Sicilia, il pesante fardello di Mattarella

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Sergio_Mattarella_1Di Salvo Barbagallo

Condividiamo pienamente il pensiero di Valter Vecellio quando afferma che il Presidente della Repubblica non è un “arbitro”, ma sicuramente qualcosa di più, un “garante”: garante del rispetto della Costituzione, della legalità, del diritto. Un “garante” dei diritti di tutti i cittadini dello Stato Italia, in qualunque regione essi risiedano. Dei “diritti” dei cittadini italiani che abitano la Sicilia (cioè i “Siciliani”) politici e governanti che si sono succeduti nei decenni poco (o nulla) si sono interessati, e quei “diritti” garantiti dalla Costituzione e da uno Statuto Speciale Autonomistico (unico Statuto che fa parte integrante della Costituzione Italiana) spesso e volentieri sono stati disattesi, se non calpestati.

Lucia Annunziata su “Huffington Post” esulta per l’elezione di Sergio Mattarella e per i consensi che ha ottenuto, convinta che sia nato “il Partito della Nazione in cui c’è ora posto per tutti, con identico cuor contento”. Se così è – e c’è da augurarselo – il fardello per il neo Capo dello Stato Italia è veramente pesante. Nazione! Secondo il vocabolario Treccani: “Il complesso delle persone che hanno comunanza di origine, di lingua, di storia e che di tale unità hanno coscienza, anche indipendentemente dalla realizzazione in unità politica…”. Nonostante il processo unitario, la “comunanza di origine” rimane quella originaria, cioè variegata, diversa da territorio a territorio, così come le singole storie, per non parlare dell’unità politica che è sempre un’utopia. Quale “Nazione” Sergio Mattarella si trova, in questo momento a rappresentare? Quella delle spinte secessioniste della Lega, o quella della Sicilia etichettata “terra di mafia”, o quella degli scandali non stop da nord a sud, o quella dei parlamentari che volano da una compagine all’altra con sfrenata spudoratezza?

Sergio Mattarella è il Presidente di tutti, dei “buoni” e dei “cattivi”, di chi ha “speranza” e di chi ha “disperazione, ed anche di chi non crede più a nulla.
In questo quadro, non certo sereno, il Presidente saprà guardare con disincanto anche alla sua Sicilia? Avrà il tempo di farlo nel suo nuovo e fondamentale ruolo? C’è attesa da parte di molti Siciliani (non quelli che applaudono al successo), da parte di quelli che per decenni hanno avuto il coraggio di denunciare le varie mafie, di quelli che hanno urlato per lo scempio del territorio, di quelli che si sono esposti in prima persona per dire che la Sicilia è una regione occupata militarmente (e in forma stabile) da truppe straniere (anche se “alleate”…), di quelli che continuano a gridare per la spoliazione costante delle risorse esistenti, di quelli che continuano a sostenere che la mancata applicazione dello Statuto Autonomista ha provocato il blocco di qualsiasi sviluppo in Sicilia, eccetera, eccetera. Sergio Mattarella conosce bene queste “voci” urlanti nel vuoto: è anche lui Siciliano, e le avrà sentite e valutate. Probabilmente non era nelle condizioni di cambiare lo stato delle cose, ma ora da “Presidente di tutti” saprà non solo ascoltare, ma anche “fare”? Ecco perché c’è attesa: si è accesa una candelina, quella citata dallo stesso Presidente, la “speranza”. Una “candelina” che potrebbe trasformarsi in “torcia” e riaccendere gli animi delusi e appesantiti da troppi abusi.

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