La Sicilia sta naufragando

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Sicilia-affossataDi Salvo Barbagallo

Gli scandali, la corruzione, gli intrallazzi, i rinvii a giudizio non fanno più notizia dal nord al sud. Gli immigrati (da tempo non vengono più chiamati “clandestini”) continuano a essere “salvati” nelle acque del Mediterraneo e “accolti” in Sicilia dove rimangono o si disperdono: non fanno più notizia, neanche quando ci sono vittime. Crollano pilastri di viadotti, la principale via di collegamento Palermo-Catania viene “tagliata” in due e così, in un certo senso simbolicamente e come da molti auspicato, ora ci sono due Sicilie, l’una staccata dall’altra. Con l’aggiunta di due treni-lumaca si pensa di risolvere la questione, e intanto si dimentica che i collegamenti con il Continente fra qualche mese diventeranno ancora più precari di quanto siano attualmente. Il Governo della Regione governa (?) fra i litigi, ma anche questo argomento – l’amministrazione dell’Isola – non fa notizia. Nulla di nuovo, quindi, nel panorama complessivo. Fortunatamente c’è il presidente della Commissione regionale Antimafia, Nello Musumeci, che presenta il suo manifesto in contrapposizione al presidente Rosario Crocetta, sostenendo che “Questa terra un giorno… diventerà bellissima” e allora tutti si tranquillizzano perché (e in fondo è vero) la “speranza” è l’ultima a morire.

Chi fa politica deve parlare, deve comunicare con la collettività, ma la collettività (esclusa quella intruppata nelle segreterie dei vari deputati, onorevoli, consiglieri, eccetera, di tutti i colori dell’arcobaleno trasformati in partiti) è indifferente o, per meglio dire, “assente” e “passiva”. E questo stato di cose costituisce la fortuna di chi fa politica, l’assenteismo dalle urne ne è una valida riprova. La responsabilità principale (che lo si voglia ammettere, oppure no) finisce con il ricadere sul singolo cittadino, sull’intera collettività che non ha voglia di risvegliarsi e “imporre” un percorso diverso, un percorso “alternativo”, un percorso che i politici non potranno mai indicare perché considerato (stante ai fatti) non “producente” per un “bene” che sia sostanzialmente “collettivo”.

La Sicilia sta naufragando non perché oggi sia “brutta”: la Sicilia è da sempre “bellissima”, è da sempre una terra magnifica. Una terra che il mondo intero ci invidia. La Sicilia sta naufragando perché i suoi diritti non sono mai stati rispettati, perché a non farli rispettare sono stati principalmente i suoi governanti, a tutti i livelli. Il richiamo alla “speranza” di un possibile cambiamento lascia scettici nel momento in cui ogni cosa viene “trasformata” da chi detiene un potere e ne fa uso per interessi che nulla hanno a che vedere con quelli della collettività.

Ma non ci sono alibi neppure per la collettività finché resta inerte e passiva ad assistere allo scempio di questa terra bellissima che alla collettività stessa appartiene. Un “grazie” ai politici per quel che hanno saputo fare? Neanche per sogno…

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