Sicilia spremuta come un’arancia

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di Salvo Barbagallo

Sicilia spremuta come un’arancia, anche da chi l’ha governata in nome e per conto solo degli interessi romani (e internazionali) da quando, nel dopoguerra, venne concessa alla regione la cosiddetta Autonomia  Speciale. Sicilia non solo “laboratorio politico” di tutte (o quasi) le nefandezze che poi sistematicamente sono state applicate sul piano nazionale, ma soprattutto “coagulo” di intrecci economici trasversali che spesso hanno varcato i confini del Paese. Certo, nulla o poco si può provare sui presunti “patti scellerati” che stanno all’origine della concessione dell’Autonomia, patti determinati da quanti hanno avuto costantemente l’obbiettivo di usare l’Isola come merce di scambio, o di “ricatto” per risolvere questioni che con l’Isola niente avevano a che vedere. Sicilia, dunque, soggiogata e sfruttata anche da quei pochi (o molti?) delegati dai poteri alieni a “governarla” quale prezzo pagato per rispettare quei presunti patti scellerati dei quali mai si troverà traccia, e per questo motivo considerati ufficialmente non esistenti e pertanto ritenuti fantasie, frutto di menti distorte.

alfa4Per chi volesse leggere fra le righe, un esempio che potrebbe (o dovrebbe?) considerarsi una sorta di “cartina di tornasole”, è la vicenda del centro di accoglienza per migranti “Cara” di Mineo, tornata a galla dopo l’efferato duplice omicidio di Vincenzo Solano e Mercedes Ibanez, l’anziana coppia massacrata nei giorni scorsi a Palagonia da un migrante ospite del “Cara”. Il quotidiano “Il Corriere della Sera” di ieri informa che Il Viminale «commissaria» il Cara di Mineo. Dopo l’apertura delle inchieste sugli appalti truccati per l’allestimento del centro in provincia di Catania dove vengono ospitati i richiedenti asilo, il prefetto Mario Morcone decide di annullare la concessione al Consorzio che gestisce la struttura. Una scelta, concordata con il ministro dell’Interno Angelino Alfano, che serve a evitare eventuali conseguenze più gravi come la chiusura, ma anche a lanciare un segnale preciso sulla regolarità delle gare. E questo tenendo anche conto che il presidente dell’autorità anticorruzione Raffaele Cantone ha già avviato la procedura per il commissariamento dell’appalto da 100 milioni di euro. Proprio quello che, per ammissione di Luca Odevaine – componente del tavolo del ministero dell’Interno per l’immigrazione e di fatto delegato a occuparsi di Mineo – finito in carcere nell’ambito dell’inchiesta «Mafia Capitale» della procura di Roma sugli affari delle cooperative di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, era stato «pilotato». L’indagine è condotta dalla Procura di Catania e tra gli indagati per turbativa d’asta c’è l’attuale sottosegretario all’Agricoltura ed esponente del Ncd Giuseppe Castiglione.

alfa2Sul nostro giornale abbiamo trattato la delicata questione da tempo; sino a ieri nell’articolo dal titolo Il “lato oscuro” del Cara di Mineo abbiamo riportato passi salienti dell’interrogatorio (avvenuto l’11 luglio scorso nel carcere di Torino) da parte dei magistrati di Luca Odevaine, uno dei principali protagonisti della storia del Cara, in stato di arresto con l’accusa di corruzione nell’inchiesta su Mafia Capitale. E il quotidiano “Il Giornale” (nell’edizione online di ieri, 2 settembre) aggiunge ulteriori dettagli: “«I nove comuni che componevano il consorzio – afferma Odevaine – erano sostanzialmente tutti più o meno di centrosinistra, alcuni con liste civiche, uno più vicino a Rifondazione che infatti poi non partecipa al consorzio. …Improvvisamente invece diventano, tranne uno, quasi tutti di centrodestra». Meglio, del Nuovo centrodestra. «Nelle ultime elezioni a livello nazionale – aggiunge, nelle dichiarazioni messe a verbale – credo che l’Ncd ha preso, non so, il 4,90-3,90, il 4 per cento e in quella zona ha preso più del 40 per cento, in quei comuni». Parla delle europee del 2014, quando il partito di Angelino Alfano era già nel governo di Matteo Renzi. Il centro di Mineo, al quale Odevaine è stato inviato dal prefetto Gabrielli come consulente del consorzio di 9 comuni che lo gestisce, diventa così strumento di una grande operazione politica in Sicilia”. Mineo e il suo centro di accoglienza diventano così strumento di una grande operazione politica in Sicilia.

Cosa c’è di nuovo? Questa volta si gioca sulla pelle di migliaia di persone. Ma anche questa circostanza non è una novità.

alfa3Ieri “Il Fatto Quotidiano” si esprime senza mezzi termini: “E più cresce Mineo, più aumenta l’influenza di Castiglione, che lascia il Pdl per aderire al Nuovo Centrodestra, subito promosso dalla provincia di Catania a Montecitorio e poi al governo, come sottosegretario all’Agricoltura. Un cursus honorum che – come documentato a più riprese dal fattoquotidiano.it –s’incrocia con la nascita di Mineo, e con la proliferazione di appalti e posti di lavoro al centro d’accoglienza . “Il vantaggio che ha avuto Castiglione– dice Odevaine – è di natura elettorale. Sostanzialmente possiamo parlare di scambio di voti“. Dopo l’apertura di Mineo, infatti, la zona del Calatino, intorno al centro richiedenti asilo, cambia radicalmente convinzioni politiche.“Castiglione aveva preso il posto di suo suocero, il senatore Firrarello. I comuni del consorzio più o meno di centrosinistra, diventano, tranne uno, di centrodestra“ (…) Ma non è finita qui: perché dopo che Castiglione e Odevaine si accordano sul nome di Sisifo per gestire il centro, la rete comincia ad allargarsi. “Quando incontrai di nuovo Castiglione gli dissi che era necessario individuare una struttura in grado di gestire pasti, per cui gli consigliai di rivolgersi alla Cascina. In più di un’occasione Menolascina (dirigente della cooperativa) mi ha detto che La Cascina ha stretto rapporti con Lupi, Alfano e Castiglione e che finanziava la nascita di Ncd“. La cooperativa vicino a Comunione e Liberazione, dunque, secondo Odevaine è tra i main sponsor del nuovo partito di Alfano, diventato nel frattempo il principale partito politico dei comuni del Calatino”.

Ovviamente a pagarne lo scotto sono stati tutti i Siciliani, tranne quei “pochi” che, di generazione in generazione, forse per una specie particolare di “discendenza” familiare, ne hanno goduto i succosi frutti.

Patricia Tagliaferri su “Il Giornale” del 5 agosto scorso apriva un suo reportage con queste parole: “La sua frase «sul Cara di Mineo casca il governo» ha creato a Salvatore Buzzi qualche problema nel carcere sardo dove è rinchiuso per Mafia Capitale…”. E’ trascorso quasi un mese e il governo non è caduto e di certo non cadrà per il Cara di Mineo: nessuna “testa” cadrà e la previsione (o auspicio?) del politologo Edward Luttwak sul risveglio della Sicilia se si riesce ad “azzerare tutto”, almeno per quel che si può comprendere, appare improbabile, se non impossibile. Che i Siciliani lo vogliono o non lo vogliono, la Sicilia continuerà ad essere spremuta come un’arancia…

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