Matteo Renzi: il potere in progressione

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rrreeenDi Salvo Barbagallo

 

Il  premier Matteo Renzi non è un novello Machiavelli, né l’ombra di Giulio Andreotti, né l’ancor più lontano Dux che finì appeso al pilone di una pompa di benzina: è semplicemente un ex boy scout (senza offesa, ovviamente, per i boy scouts). Questo “ex” boy scout è riuscito a mettere in ginocchio i leaders storici del suo partito, il PD; riesce a “gestire” un Parlamento; riesce a imporre ciò che (lui) ritiene utile. Protagonisti della vita politica italiana del calibro di D’Alema, Prodi, Bersani, Bindi (solo per fare alcuni nomi) si sono visti mettere da parte in malo modo (equivoco e sconcio il termine “rottamati”): sono stati presi alla sprovvista da un giovane ex boy scout che ha fatto uso del ”potere”. Un “potere” la cui vera origine, in realtà, non si comprende, ma che viene usato in maniera progressiva, senza esclusione di colpi.

renziiiIl diplomatico francese Charles Maurice de Talleyrand, nel Settecento coniò una frase che, secoli dopo, fece sua Giulio Andreotti: “Il potere logora chi non ce l’ha”, e Matteo Renzi ha saputo – almeno sino ad ora – logorare chiunque gli si è messo di traverso. La beffa (se tale può definirsi) è che personaggi dalle molteplici esperienze, come D’Alema, Prodi e Bersani che si potevano identificare tranquillamente con tante forme di “potere”, sono stati sopraffatti da un ex boy scout forse pratico solo di campeggi goliardici. C’è qualcosa che non torna, qualcosa che sfugge nella dinamica degli avvenimenti che si sono accavallati in poco più di un anno e questo perché non riteniamo Matteo Renzi (ma questa è una nostra opinione) la reincarnazione di Machiavelli o di Giulio Andreotti o di chiunque altro di una certa levatura. Dunque: c’è qualcosa che non torna, qualcosa che sfugge all’osservazione oppure al ragionamento. Potrebbe essere usata un’altra frase di Andreotti: “A pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina”.

Nell’ultimo giorno di direzione del “Corriere della Sera” Ferruccio De Bortoli oltre i lettori saluta anche il premier Matteo Renzi: Del giovane caudillo Renzi, che dire? Un maleducato di talento; il Corriere ha appoggiato le sue riforme economiche, utili al Paese, ma ha diffidato fortemente del suo modo di interpretare il potere (…), Disprezza le istituzioni e mal sopporta le critiche…”. Ecco pure De Bortoli si riferisce al “potere” di Renzi, e la domanda è consequenziale: chi ha “donato” questo potere all’ex boy scout? Un potere che interpreta a modo suo? Matteo Renzi solo un “maleducato di talento”, oppure lo strumento di ignoti manovratori del destino del Paese Italia?

Un’Italia che vede (secondo i rilevamenti Istat) il tasso di disoccupazione salire dallo 0,2 punti percentuali (da febbraio a marzo) al 13%, la disoccupazione giovanile a oltre il 43%, l’occupazione in calo dello 0,3% con 70 mila unità in meno, mentre il tasso di occupazione scende al 55,5% e le persone in cerca di occupazione in aumento dell’1,6% da febbraio (sono 3,302 milioni). Un panorama oscuro che viene ignorato da Matteo Renzi, troppo impegnato a riscaldare i muscoli, troppo impegnato a fare proselitismo fra gli avversari, scompaginando (pardon, “logorando”) maggioranze, minoranze e qualsiasi tipo di opposizione. Comprensibile e condivisibile la fascia nera a lutto di Vendola.

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