Migranti: troppe polemiche, nessuna soluzione

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di Salvo Barbagallo

Migranti: si naviga a vista tra polemiche e alibi, ma di concreto si fa ben poco per trovare soluzioni al complesso problema. A ingarbugliare la matassa ci si mettono autorevoli esponenti della Chiesa con un “moralismo” poco chiaro, la cui finalità è ancor meno chiara. Si naviga a vista in una nebbia che sembra “artificiale” (cioè, non “naturale”), posta lì quasi a voler coprire situazioni che “coperte” devono rimanere. Insomma, è come se non esistesse alcuna voglia di uscire dalle ambiguità volendo invece lasciare condizioni equivoche che possono avere anche interpretazioni contrastanti. Ecco perché le parole del segretario generale Cei, mons. Nunzio Galantino, in merito alla “politica” appaiono più un “messaggio” inviato chissà a chi, che non a una “vera” posizione della Chiesa. Tant’è che pure in questo caso ci si chiede se monsignor Galantino abbia parlato solo a titolo “personale” quando afferma che la politica è “un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi”.

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Il segretario generale Cei, mons. Nunzio Galantino

Abbiamo sempre sostenuto che, in questo momento storico della vita del Paese, la politica non c’è, ma esistono (quasi) esclusivamente interessi di casta, interessi di gruppo, interessi individuali che finiscono con l’intrecciarsi trasversalmente, portando all’attuale stato delle cose che è sotto gli occhi di tutti. Ovviamente possiamo essere in errore ma – ora come ora – questa è la nostra opinione. E, allora, sulla delicata questione dei migranti le lunghe discussioni, il rimbalzare le responsabilità su questo o quell’organismo nazionale o internazionale, sul governo nazionale o sul governo dell’Unione Europea, non provocano altro che ulteriore confusione, alimentando quella “nebbia” artificiale utilizzata per coprire incapacità, disfunzioni, malefatte e quant’altro provochi materialmente il blocco della ricerca di soluzioni valide per risolvere il problema. Che monsignor Galantino, dunque, sostenga che politica è “un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi” potrebbe essere fuorsviante in quanto ammette che la “politica” oggi, nel nostro Paese, c’è, mentre invece potrebbe esserci veramente e solo “un piccolo harem di cooptati e di furbi” che opera arbitrariamente in nome della “politica”.

E c’è ancora (a nostro avviso, a nostra opinione che può essere errata) una frase di monsignor Nunzio Galantino nella sua Lectio degasperiana, che riteniamo inquietante: “Che cosa saremmo noi vescovi italiani senza l’Italia? La nostra missione non può essere disgiunta dal destino di questo nostro Paese, a cui siamo non solo fedeli, ma servitori. Ciò significa allora che il Papa, i vescovi e i presbiteri hanno bisogno di essere inseriti a loro volta in una comunità impegnata e solida che li ascolti, certo, ma anche che li aiuti e li sostenga”. La collettività italiana dovrebbe ipotizzare vescovi inseriti in un governo nella veste di ministri, sottosegretari eccetera? In Italia tutto è possibile, anche fare (o rifare) un Concordato che porti a nuove regole di convivenza.

Ecco perché con tanti (troppi) argomenti sul tappeto si perde (volutamente?) la via che possa condurre a soluzioni per il problema dei migranti: si preferisce continuare a parlare dilatando il tempo ed eludendo interventi utili.

Vale la pena, a questo punto, riproporre un articolo pubblicato poco tempo addietro su questo giornale:

Ingovernabile il problema “migranti”?

