Dal politichese all’era dei due Mattei, unica costante il vuoto

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salvini-renzi-il-caso-mattei-612637Sembra ieri. E invece sono passati più di una ventina d’anni da quando il panorama politico italiano era pieno di uomini un po’ grigi, vestiti tutti più o meno nello stesso modo un po’ raffazzonato (come se fossero stati calati dentro i loro abiti senza far troppo cura a che questi cadessero bene sulla figura di chi li indossava) e che avevano la caratteristica peculiare di infarcire le proprie frasi di terminologie astruse e di un linguaggio quasi iniziatico che qualche accorto cronista (i primi furono negli anni cinquanta) finì col definire con un neologismo fortunato, “politichese”.

Il “politichese” era per eccellenza la lingua di chi, per non mettere in mostra le proprie manchevolezze sul piano delle realizzazioni di governo, infarciva di paroloni i suoi discorsi per intontire la platea e, come dire, darsi un tono.

Passò qualche anno e uno dei peculiari aspetti della rivolta contro la “kasta” politica (ancora prima che si chiamasse così) fu quello del ribellarsi contro il suo modo di esprimersi, definito di volta in volta oscuro, tendenzioso, incomprensibile, ecc.

Finita la cosiddetta prima repubblica “scesero in campo” i grandi semplificatori, erroneamente (o, forse, propagandisticamente) definiti “grandi comunicatori” e fu tutto un tripudio di complimenti alla chiarezza e all’efficacia dell’esposizione.

Ora che sono più di vent’anni che semplifichiamo e che, forse, proprio come ulteriore contribuito alla semplificazione, ci stiamo dirigendo ad essere il paese dei due Mattei (quello di governo e quello di opposizione), sarebbe il caso di fare un bilancio di tutto questo semplificare, rapportandolo all’efficacia politica di governo.

Ma, se ci sventurassimo a farlo, forse scopriremmo amaramente che non di semplificazione si trattava (e si tratta), ma più “semplicemente” di vuoto. Un vuoto semantico che è anche un vuoto politico, vacue promesse messe in campo in forma comune, con una comunicazione semplice, semplice come il nulla  che i protagonisti dell’agone politico odierno sono in grado di fare per risolvere i problemi che ci circondano (al netto della campagna elettorale permanente in cui sembrano costantemente impegnati). Con un occhio al tablet e l’ansia da battuta efficace, i Mattei non si distanziano troppo tra loro e neanche dai loro predecessori.

Troppo spesso infatti, a guardarli bene nei rari momenti in cui pensano di non essere sotto l’occhio delle telecamere, anche loro hanno la faccia e il tono di chi recita a soggetto e non di chi crede davvero alle soluzioni che propone.

M.D.S.

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