Convivere con il terrorismo

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attentato a madridDi Salvo Barbagallo

Ieri a Roma due cittadini maghrebini sono stati arrestati all’alba dai Ros con l’accusa di terrorismo internazionale. Un terzo indagato è già in carcere in Marocco per reati di terrorismo. Al centro delle indagini della procura della Capitale una cellula di matrice qaedista che si proponeva la pianificazione ed esecuzioni di atti terroristici in Italia e in Nord Africa. La presunta cellula terroristica scoperta dai carabinieri è risultata dedita al proselitismo, all’indottrinamento e all’addestramento attraverso un sito internet creato e gestito dagli stessi indagati. In un’altra operazione nelle province di Milano, Bergamo e Grosseto e in una cittadina dell’Albania la polizia ha proceduto all’arresto di dieci persone appartenenti a due gruppi famigliari e ritenute pronte a partire per combattere in Siria.

Attentato a Oklahoma CityIl terrorismo si affaccia in Italia? Si dovrà “convivere” con il terrorismo anche in Italia? A quanto pare la risposta è affermativa, secondo le opinioni di analisti qualificati. Gli elementi di valutazione sul terrorismo sono diversi da Paese a Paese: negli Stati Uniti d’America ancor prima dell’attacco alle Torri gemelle il terrorismo era considerata “cosa seria” già con l’attentato di Oklahoma City (19 aprile 1995) contro l’edificio Alfred P. Murrah, nel centro della città nel corso del quale morirono 168 persone (tra cui 19 bambini) e ne rimasero ferite 680. Fu il più sanguinoso attentato terroristico entro i confini degli Stati Uniti prima degli attentati dell’11 settembre 2001. “Cosa seria” anche per la Gran Bretagna (in special modo quello del 7 luglio 2005 a Londra quando una serie di esplosioni causate da attentatori suicidi colpirono il sistema di trasporti pubblici: tre treni della metropolitana furono colpiti quasi contemporaneamente e dopo poco meno di un’ora esplose un autobus. Gli attacchi causarono 55 morti, inclusi gli attentatori, e circa 700 feriti). “Cosa seria” per la Francia (ricordiamo principalmente quello del 7 gennaio 2015 contro la sede del giornale satirico strage di bolognaCharlie Hebdo, a Parigi, dove persero la vita dodici persone e undici sono rimaste ferite), per la Spagna (gli attentati dell11 marzo 2004 a Madrid di matrice islamica che provocarono la morte di 191 persone e 2.057 feriti). Per non parlare degli attentati nei Paesi dell’area del Mediterranea e del Medio Oriente perché la lista sarebbe troppo lunga. Il terrorismo non ha risparmiato l’Italia degli Anni di Piombo (Strage di Piazza Fontana del 1969, Strage di Piazza della Loggia, del 28 maggio 1974, Strage dell’Italicus compiuto nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1974, Strage di Bologna del 1980, eccetera).

Il terrorismo fenomeno spontaneo? Nella maggior parte dei casi, sicuramente no: è stato sempre, nel tempo, uno strumento di pressione, adoperato dalle parti in contrapposizione nei momenti ritenuti più delicati e opportuni. Basti ricordare il 28 giugno del 1914, quando a Sarajevo un giovane serbo-bosniaco uccise il principe Francesco Ferdinando, erede al trono dell’Impero austro-ungarico, innescando in poche settimane un conflitto mondiale.

Inutile andare a ricercare le radici dell’attuale situazione? Inutile no, ma forse superfluo perché le “radici” sono fin troppo note, conosciuti anche i mandanti-responsabili degli avvenimenti che ormai si susseguono con tragica sequenza temporale.

Marco Lombardi, responsabile di Itstime (Italian Team for Security, Terroristic Issues & Managing Emergencies) dell’Università Cattolica di Milano, afferma: Simbolismo e studio degli obiettivi: così Isis ha accerchiato il Mediterraneo. Quella dello Stato Islamico è una campagna cominciata già da un mese, con un’intensificazione dei messaggi di guerra in varie aree del mondo arabo e musulmano che hanno portato a un processo di accerchiamento del Mediterraneo. I tre attentati del 26 giugno sono solo il colpo a effetto. Questi attacchi non arrivano in maniera casuale. Si inseriscono in un contesto di ricerca di consenso e di potere che ha portato Isis a mettere nel mirino molti altri Stati. Nei Balcani il richiamo al jihad si è intensificato; è iniziata una nuova campagna militare per la riconquista di Kobane, diventata ormai città simbolo della resistenza curda; in Turchia, in occasione delle elezioni e nella ricorrenza della presa di Costantinopoli da parte dell’esercito ottomano, il 29 maggio 1453, è uscito il primo numero di Kostantiniyye, la rivista di Isis in lingua turca in cui i jihadisti si appellano alla popolazione sunnita per iniziare una lotta contro la democrazia e gli apostati del Paese; in Arabia Saudita, Paese fino a oggi mai toccato dalla violenza dello Stato Islamico, ci sono stati i primi attentati. Se si collegano tutti questi Stati, si vede come l’influenza degli uomini di al-Baghdadi colleghi i Balcani con il Medio Oriente che, a sua volta, si aggancia all’area nordafricana. Una cintura che accerchia il Mediterraneo e l’Europa”. Il tutto senza mai perdere di vista l’elemento simbolico.”.

Ora (anche se con ritardo, molto ritardo) i governanti italiani stanno incominciando a prendere consapevolezza che il terrorismo della jihad, del Califfato Isis, può colpire anche il nostro Paese. I nostri servizi segreti avvertivano da tempo dei rischi che l’Italia corre, l’incredulità (forse) ha preso il sopravvento e (questione estremamente pericolosa) probabilmente le forze preposte alla sicurezza non sono adeguate.

Allora, occorre convivere con il timore di attentati sul territorio nazionale, come si convive con la mafia, con la delinquenza, con il malcostume? Sono cose diverse dagli integralismi islamici e gli italiani (da un capo all’altro del Paese) non sono preparati e non hanno (fortunatamente, o no) la cultura del “sospetto”. In altre nazioni, vedi gli Stati Uniti d’America o la Gran Bretagna, le collettività hanno avuto anche una sorta di “preparazione” indiretta attraverso le fiction televisive (seguite da milioni e milioni di telespettatori) che hanno approfondito l’argomento “terrorismo” e le implicanze politiche, sociali, economiche e militari che lo hanno generato. Vedi le fiction statunitensi “Rubicon” e “Homeland”, o l’inglese “Spooks”. Ovviamente ricordando sempre le ferite concrete subite negli ultimi anni.

Dopo la strage si Sousse dove, come è noto, hanno trovato la morte 30 cittadini inglesi, il ministero degli Esteri britannici ha aggiornato la mappa dei Paesi che, quest’estate, sono a maggior rischio attentati. il Foreign Office, tra i Paesi più a rischio, oltre ad inserire nella black list il Regno Unito nello stesso livello di pericolosità di Tunisia, Libia, Egitto, Israele, Iraq e Siria, ha aggiunto alcune mete abituali dei britannici in Europa: Francia, Spagna e Belgio. Secondo il Daily Telegreaph, che riporta la notizia, l’Italia, come la Germania e l’Olanda, è un gradino sotto: “rischio generale”, livello 3 su una scala massima di 4 “alto rischio”.

Il “livello 3” può rassicurare gli italiani?

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