Problema “migranti”: da una parte o dall’altra si sollecita “assunzione di responsabilità politica”, ma la “politica” (che, poi, ufficialmente è risaputo che “non c’è”) appare confusa, quando non è completamente latitante. Da una parte il pressante richiamo al sentimento dell’umanità di fronte a una tragedia di dimensione enorme, dall’altra parte la richiesta di un controllo sui flussi che riescono a sbarcare sulle coste italiane, dall’altra parte la crescente insofferenza delle collettività che si sentono “invase” da presenze che non hanno alcuna possibilità d’integrarsi, dall’altra parte ancora tutte le vergognose speculazioni economiche sui centri d’accoglienza o pseudo tali. E nel frattempo le acque del Mediterraneo inghiottono inesorabilmente decine e decine di fuggitivi. Il problema, difficile da risolvere, ovviamente non è soltanto italiano, è europeo in un’Europa quasi indifferente che a spezzoni (Paese dopo Paese, cioè) reagisce (quasi sempre in malo modo) a secondo delle immediate necessità.

Quale “parte” della complessa situazione deve essere affrontata con precedenza assoluta dall’Italia? A quanto ci dicono i fatti, l’Italia “governativa” in questo momento pensa ad altro: alla diatriba sulle (inopportune) prese di posizione dell’ex Capo dello Stato Giorgio Napolitano sulle riforme costituzionali, ai tentativi del premier di racimolare consensi, disposto ad allearsi anche con il diavolo pur di raggiungere i suoi obbiettivi, al Pontefice che (per un bene comune) finisce con l’interferire con affari al di fuori della sua sfera di competenza. Appare chiaro che la “prima parte” alla quale si deve rispondere è quella di salvare le vite umane che rischiano continuamente di finire sui fondali dell’ex Mare Nostrum: le forze a disposizione fanno quel che possono, ed è evidente che sono insufficienti, visto che il numero delle vittime aumenta drammaticamente ogni giorno che passa.

Dibattiti urlati, incontri e scontri tra gli esponenti “politici” di opposte posizioni accrescono la confusione, ingigantiscono le contrapposizioni che vengono (purtroppo) alimentate dai mass media a caccia di audience in una stagione estiva dove viene privilegiata la cronaca nera.

E’ enorme la costellazione di eventi negativi che racchiude il “problema migranti”, mentre (almeno in apparenza) poco viene portato avanti per risolvere quelle “parti” del “problema” che potrebbero essere risolte con provvedimenti drastici, come per esempio, quelli che potrebbero (e dovrebbero) essere applicati per ciò che attiene le “speculazioni” sull’accoglienza dei migranti che sembrano poste in un ambiguo archivio. Di tanto in tanto qualche giornale (con coraggio) solleva la questione, come “Il Fatto Quotidiano” che giorni addietro ha ripreso l’affare del Cara di Mineo, denunciando: “Una gestione che vale cento milioni di euro, un residence che frutta sette milioni di affitto all’anno, diecimila euro al giorno di indotto e quattrocento posti di lavoro che in tempi di elezioni si trasformano in una valanga di voti. É il Cara di Mineo, il centro richiedenti asilo in Sicilia finito coinvolto nell’indagine della procura di Roma su Mafia Capitale. E sul quale anche le procure di Catania e Caltagirone hanno deciso di fare luce, indagando sulle assunzioni e soprattutto sulle gare d’appalto milionarie…”. Poi il tutto rientra e torna nell’armadio dell’indifferenza, e le indagini della magistratura, certamente per necessità (anche di natura “politica”) proseguono con molta circospezione.

Il “problema migranti” non è risolvibile ed è “ingovernabile” principalmente perché, come detto, non riguarda soltanto l’Italia, e poi per quanto riguarda il nostro Paese perché (per incompetenza o per mancanza di una effettiva volontà) nessuno fino a questo momento ha posto sul tavolo un piano “razionale”, “umano” e “adeguato” per risolverlo. Con il risultato che, alla fine, si giustificano le reazioni contro i migranti da parte delle collettività interessate alla loro presenza. E’ la perfetta costruzione della macchina dell’odio? La solidarietà individuale e collettiva si trasforma in un fatto secondario e strumentale (chi può la usa a seconda dei propri intendimenti), là dove chi governa non riesce a dare soluzioni e risposte concrete. O forse, più semplicemente, la verità è che manca la volontà di adottare soluzioni definitive.

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