flusso di “migranti” che vengono raccolti dai barconi semi-affondati (o affondati) nelle acque del Mediterraneo e sbarcati nell’isola, ma per tutto ciò di bene (ieri) o di male (oggi) che dalla Libia può provenire. Il (reale) pericolo del terrorismo marcato Califfato jihadista-Isis è stato trasformato in uno spauracchio che si adombra quando c’è la libnecessità di distogliere l’attenzione da uno dei tanti argomenti (più o meno) politici e negativi che caratterizzano il governo Renzi (o Crocetta, in subordine). Ma il terrorismo jihadista non è una favola, è presente e sta dietro l’angolo, così come è a due passi la feroce guerra che in Libia si combatte e che può (facilmente) espandersi dalle nostre parti “siciliane”. In Sicilia non c’è (è vero) in preparazione un Giubileo e Roma Capitale (a quanto affermano i mass media) sta preparando la “sua” sicurezza, e quindi i Siciliani dovrebbero dormire sonni tranquilli. È così? Sicuro, se il terrorismo sbarcherà in Italia, andrà solo a Roma!…

L’interesse degli italiani, dei Siciliani a cosa è rivolto, allora? Noi crediamo che sia rivolto a problematiche altrettanto importanti: al lavoro (che manca), alla disoccupazione (che dilaga), alla sottoccupazione (che investe ampi strati della popolazione), al malaffare (talmente diffuso e del quale nessuno sembra curarsi per abbatterlo), alla corruzione (che si tocca con mano), ai giovani senza un futuro possibile (e chi lo dovrebbe fornire, questo “futuro”?), eccetera. Problemi di sopravvivenza. Dunque, perché dovrebbero suscitare interesse Siria e Libia e quant’altro accade al di là del Mediterraneo?

Certo, ci sono altre tematiche altrettanto importanti verso le quale c’è indifferenza, prima fra tutte la questione dell’occupazione militare dell’Isola da parte degli USA. Ma di ciò non dovrebbero occuparsi i (cosiddetti) governanti? E chi lo dice che i governanti non se ne occupano? Si vede bene come…

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