Bloccati nella palude-Crocetta

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di Salvo Barbagallo

L’attenzione continua a rimanere puntata sulla vicenda del presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta, e sulla querelle che ha animato con il settimanale “L?espresso”. E’ una squallida palude nella quale si rimane impantanati quasi senza volerlo, occultando, quasi senza volerlo, altre vicende similari che hanno preceduto questa di marca “Trinacria”, come, per esempio, quella di marca doc tutta “Italy” che ha registrato intercettazioni scomode tra il premier Matteo Renzi e il generale della Finanza Adinolfi. Di quest’ultima vicenda non si parla più essendo stata soppiantata da quella che ricade sotto la bandiera giallo-rossa della Regione ad Autonomia Speciale “Sicilia”. Vorremo uscire da questa palude perché “fuori” dalla palude tanti avvenimenti meritano maggiore attenzione, come (per ricordarne uno fra i tanti) quelli che riguardano il flusso dei migranti che non si è interrotto, che non s’interrompe e non s’interromperà.

Come è stato già scritto (“Il Giornale”, 21 luglio) “La bomba immigrazione è esplosa da due anni. Solo la premiata ditta Matteo Renzi & Angelino Alfano sembra non accorgersene”. La nostra opinione è “leggermente” diversa e forse poco opportuna: Renzi e Alfano sono ben consapevoli di ciò che rappresenta il problema migranti ma, per motivi a noi sconosciuti, preferiscono che le cose vadano come stanno andando. Tant’è che (Renzi e Alfano) non si curano neanche della protesta dei prefetti. Prefetti che – come ha dichiarato all’AdnKronos Claudio Palomba, presidente del Sinpref, il più rappresentativo sindacato della categoria – sono stanchi di fare la parte dei capri espiatori”, stanchi “delle frasi indegne da parte di esponenti istituzionali e noti politici” e sostengono che “se il sistema della sicurezza ha retto in questa fase di emergenza immigrazione, lo si deve soltanto al lavoro dei prefetti”. I prefetti  preannunciano: “Ci tuteleremo in ogni sede”.

Come detto, il problema “migranti” è passato ai livelli bassi dell’attenzione, ovviamente dopo che il Governo ed esponenti di governo hanno minimizzato la questione. Pure sui “numeri” dei migranti sbarcati in Sicilia o in altre località italiane non c’è stata chiarezza, neanche quando a Bruzelles si è parlato di un accordo per la redistribuzione di 32mila immigrati nel territorio UE. Al 21 luglio sono sbarcati in Italia 85.361 fuggitivi, entro questo 2015 il numero complessivo salirà a duecentomila. L’Italia rischia di trasformarsi in un campo di profughi e le avvisaglie della reazione negativa che possono avere le collettività nel cui territorio verranno “sistemati” i migranti già si sono avvertite. Sostituire i prefetti che non “riescono” a fronteggiare una situazione d’emergenza non-stop non è certo una soluzione.

C’è un altro aspetto dell’emergenza migranti che è passato e passa inosservato, un aspetto che sfugge all’attenzione, messo in luce dalla giornalista Valeria Brigida su “Il Fatto Quotidiano” di ieri: le vittime delle traversate nel Mediterraneo. “Mentre i media europei sono troppo occupati a riportare i calcoli politici su quanti migranti spettano a ciascun paese membro, rimangono solo i cadaveri restituiti dal mare a raccontarci che nel Mediterraneo qualcosa sta accadendo”: ecco cosa ci dice Valeria Brigida riportando una lettera  del “Comitato giustizia per i nuovi desaparecidos” che sottolinea una serie di recenti episodi tragici.

Il 5 luglio scorso nei pressi di El-Bibane, nel Sud della Tunisia, a breve distanza dal confine con la Libia, sono stati trovati in mare 5 cadaveri, indice di un altro naufragio con non si sa esattamente quante vittime. Il 9 luglio scorso, sulle coste tunisine, all’altezza del porto di EL-Ketef, un’altra strage, passata sotto silenzio nei media italiani: 10 i cadaveri recuperati inizialmente dalla Guardia Costiera tunisina, ma le vittime potrebbero essere molto più numerose, Il 10 luglio scorso, era già avvenuto un altro naufragio sulle coste libiche. I cadaveri di 12 migranti, tra cui due donne incinte, sono stati recuperati dalla nave Dattilo e da altri mezzi della guardia costiera italiana, intervenuti a 40 miglia a nord delle coste libiche. Il 14 luglio scorso, il mare libico ha restituito almeno un centinaio di morti sulle spiagge di Tajoura, una località situata circa 10 chilometri a est di Tripoli. Molte le donne e i bambini. E’ la più grande strage di migranti dopo quella del 18 aprile scorso nella quale hanno perso la vita circa 850 persone. Ormai non si tiene più neanche il conto dei morti e dei dispersi…

Questi morti non fanno notizia, ed è meglio “ignorare” la loro fine. E’ più “stuzzicante” seguire una pseudo questione Crocetta che non certo quella che può riguardare decine e decine di creature affogate nelle acque del Canale di Sicilia. Ma di che stiamo parlando?

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