In Sicilia alla ricerca del tempo giusto

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raccomandazioniDi Guido Di Stefano

 

    Qualcuno ha capito che una buona revisione del passato possa aprire le porte a un futuro migliore e spera che ora il tempo sia giusto: i sindacati autonomi hanno scritto qualche cosa.

    Comunque andiamo per ordine cronologico.

    Sono passati circa 15 anni dall’entrata in vigore della Legge regionale n. 10/2000, la rivoluzionaria legge  accolta da più parti con sperticate lodi ed inni trionfalistici che come refrain avevano la nobile espressione “trionfo della meritocrazia”.

   Non sappiamo a quali “meriti” si riferivano i cantori dei potenti e cosa intendevano per rivoluzione nella pubblica amministrazione, finalmente resa responsabile e produttiva.

   Lasciamo parlare i fatti.

   Legge rivoluzionaria? Certo ma tanto gattopardesca, anzi trucemente gattopardesca in certi sue parti: in quelle “zone” dove apparentemente si cambia tutto non perché tutto resti come prima ma addirittura perché tutto diventi peggio di prima.

   Meritocrazia? Sì quella riconducibile ai meriti dell’appartenenza ai cerchi magici e sancita da “chi di dovere (o di potere)” confortato da infallibile (anche se non sempre espressamente dichiarato) “intuitus personae”. Ovviamente solitamente non hanno potuto fruire di tanta grazia i servitori (ancorchè fedeli) dell’Amministrazione viziati da correttezza e lealtà e da medievale cultura intrisa da casa-chiesa-lavoro; gente arrogante, presuntuosa e inaffidabile capace di dire pubblicamente che il pane è pane e che il vino è vino quanto il “superiore” (in che sosa?) ha deciso che sono rispettivamente torta e rosolio.

   Proprio così: la grande apertura della legge ha offerto il fianco alla più libera e spericolata sua interpretazione; anzi più che di interpretazione pensiamo si potrebbe parlare di forzature e travisamenti con pesanti aggiramenti ed elusioni di altre leggi, come ad esempio: se non si possono bandire concorsi per dirigenti noi instauriamo dei solidi rapporti fiduciari, come per legge.

    Non sono mancati e non mancano i frutti: amarissimi spesso.  Sono arrivati con i meritevoli della rivoluzionaria Legge 10, esterni politicamente (non giuridicamente) “stabilizzati” in diversi casi ed anche interni di “grande fiducia”:  nei giorni dispari piccoli e grandi disastri; nei giorni pari solo tragedie.  Riportiamo qualche esempio: abbiamo donato ai privati le acque dell’EAS, caricandoci ovviamente le spese di dismissione dello stesso ente; abbiamo regalato ad altri il Banco di Sicilia, avente valenza statutaria quale camera di compensazione valutaria; abbiamo fatto allo zio Sam una prima guerra contro i permessi di ricerca alla società Eureka, magari forse per favorire  Marianna o i suoi parenti; ci hanno caricato le arance del Marocco; prospera l’eterna emergenza spazzatura; lo sbando sta travolgendo la sanità; la seconda guerra allo zio Sam e cioè quella  del MUOS; abbiamo regalato soldi non dovuti a diversi enti ed abbiamo aggravato la situazione con un illecito sequestro per recuperarli;  ci hanno scippato un ponte forse gradito a Otto ma non tanto a Marianna; cosa più grave ci coprono  continuamente di fango, per auto esaltarsi; ci stanno togliendo i treni, perché è meglio che gli indigeni della colonia Sicilia se ne stiano nel loro recinto mentre vengono spogliati di tutto.

    Siamo in una nebbia che nasconde contorni e limiti di legalità ed illegalità, di programmazione ed improvvisazione, di economica gestione e sperpero “intuitivo”, decisionismo demolitore ed accusatore da una parte e inerte indecisione operativa dall’altra; i tribunali amministrativi e contabili censurano senza sosta l’operato dei grandi fiduciari e del governo che a loro si appoggia: siamo sull’orlo del baratro, quasi al punto di non ritorno.

   Ma ecco che in tutto questo squallido e gelido grigiore si accende una “fiammella”: i sindacati Cobas/Codir e Sadirs hanno elaborato e sottoposto  a “chi di dovere” una tavola di facile comprensione per tutti gli interessati, purchè non siano affetti dalla sindrome dell’analfabatismo strutturale e/o purchè non siano incrostati da troppo gattopardismo inconciliabile con i contenuti proposti.

   La alleghiamo integralmente. Intanto ci pregiamo di evidenziare qualche passaggio, scomodo invero per molti onnipotenti.

   I sindacati autonomi suggeriscono soluzioni per il contenimento della spesa pubblica, che senza dubbio saranno oggetto di discussione  ed applicazione (chissà?).

    Suggeriscono addirittura di ristrutturare gli uffici di gabinetto ritornando al sistema tipo ante legge 10/2000: sarebbe una vera rivoluzione! Tanti ospiti esterni tornerebbero a “casa”: al massimo un solo segretario esterno.

     Addirittura manifestano l’orientamento (saggio ed equo) di applicare il DIVIETO DI ASSUNZIONE DI ESTERNI (troppo “intuitus personae” si potrebbe pensare).

    Pregevoli anche le proposte relative al personale.  Suggeriscono: la riclassificazione del personale in 3 fasce in base a titoli, professionalità e anzianità di servizio posseduta dal personale (restituendo il giusto valore alla anzianità di servizio bandita prima); abolizione dirigenza di prima fascia (a esaurimento per le unità esistenti); creazione, in prima applicazione, di una fascia unica della dirigenza; e (sarebbe una vera conquista  Nomina dirigenti generali con procedure a evidenza pubblica e con contratti ben “delimitati”.

     Vi invitiamo a leggere le proposte sindacali allegate, su cui probabilmente le discussioni sono in corso:

costituiscono una buona base di trattativa.

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