Sicilia “proprietà” degli USA?

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SICILIADi Salvo Barbagallo

Gli Stati Uniti d’America sono veramente “adirati” per la questione MUOS di Niscemi: la questione “legale” che sta tenendo bloccati (momentaneamente) i lavori degli impianti satellitari, infatti, non era stata messa in conto, ed ora “auspicano” che intervenga il Governo nazionale. E’ quanto emerge da un’intervista del console generale degli Stati Uniti d’America a Napoli, Colombia Barrosse, rilasciata al quotidiano locale “La Sicilia”, che sembra farsi compiacente “portavoce” delle istanze statunitensi. Ed è di certo molto istruttivo il contenuto dell’intervista, che porta la firma di Mario Barresi. Il console esordisce affermando “La faccenda del MUOS? Viene seguita con molta attenzione dalla Casa Bianca, la stessa attenzione che mi auguro ci sarà da parte del governo italiano…”. E’ evidente e consequenziale che ci sia “molta attenzione” sulla vicenda dal momento che – come afferma Colombia Barrosse – “nel sito di Niscemi sono stati spesi finora 62 milioni di dollari, più un indotto complessivo di 210 milioni di euro ogni anno fra l’installazione e Sigonella…”.

Ma, ovviamente, non è soltanto la parte economica che ha il suo peso nella storia: il “sistema satellitare”, senza Niscemi, perderebbe il “controllo” dell’intera area del Mediterraneo, del Nord-Africa e del Medio Oriente, anche se funzionante per il resto del globo.  La responsabilità del “blocco” del MUOS, secondo il console americano, ricade su “un piccolo gruppo di persone” che fa leva sulla paura della gente. Come dire che il discorso sull’inquinamento (eccetera) è soltanto una “manipolazione”. Noi preferiamo non entrare nel merito dei tecnicismi che hanno portato il MUOS-USA in Tribunale e le decisioni prese dai magistrati. Abbiamo espresso in precedenza, e per lungo tempo, la nostra opinione: il MUOS sarà realizzato e opererà dalla Sicilia perché, alla fine, prevarranno i Trattati bilaterali Italia-USA e la “ragion di Stato”. Il problema è a monte e la responsabilità ricade sui Governi “italiani” che hanno firmato “quei” Trattati che hanno trasformato, nella pratica, pezzi di territorio della Sicilia  in “proprietà” esclusiva degli Stati Uniti d’America. L’installazione militare di Niscemi esiste da decenni, così come da decenni esiste Sigonella-USA e tante altre (piccole o meno grandi) installazioni sparse per l’intera isola. Il “pericolo” non è l’eventuale inquinamento che può provocare il MUOS: il pericolo è nella presenza degli apparati militari. E qui non si tratta di essere “antiamericani” o “antimilitaristi”. Al console statunitense Colombia Barrosse ci piacerebbe chiedere come reagirebbero i suoi connazionali se l’Italia (ohibò!) avesse installazioni militari sue in una qualsiasi parte degli States. A nostro avviso – ma noi, è risaputo, non siamo esperti di Trattati internazionali – ci troviamo di fronte a una “sovranità” territoriale violata. E poiché non siamo “esperti” in faccende internazionali, ci riferiamo sempre e pedissequamente a quanto contenuto in un Trattato internazionale, quel “Trattato di pace fra l’Italia e le Potenze Alleate ed Associate” sottoscritto a Parigi il 10 febbraio del 1947 che all’articolo 50, comma 4, recita letteralmente “In Sicilia e Sardegna è vietato all’Italia di costruire alcuna installazione o fortificazione navale, militare o per l’aeronautica militare…”.

Il console USA Colombia Barrosse
Il console USA Colombia Barrosse

Ovviamente, i Trattati vanno firmati con l’intento poi, più o meno celato, di disattenderli alla prima occasione, a seconda della convenienza di una parte o di un’altra.

Non è soltanto il MUOS che dovrebbe allarmare i Siciliani, ma tutto l’armamentario (più o meno noto) esistente in Sicilia il cui uso (o abuso) non viene portato a conoscenza. E ci mancherebbe che si venisse a sapere, per esempio, quale attività svolgono i droni Global Hawks stanziati a Sigonella da anni, e che tipo di armi vengono custodite nel depositi della Naval Air Station.

Pezzi di Sicilia “proprietà” degli Stati Uniti d’America? A quanto pare risposta “affermativa”, visto che, con molta disinvoltura, per apparati militari non italiani gli USA in terra italiana (leggasi MUOS o Sigonella, o altro) spendono decine e decine di milioni di dollari.

Il console Colombia Barrosse ricorda che fra Italia e USA c’è “un rapporto di alleanza storico e valido”. Noi ricordiamo al console americano che, al tempo di Mussolini, c’era un altrettanto “rapporto di alleanza storico e valido” tra Italia e Germania. Sappiamo tutti come è andata a finire…

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