Migranti, i morti sono solo numeri

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tomba-migranteDi Salvo Barbagallo

 

Compaiono e scompaiono dalle cronache le storie dei migranti che raggiungono le coste della Sicilia, compaiono e scompaiono come il mutare delle condizioni metereologiche, i disperati che le acque del Mediterraneo inghiottono sistematicamente sono soltanto numeri e non vite che si sono spente per sempre. Ad ogni nuovo flusso di migranti, flusso ampiamente previsto, si riaccendono (per spegnersi quasi immediatamente) le polemiche, i centri d’accoglienza in Sicilia sono saturi di esseri umani, si moltiplicano le proteste per l’inerzia di chi governa e non sa risolvere il problema, la situazione non muta: ciò che accade oggi è già accaduto, un déjà vu fin troppo ripetitivo che si trasforma in normalità quotidiana.

L’ultima catastrofe: 400 morti, molti giovani, forse tantissimi bambini. Tra l’11 e il 13 aprile, secondo “Save the Children”, sono sbarcati finora di 5.100 migranti in 18 sbarchi a Lampedusa, in Sicilia, Calabria e Puglia. Tra loro ci sono circa 450 bambini, tra cui 317 non accompagnati. Valerio Neri, direttore generale dell’organizzazione umanitaria internazionale racconta episodi allucinanti verificatisi in Libia, principale Paese da dove partono i migranti, episodi che mettono in luce le violenze e gli abusi perpetrati da chi controlla quel territorio e non ha danaro a sufficienza per imbarcarsi.

Si parla quasi esclusivamente di accoglienza ma non in maniera chiara e definitiva di come risolvere all’origine questa tragedia che, di certo, non andrà ad esaurirsi ma anzi ad aggravarsi.

Sui flussi di migranti che raggiungono l’Italia-via Sicilia ormai si conoscono le direttive principali: dalla Libia, dalla Turchia, dalla Grecia. un mese addietro il responsabile dell’agenzia europea “Frontex”, Fabrice Leggeri, aveva lanciato l’allarme: “In Libia ci sono dai 500mila al milione di migranti pronti a partire”. I Paesi di partenza dei fuggiaschi sono: Burkina Faso, Benin, Nigeria, Repubblica Centroafricana, Somalia, Etiopia, Eritrea, Sudan. Il flusso dei disperati si dirige in Libia attraverso la frontiera sudanese o quella del Niger. Alcuni passaggi di transito e parte dei percorsi nel deserto sono controllati da gruppi di terroristi islamici, che garantiscono la sicurezza ai trafficanti incassando un pizzo del 10%. E’ Zwuara il porto della Libia occidentale da dove parte la maggioranza dei migranti verso l’Italia: ogni barcone produce un giro medio d’affari di 150mila euro. A Garabuli è attivo un centro di raccolta poco distante dalla città-stato di Misurata, così come altri centri si trovano nella zona di Bengasi, in Cirenaica, dove domina il Califfato jihadista, veri, campi di detenzione e smistamento dei clandestini.

Nell’Ovest vengono segnalati i centri di Al-Zawiyah, Zliten e Surman, a metà strada fra Tripoli e Sabrata, controllati direttamente dai miliziani jihadisti di Ansar al Sharia..

Oltre dodicimila stranieri sono arrivati in Sicilia dall’inizio del 2015 ai primi giorni di aprile le strutture governative di accoglienza in Sicilia possono ospitare circa cinquemila persone: al di là degli scandali che negli ultimi tempi hanno caratterizzato la gestione di questi centri, sicuramente sono insufficienti per far fronte all’ondata di migranti. Il problema resta e diventerà sempre più pesante via via che si avvicina la stagione estiva, quella che consente una navigazione quantomeno più sicura per i barconi che trasportano gli immigrati.

La soluzione? Forse nessuno la cerca, forse nessuno la vuole…

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