Sicilia: dopo l’omertà il silenzio

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di Salvo Barbagallo

In Sicilia una volta c’era (o “C’era una volta…”) l’omertà….

“Omertà” è un termine caduto in disuso, ma nei vocabolari lo si ritrova: secondo il dizionario Sabatini Coletti, omertà è la Regola della malavita organizzata e consuetudine culturale dei luoghi da essa dominati, che obbligano al silenzio sull’autore di un delitto e sulle circostanze di esso. Solidarietà interessata fra membri di uno stesso gruppo o ceto sociale che coprono le colpe altrui per salvaguardare i propri interessi o evitare di essere coinvolti in indagini spiacevoli e pericolose”. Per essere più chiari: L’omertà è il silenzio su un delitto o sulle sue circostanze in modo da ostacolare la ricerca e la punizione del colpevole; sia per interessi pratici o di consorteria, oppure causata da paure e timori di ritorsioni”.

cip1Oggi in Sicilia non c’è l’omertà dei tempi andati, c’è l’assoluto “silenzio” nel deflagrare di milioni di parole che non dicono nulla, che non significano nulla, parole che sono vuote per mantenere una “facciata” di comodo. Una presunta frase intercettata, ripresa e rilanciata da un grande giornale, L’Espresso, ha suscitato un vespaio, niente di concretamente risolutivo se non l’aggiunta di ulteriore confusione. La “confusione” torna utile. A chi? Dichiarazioni, denunce, pianti di protagonisti e di figuranti su una vicenda squallida, permane il silenzio più assoluto sulle cose più importanti: su ciò che è veramente la Sicilia in questo particolare momento storico del Paese, cosa rappresenta veramente la Sicilia nel contesto nazionale e internazionale, cosa si agita all’interno del suo territorio. Si assiste a penose sceneggiate che solo all’apparenza accontentano tanti, mentre la maggior parte dei Siciliani preferisce non vedere, non sentire e non parlare: nei Siciliani è la “saggezza” delle esperienze acquisite in decenni e decenni di abusi, di stragi, di malversazioni i cui veri responsabili non sono mai stati scoperti e puniti. Chi si sente colpito parla di “poteri forti”, senza però identificarli. La nostra opinione è che in Sicilia non ci sono i “poteri forti”, ma più banalmente ci sono soltanto i vassalli dei “poteri forti” che albergano altrove. Indubbiamente anche i vassalli hanno il loro potere, che sanno ben sfruttare, ma restano pur sempre vassalli anche se si ammantano di “gloria” riflessa godendone i frutti.

La Sicilia è importante: quei cosiddetti “poteri forti” che vengono tirati in ballo per attirare clamore quando qualcuno intende lanciare qualche oscuro messaggio, quei “poteri forti” non lo hanno compreso soltanto ora che la Sicilia è importante. Purtroppo pochi si chiedono perché sfugga la “logica” degli avvenimenti che puntualmente creano confusione. Per rendersene conto oggi bisognerebbe conoscere approfonditamente cosa è accaduto in Sicilia negli Anni Quaranta, prima e subito dopo la concessione della “falsa” Autonomia Speciale. Non facciamo fantapolitica nel sostenere ciò, né intendiamo fare dietrologia. Sosteniamo semplicemente che se non si và all’origine dell’attuale realtà nulla può apparire chiaro. Neanche il “silenzio” che ha sostituito l’omertà.

Quell’eloquente “silenzio” che ricorda tanto le pietre tombali.

cip

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