“I ponti di Toko Ri” di Angelino Alfano

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di Salvo Barbagallo

ponIl ministro dell’Interno Angelino Alfano (quasi) sicuramente non ha avuto modo di vedere il film “I ponti di Toko-Ri” del regista Mark Robson con protagonisti William Holden e Grace Kelly. Il film è infatti del 1954, e lui è nato nell’ottobre del 1970 e, a quanto ci risulta, ha frequentato poco (o mai) i cineforum. Quel film raccontava la storia di un pilota statunitense che durante la guerra di Corea venne incaricato di distruggere quei viadotti. Ma che c’entra Angelino Alfano con “I ponti di Toko-Ri”? Con quei “ponti” sicuramente nulla, ma poiché parliamo di Sicilia e di un siciliano, la memoria ci ha riproposto quell’azione bellica descritta nell’opera cinematografica di Mark Robson, e alla distruzione di quei ponti. In Sicilia non c’è bisogno di chiedere aiuto ai vicini-conterranei americani (quelli stanziati da oltre cinquant’anni a Sigonella) per cancellare dalla carta geografica (con l’invio di uno dei Global Hawks ivi residenti) le strutture viarie isolane. Innanzitutto perché gli americani sono nostri alleati e anche se la richiesta dovesse partire da un ministro dell’attuale nostra Repubblica, sicuramente la cestinerebbero; poi perché non occorrono interventi armati per far crollare ponti e viadotti siciliani: cadono da soli senza alcun intervento esterno. Basti ricordare il crollo del viadotto Imera sull’autostrada Palermo-Catania.

pon3Il fatto è che il siciliano Angelino Alfano ora si sta interessando di ponti, anzi di un “ponte”, quello sullo Stretto di Messina che, come ha sottolineato “Il Fatto Quotidiano” quasi due settimane addietro, riemerge come argomento dopo tanti e tanti funerali. Il ministro dell’Interno si è lasciato andare a impegnative (forse fin troppo) dichiarazioni: “Non vedo ragioni per cui non si debba più parlare del Ponte sullo Stretto di Messina e noi in Parlamento presentiamo una proposta di legge per realizzarlo. So che la sinistra si opporrà, ma accadrà come con la riforma dell’articolo 18: dicevano che avevamo lanciato un dibattito ferragostano, e ora è legge dello Stato”. Alfano si è lanciato in questa prospettiva nel corso della presentazione del piano di Area Popolare (cioè l’alleanza tra Ncd e Udc) per il rilancio del Sud, nella sede dello Svimez, l’associazione per lo sviIluppo dell’industria nel Mezzogiorno, aggiungendo che “non è possibile che l’Alta velocità arrivi fino a Reggio Calabria e poi ci si debba ‘tuffare’ nello Stretto, per poi rincominciare a viaggiare a… bassa velocità. Questo è un progetto che vogliamo rilanciare”.

pon5Parole grosse, ma chi ci crede? Forse Alfano potrà essere più “bravo” nel tentare di costruire altri tipi di ponte, come quello recentissimo a favore dell’attuale (sempre traballante) presidente della Regione Siciliana, affermando che l’Ncd collaborerà con l’attuale maggioranza di Rosario Crocetta, per ora senza entrare in giunta, anche se il governatore si dice disponibile a un rimpasto che cominci a tener conto degli ultimi arrivati. Appare chiaro anche ai cosiddetti “non” addetti ai lavori che si tratta di una manovra preventiva, in accordo con Roma, per sperimentare la formula-Renzi anche in Sicilia, con l’obbiettivo di occupare la principale poltrona di governo dell’Isola nei tempi più o meno canonici.

“I ponti di Toko-Ri” erano una cosa, il “Ponte sullo Stretto”, tutt’altra: distruggere è facile, costruire un po’ meno. E a noi è tornato in mente un articolo pubblicato su “La Voce dell’Isola” il 1 ottobre di tre anni addietro, che riteniamo utile riproporre senza togliere una sola virgola:

LA VOCE DELL’ISOLA 1 ottobre 2012

C’era una volta….

C’era una volta: le favole incominciavano così, tanti anni fa, ma le favole oggi non sono di moda e non si raccontano più ai bambini, ma le nostalgie degli adulti per i tempi andati sono difficili da cancellare. Moltissimi adulti infatti, per esempio, credono ancora che il Ponte sullo Stretto di Messina, prima o poi, sarà realizzato: a questa favola vogliono ancora credere. E vogliono crederci perché si ostinano a pensare che la Sicilia non deve, e non può, rimanere isolata dal resto dell’Europa in quanto la Sicilia è la punta estrema dell’Europa, a sud.

Quella del Ponte sullo Stretto è una favola che si tramanda da decenni e decenni, e su questa favola, in realtà, molti ci hanno guadagnato bei soldoni, altri ci hanno speculato politicamente andando oltre la favola, creando illusioni. Hanno guadagnato anche coloro che si sono opposti, in nome della tutela dell’ambiente, alla realizzazione del Ponte. In tanti hanno ricavato un utile, non certo i Sicilia. La Sicilia è un’isola, e isola deve rimanere: in ciò potrebbe esserci anche un lato positivo, ma questo “lato” positivo non lo vedono i Siciliani, e tantomeno non lo vedono (o non lo vogliono vedere) i politici che al governo li rappresentano.

Il collegamento tra Sicilia e Continente (estremamente vitale, per un’isola) deve rimanere precario: questo lo impone la strategia politica nazionale, lo impone la strategia delle multinazionali. Non a caso ancora oggi all’imbocco dell’autostrada Reggio Calabria-Salerno c’è un bel cartello con la scritta “Italia”, come a voler sottolineare che l’Italia inizia lì e la Sicilia è tutt’altra cosa.

Perché, dunque, meravigliarsi delle dichiarazioni del ministro dell’Ambiente Corrado Clini, espresse attraverso il suo portavoce Jacopo Giliberto, che evidenziano come “Non esiste l’intenzione di riaprire le procedure per il Ponte sullo Stretto di Messina: il governo vuole chiudere il prima possibile le procedure aperte anni fa dai precedenti governi, e per farlo deve seguire l’iter di legge”, smentendo le notizie diffuse da un quotidiano nazionale che sostenevano che “il meccanismo amministrativo per realizzare l’opera si è rimesso in moto”. D’altra parte lo stesso ministro per lo Sviluppo economico Passera nel giugno scorso, aveva affermato che il Ponte sullo Stretto “non lo considero tra le infrastrutture prioritarie“, ricordando che “Tra l’altro il governo Monti aveva definanziato il progetto del mega-ponte togliendo fondi per 1,6 miliardi, motivando la scelta proprio per l’assenza, dopo tanti anni, di un progetto definitivo”.

Gli Italiani sanno bene – perché l’hanno pagata e la continueranno a pagare sulla propria pelle – qual è la strategia politica del premier Mario Monti e del suo Governo: tasse e tasse e ancora tasse. Perché sprecare grosse somme per realizzare un’opera che potrebbe portare beneficio alla Sicilia? Meglio la Tav e incrementare i collegamenti tra il centro e il nord dell’Italia, il resto è meglio lasciarlo ai pescecani di turno.

Il Ponte sullo Stretto è stata una bella favola che in tanti hanno ritenuto che potesse trasformarsi in realtà: la favola è bella fin quando rimane favola, guai a cambiarne i connotati.

Salvo Barbagallo

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