Matteo Renzi, chi?

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RONZI1Di Salvo Barbagallo

Proviamo un certo senso di disagio ogni qual volta, per una ragione o per un’altra, viene fuori il nome di Matteo Renzi. E’ vero, nella vita è sempre una questione di simpatia o di antipatia a determinare un giudizio su una persona ma, in questo caso, simpatia e antipatia sono fuor di luogo: Matteo Renzi è il Presidente del Consiglio, una figura che rappresenta l’Italia e quindi i giudizi non possono (non devono, o non dovrebbero) essere basati su sensazioni istintive. Ed è quello che noi, con molta fatica, lo ammettiamo, cerchiamo di fare. Quel che Matteo Renzi ha fatto in poco più di un anno – da quando cioè ha assunto il ruolo pubblico che ricopre – è stato (ed è) sotto gli occhi di tutti gli italiani: non è il caso che noi lo evidenziamo più di quanto abbiamo fatto in precedenti articoli nei quali ci siamo chiesti (magari con monotonia) come sia stato possibile che abbia superato (sempre con lo stesso sorriso sulle labbra) tutti gli ostacoli che ha incontrato sul suo percorso. Abbiamo corso il rischio dell’autocensura, notando che gli interrogativi da noi posti (almeno in apparenza) restavano una voce isolata, come se, alla fine, agli italiani non importasse un bel nulla di Renzi e di ciò che faceva. Di “voci” contrarie a Renzi, ovviamente, ce ne sono tante, ma non è il “contro” che noi intendevamo.

Ebbene, dunque, apprezzare quanto scrive Angelo Crespi e sottolineare la lucida analisi su Matteo Renzi nel tentativo di comprendere cosa rappresenti questo “personaggio” dei giorni nostri: “…Non crediamo che Renzi possa essere definito di destra o liberale nel senso stretto del termine, ma si fatica a capire a quale sinistra possa appartenere. Al di là dello story telling con venature di ottimismo ma senza tensioni escatologiche – sublimato da alcuni operatori vicini al premier tipo Oscar Farinetti che però possiamo al massimo considerare epifenomeni di questo movimento – il renzismo non esprime una visione del mondo compiuta. Non è giusto né onesto sostenere che Renzi sia tout court un epigono della cultura pop veltroniana, d’altronde non si può neppure ascriverlo a una tradizione post comunista, né vederlo come un profeta di una mai avverata in Italia socialdemocrazia, né facilmente stringerlo nella cultura della democrazia cristiana di sinistra (pur da lì provenendo).

“Da un lato, infatti, la collocazione di Renzi in una di queste caselle contrasta con l’alterità nei suoi confronti dei rappresentati storici di questi spazi ideal-ideologici: Renzi è odiato da D’Alema e da Prodi, ma anche dai più giovani Enrico Letta (che ha dimostrato tutta la sua coerenza e classe) e Pippo Civati. Non piace ai sindacati. Non piace ai resistenti. Non piace ai no global. Non piace ai libertarian. Non piace ai giornalisti del Fatto né a Travaglio. Non può certo essere considerato socialista craxiano. Né un liberale alla Popper. Di fatto per un errore di prospettiva, per un misunderstanding generale, per una sorta di horror vacui, per una volontà di revanchismo (l’uomo di sinistra a cui è permesso fare cose di destra), piace a destra ed è sostenuto, per ora, anche dal blocco sociale moderato tradizionalmente di centro destra.

Dall’altro lato, anche volendo insistere, non esiste (o non appare) nessuna cultura di riferimento a cui appellarsi per tentare una pur fallace disanima cultural-politica. (…) Tralasciando i pur preoccupanti segnali, non si capisce davvero che tipo di Italia e di Stato abbia in mente Renzi e cosa egli rappresenti e chi lo voterà, quando saremo chiamati a esprimere democraticamente il nostro parere col voto, e prima o poi dovrà pur succedere. Quando la retorica dell’ottimismo, del sorriso, dell’annuncio si scontrerà col reale. Quando non basteranno più gli ammiccamenti così perbenisti delle nuove leve…”.

Così si esprime Angelo Crespi e il neretto nelle frasi è suo a voler sottolineare i punti di osservazione più salienti.

Analisi lucida che condividiamo, questa di Angelo Crespi. Gli interrogativi che noi ci siamo posti puntavano oltre. In sintesi, molto in sintesi i nostri punti interrogativi erano rivolti a capire e conoscere: “Come è stato possibile che Renzi abbia travolto tutto e tutti? Quale forza che non si conosce ha alle spalle che gli ha consentito di procedere senza intoppi razionali?”

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