Isis: “Al lupo, al lupo…”

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intelligence_servizi_segretiDi Salvo Barbagallo

Isis: la migliore e più diffusa propaganda al Califfato l’hanno fatta (e la fanno) i mass media occidentali. Come dimostrano i film e le molte fiction televisive, l’horror (chissà per quale meccanismo mentale) attrae, forse anche “affascina”, forse ancora perché il timore di un ignoto oscuro che si vorrebbe capire attira l’attenzione. Dovrebbe essere materia di studio di esperti in malattie mentali, non sappiamo. Il gridare, però, continuamente “Al lupo, al lupo…” accresce da una parte la tensione, dall’altra parte sminuisce il reale pericolo della jihad. Sta di fatto che questo horror non-stop ha attirato centinaia e centinaia di occidentali che hanno abbracciato il cosiddetto “ideale” jihadista, inspiegabile ai più che ancora credono in certi valori ai quali non si può (e non si dovrebbe) rinunciare.

Da una parte, dunque, il “pericolo” terrorismo, dall’altra parte lo “scetticismo” in riferimento a quel “Al lupo, al lupo…” fin troppo gridato al quale segue una indifferenza diffusa che dovrebbe inquietare quanti sono preposti alla sicurezza. A tutto ciò si aggiunge una politica bonista che sembra non voler cogliere i segnali di allarme che gli stessi servizi segreti continuano a lanciare, e che sembrano (almeno in apparenza) cadere nel vuoto.

Fra le mille e mille notizie che i mass media diramano sta, appunto, l’avvertimento che i Servizi segreti nella Relazione del Dis al Parlamento hanno diramato: “L’Italia è un potenziale obiettivo di attacchi terroristici anche per “la sua valenza simbolica di epicentro della cristianità”. Ma poi gli stessi Servizi sostengono che allo stato non sono emerse attività o pianificazioni di attacchi nel nostro Paese. E ogni cosa, in tal modo, si scioglie nella normalità del quotidiano nonostante che l’avviso sia chiaro: “C’è in Italia e in Europa un crescente rischio di attacchi terroristici ad opera di varie categorie, tra queste ci sono anche donne – mogli, familiari o amiche – di combattenti attratte dall’eroismo dei propri cari, specie se martiri. Attrazioni fatali o frutto di una sofisticata e insinuante propaganda aiutata, sicuramente (?) involontariamente dai mass media che inseguono l’eclatante e che più horror presenta più audience ottiene?

Non sappiamo valutare in modo equilibrato se sia utile smorzare i toni e lasciare lavorare, con una prevenzione massiccia, i Servizi segreti e le Procure, o se sia utile (con altri sistemi) fare prendere consapevolezza della reale situazione. Si leggeva giorni addietro su un quotidiano “gli italiani hanno più paura della disoccupazione che dell’Isis”: anche questo è un segnale che dovrebbe fare riflettere. I “normali” problemi che si vivono ogni giorno, purtroppo, fanno perdere di vista il quadro generale nel quale ogni giorno tutti  noi viviamo. Probabilmente questa è la forza principale sulla quale contano coloro che con il terrore vogliono imporre un dominio complessivo. Si dovrebbe andare alla radice, accertare in maniera incontrovertibile chi anima, chi foraggia, chi spalleggia queste milizie jihadiste che posseggono mezzi (armi, finanziamenti, tecnologia) che nessuno sembra in grado di fronteggiare. Risalire a chi sta veramente dietro all’Isis equivarrebbe ad avere lo strumento indispensabile per strocare l’armata dell’odio e della violenza.

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