di Orazio Bonfiglio
L’aeroporto di Catania, il sesto scalo italiano per flusso di passeggeri, non offre un’immagine decorosa: a chi arriva nel capoluogo etneo dà l’impressione di un profondo abbandono. Eppure non occorre molto per fare pulizia all’esterno dell’aerostazione, togliere l’erba e i tronchi d’alberi abbattuti, o i rami pericolanti e l’immondizia sparsa un po’ ovunque. Davanti al grande cartellone che dà il benvenuto al viaggiatore con la bella dicitura “Welcome to Catania”, crescono rovi e sporcizia, così come le vie d’accesso all’aerostazione sono fiancheggiate da erbacce, mentre le inferriate di cinta dei posteggi sono sovrastate da filo spinato, tanto da apparire campi di concentramento e non aree per vetture in sosta. Anche la vecchia e gloriosa aerostazione è in stato di abbandono, un abbandono che si avverte nonostante sia celato da enormi pannelli con gigantografie che illustrano ai passeggeri il territorio etneo e dove, sotto la scritta “Catania International Airport” sovrasta la dicitura “SAC”, quasi una involontaria firma allo stesso stato di abbandono di quella struttura che per anni ha accolto milioni di passeggeri. Altrettanto inspiegabile, all’estremità opposta della “nuova” aerostazione, il rifatto look al padiglione “provvisorio” messo a punto da un’impresa privata durante il periodo nel quale veniva costruita l’attuale aerostazione in funzione (cioè quasi vent’anni addietro) che ospita una improbabile pseudo expo alimentare, perennemente deserta, Un padiglione, fra l’altro, del quale la società di gestione paga l’affitto, o già acquistato per far fronte alle presunte esigenze dei passeggeri? Indubbiamente lo scalo aeroportuale etneo sta subendo la crisi che ha colto l’intero Paese, vista la flessione nel numero dei viaggiatori in arrivo e in partenza, ma resta pur sempre un aeroporto di oltre sette milioni di passeggeri l’anno. Passeggeri che non meritano il degrado che vedono ogni volta che arrivano a Catania, o ogni volta che Catania lasciano.
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